Forse davvero un errore tecnico. Ma il Mondo ha rischiato davvero. L’arrivo di due missili che hanno colpito il villaggio Przewodow, vicino al confine ucraino, ha provocato forti timori che si finisse nell’abisso di un’escalation. Che avrebbe portato al coinvolgimento diretto della NATO sullo scacchiere bellico russo-ucraino. La dinamica del lancio della coppia dei missili non è chiara. Non è possibile dire se è stata la Russia a lanciarli o se è stato il sistema difensivo ucraino a sbagliare. Su questo punto sia il presidente polacco sia il segretario generale dell’Alleanza atlantica hanno concordato sull’assenza di prove di un attacco deliberato al territorio polacco.
La Casa Bianca
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La Casa Bianca ha manifestato perplessità sul fatto che il Cremlino avesse lanciato i missili verso la Polonia. Mentre il governo di Mosca ha respinto immediatamente le accuse di aver attaccato il suolo polacco. Asserendo che la coppia di missili proveniva da un sistema di difesa S-300 ucraino. Solo il tempo ci dirà cosa sia realmente accaduto. Ma pare di poter dire che non c’è certezza sul fatto che le autorità moscovite volessero prendere di mira deliberatamente il territorio della Polonia. Anche per la semplice ragione che la Russia non aveva nulla da guadagnare da una condotta del genere.
Tuttavia, a parere di scrive, si possono delineare due probabili congetture
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La prima è che tali missili possano avere la provenienza di lancio dalle forze russe. Nonostante il diniego delle autorità del Cremlino, verso un obiettivo ucraino. Insomma, sarebbero stati indirizzati in maniera sbagliata, a causa di un errore tecnico dell’operatore o di un guasto meccanico. La seconda potrebbe essere che tali missili provengano da un sistema S-300 delle forze ucraine. Che sono stati lanciati in risposta agli attacchi missilistici da parte dei russi contro l’intero territorio ucraino. Ma indirizzati male sino a finire sul territorio polacco.
Un errore tecnico che ci ha portato davvero sull’orlo di una guerra totale
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In ogni caso ci troveremmo nel tipico caso della violazione della Carta delle Nazioni Unite. Che vieta in maniera categorica di ricorrere all’azione coercitiva di forza contro la sovranità territoriale della Polonia. Con riferimento al rispetto che gli Stati membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza. Sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato. Sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite (articolo 2, paragrafo 4).
L’errore tecnico e l’incidente di frontiera
Ovviamente, va precisato che l’uso della forza non va inquadrato a livello di un vero e proprio attacco armato. Per la semplice ragione che la Polonia non è stata presa di mira. Anzi, si potrebbe ritenere che la forza impiegata contro lo Stato polacco sia stata un incidente di frontiera. Per cui il diritto di legittima difesa individuale o collettiva, sancito nella Carta dell’ONU secondo cui “nessuna disposizione pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite. Fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale”.
Il Consiglio di Sicurezza
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La Carta precisa ancora. “Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”, non scatterebbe. Di conseguenza, non scatterebbe la clausola dell’autotutela o formula della difesa collettiva (casus foederis) evocato nel Trattato Nord Atlantico. Ci si riferisce all’articolo 5, che però necessità della clausola di consultazione enunciata nell’articolo 4.
Un errore tecnico che grazie al Trattato Nord Atlantico ha evitato che la Nato intervenisse nel conflitto
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L’espressione attacco armato comprende anche considerazioni di gravità e portata dell’impiego della condotta armata, ma anche quelle di intenzionalità. Gli Stati di solito non considerano gli usi accidentali della forza come attacchi armati che danno origine al ricorso di difendersi. Ccome la prassi dimostra con l’intervento della NATO in Serbia che colpì la sede diplomatica cinese nel 1999. Le autorità dell’Alleanza atlantica diedero delle spiegazioni alle autorità di Pechino che era stato un incidente.
Il governo cinese dichiarò di non essere stata vittima di un attacco armato. L’intenzione richiesta dalla dicitura di “attacco armato” esclude osservazioni di fine o motivo. Ma è quella che gli organi dello Stato x hanno diretto una condotta corroborata dall’ostilità contro lo Stato y. In virtù di tale congettura, sia Mosca sia Kiev non erano intenzionate ad attaccare la Polonia. Dunque, si può ritenere che sia stato un errore che ha evitato di trascinare la NATO nel conflitto bellico russo-ucraino.