Tra le espressioni più utilizzate nelle attuali conversazioni c’è la parola algoritmo, spesso metafora di una funzione sempre più importante nella società contemporanea. Gli algoritmi vengono utilizzati per costruire edifici, individuano obiettivi con i droni, sono loro a determinare cosa verrà riprodotto successivamente nella coda video di Netflix e nel feed dei social media, elaborano crescita e potenzialità di un giardino, determinano la nascita di una nuova amicizia nella nostra vita virtuale.
Dove nascono

Trama e ordito del pensiero logico matematico, l’algoritmo elabora ogni argomento e funzione del sapere, ma sembra scaturire da qualcosa di magico, vocabolo che fa pensare a polvere di stelle lanciata da una fatina in volo. Forse perché nasce in una terra leggendaria color turchese, nei luoghi dell’Asia Centrale dove troviamo anche la mitica Samarcanda.
Biennale e algoritmi

Per scoprire gli incanti di questa terra vi consigliamo di andare a Venezia e visitare il Padiglione dell’Uzbekistan che alla Biennale ha portato un giardino delle meraviglie: “Dixit Algorizmi – Il Giardino della Conoscenza” omaggio al grande matematico del IX secolo, padre dell’algebra e nonno dell’informatica, nato nell’odierna città uzbeka di Khiva: Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi. La parola algoritmo deriva infatti dal suo nome. “Algorismus” è una traslitterazione latina di al-Khwarizmi. Dixit Algorizmi condivide il titolo con la versione latina del suo testo fondamentale di algebra e si traduce “Così parlò al-Khwarizmi.”
Il matematico

Questo leggendario matematico, viaggiando da Khiva a Baghdad, si dedicò alla ricerca e allo studio nella Casa della Sapienza, dove fu nominato astronomo e responsabile della biblioteca. Ebbe una straordinaria influenza in Europa portando alla diffusione degli algoritmi, i numeri e i decimali arabi compresa l’algebra che prende nome proprio dal suo libro: Al-jabr che in arabo significa: restaurare, riparare, aggiustare…
Per chi non sa niente di matematica come me, tutto questo è pura magia e una piacevole scoperta grazie al progetto dell’Uzbekistan, visitabile all’Arsenale fino a novembre.
Algoritmi valgono bene una mostra




Dixit Algorizmi si focalizza sul concetto di algoritmo, idea millenaria e responsabile di gran parte dei meccanismi del mondo moderno. Incanta il visitatore grazie alla magnifica installazione indoor dedicata ai giardini persiani e babilonesi ricostruendo il luogo dove al-Khwarizmi sviluppò gran parte dei suoi studi più importanti: La Casa della Sapienza a Baghdad.
Era il cuore intellettuale dell’età d’oro del mondo islamico, sede di scambi culturali, culla di traduzioni letterarie dai testi greci, arabi e persiani, fulcro di fondamentali scoperte scientifiche, base della scienza contemporanea.
Immersi in queste suggestioni attraversiamo un paesaggio strabiliante caratterizzato dai giardini a composizione geometrica tipici della tradizione islamica e persiana. Le superfici specchiate da sogno richiamano gli specchi d’acqua riflettenti al centro di ogni giardino.
Gli specchi d’acqua fluivano attraverso canali equidistanti dividendo l’area in quadranti. Non si trattava solo di un concetto simbolico legato all’acqua come vita e purificazione, era anche uno strumento funzionale, aria condizionata ante litteram, in quanto diffondeva aria fresca con i climi caldi.
Il design del padiglione uzbeko richiama questa tradizione nella sistemazione dello spazio, riformulando la tradizione del giardino come luogo di incontro e scambio, come spazio tecnologicamente aumentato di ricerca, riflessione e sperimentazione.
Il Giardino della conoscenza nasce dagli algoritmi





“Dixit Algorizmi – Il Giardino della Conoscenza è un’ode al Bayt al-Hikmah, che in arabo significa: la Casa della Sapienza. Segue il principio dell’incontro e del dialogo. Nonostante le diverse e indipendenti componenti nel concetto di giardino islamico tradizionale, esiste uno spazio unificato, un’area che diventa luogo d’incontro e discussione, dove poter assistere ad eventi e performance. Sintonia tra l’umano e il naturale.
Oltre alla bellezza dello scenario, che si intuisce anche dalle splendide foto, gli ideatori hanno elaborato un progetto che partendo da un passato millenario affronta gli interrogativi del presente, raccogliendo l’eredità di una figura come Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi.
In questi mesi di esposizione, il padiglione ha ospitato eventi pubblici, workshop, performance, cinema, concerti e conversazioni. Mesi di esplorazioni sulle idee e le origini tecnologiche della nostra era, tuttora poco analizzate.
La leggenda del “papà” degli algoritmi

Le storie importanti hanno sempre un alone di fascino e mistero, al-Khwarizmi era uno studioso di spicco famoso in tutto il mondo e dopo la morte diventerà una leggenda. Tuttavia, della sua vita personale e anche del suo aspetto fisico sappiamo molto poco.
Tutto questo non fa che alimentare un passato che nasce in un territorio fiabesco tra mausolei, moschee azzurre e mosaici, lungo l’antica Via della Seta. L’Uzbekistan ha cinque siti patrimonio dell’umanità UNESCO, quest’anno inoltre ha vinto il torneo Open delle Olimpiadi degli scacchi svoltosi in India. La genesi di questa competizione lascia senza fiato, inizialmente prevista per il 2020 viene annullata a causa della pandemia, riprogrammata nel 2022 a Mosca e successivamente spostata in India a causa del conflitto in Ucraina.
Stiamo attraversando anni davvero dolorosi, ci sostiene il desiderio che esistano ancora giardini della conoscenza, dove poter parlare di pace e giocare a scacchi.
Dixit Algorizmi – Il Giardino della Conoscenza
Padiglione della Repubblica dell’Uzbekistan
alla 59° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
23 aprile – 27 Novembre 2022
Quarta Tesa (Arsenale)
Immagini:
Dixit Algorizmi. Il Giardino della Conoscenza, installation view, courtesy Uzbekistan National Pavilion, foto Gerda Studio
Space Caviar, “Garden of Knowledge”, renderings, 2022. Courtesy di Space Caviar
Dott.ssa Elisabetta, appena sento la parola algoritmo mi viene in mente la legge 107 sulla scuola del governo Renzi, la così detta buona scuola, per me disastrosa, nella quale erano previste anche tantissime assunzioni sui famigerati posti di potenziamento. Non dico nulla sulla qualità degli insegnanti assunti, ma vorrei ricordare l’algoritmo, dietro cui si nascondevano tutti i disagi. Infatti, da alcuni racconti, sembra che insegnanti del nord siano stati mandati al sud e quelli del sud al nord. La colpa è stata dell’algoritmo! così veniva detto. Dopo essermi sfogato contro la legge 107, torno all’articolo e ammiro Venezia che riesce sempre a proporre tanta cultura, attraverso le sue numerose istituzioni. Portare alla Biennale un Padiglione dell’Uzbekistan, regione che immagino vagamente per la sua collocazione geografica e la ricordo come una regione dell’ex Unione Sovietica, non credo che sia un’impresa culturale alla portata di tutti ricreare il bello così lontano nel tempo e nello spazio. Però già il titolo, il Dixit Algorizmi – Il Giardino della Conoscenza ci eleva verso un sapere alto e metafisico. Immaginavo che si trattasse di un argomento della Mille e una notte, invece siamo alle basi del pensiero razionale occidentale. Non conoscevo (quanto sono ignorante) Muhammad ibn Musa al-Khwarizmi. All’Università e alle superiori avevo studiato solo Avicenna e Averroè come filosofi del mondo islamico, gli unici diversi dal mondo ellenico-romano. Sapere che la parola algebra derivi da un suo libro e che la parola algoritmo deriva dal suo nome latinizzato ce lo fa sentire molto più vicino alla nostra cultura occidentale. Leggere nel suo articolo Dott.ssa Marina “Gli specchi d’acqua fluivano attraverso canali equidistanti dividendo l’area in quadranti” mi fa venire in mente una scoperta geometrica molto più recente, ai frattali, cioè forme geometriche che si riproducono all’infinito modificando le dimensioni. Questo Padiglione è un viaggio tra il bello e la cultura astratta matematica, testimonianza di una cultura e civiltà antiche che guerre e regressioni civili avevano accantonato. Bellezza e intelligenza in mostra.
Complimenti! Bellissimo