Ci vuole un bel coraggio ai tempi di Google scrivere una guida cartacea su Venezia di 524 pagine, “Venezia Maxima”. È l’impresa riuscita al gruppo editoriale La Repubblica e La Stampa, con i Piaceri del Gusto, hub tematico dello stesso gruppo. A parte le scontate presentazioni di Luca Zaia e Luigi Brugnaro per lo scontatissimo compleanno serenissimo (e falso…) dei 1600 anni della nascita di Venezia, la guida è un originale mosaico, di luoghi, ritrovi, racconti, siti artigiani, come testimonia il sottotitolo: “Storie, luoghi e segreti. Guida alla capitale di arte e cinema”.
Il prologo di Venezia Maxima è con il botto

Giulio Giustiniani, già direttore del Gazzettino dal 1996 al 2001, famiglia di antico patriziato lagunare (un antenato, Lorenzo, fu il primo patriarca di Venezia). La sua dotta dissertazione ha un solo piccolo difetto, perdonabile. Di essere nato nella rivale in bellezza, Firenze…Si cimenta in una originalissima presentazione della guida, titolo: “La storia incredibile”. Solo questa lettura merita l’acquisto del libro. Ovvero una città-civiltà assurda, “quasi impossibile da abitare, coltivare e navigare”. Venezia – scrive Giustiniani – è figlia della paura e della fuga, dunque un bel paradosso. E infatti, produrre una guida in laguna non è cosa da tutti i giorni, e si rischiano ovvietà”.

Giustiniani sembra assolutamente consapevole del tema da svolgere, visto che la prima guida al mondo di Marco Antonio Sabellico, dedicata a Venezia è del Quattrocento e pubblicata in italiano quarant’anni dopo la morte dello storico sabino, con il titolo: “Del sito di Vinegia”. Un opuscolo per guidare tra calli e canali il “forestiere illuminato”. Una novità mondiale: la guida tascabile.
Imprese epiche poi riuscite nell’Ottocento a Giuseppe Tassini “Curiosità veneziane” e nel 1926 da Giulio Lorenzetti, “Venezia e il suo estuario”.
La Venezia Maxima di Giustiniani

Giustiniani parla di mercanti senza scrupoli, che con la mano sinistra tastavano tessuti preziosi e con la destra combattevano nemici, a turno genovesi, bizantini, turchi, franchi, normanni. A seconda delle convenienze. Quello che non riuscivano a comprare, razziavano. A cominciare dal loro santo protettore, “rubato” ad Alessandria d’Egitto. Un po’ alla volta – sta scritto nella presentazione – fecero di Venezia l’incredibile città-bottino con secoli di brigantaggio: colonne greche, manufatti bizantini, e anche scienze, arti e culture altrui, copiate. La Basilica di San Marco, scriveva Stendhal è la “prima moschea che si incontra andando verso Oriente”.
Il ricordo

Giustiniani riporta un bellissimo ricordo della sua infanzia, credo alla Scuola grande di San Rocco. “Ero bambino. Camminavo tenendo tra le mani uno strano vassoio che aveva uno specchio per fondo, e quel fondo lasciava scorrere i dipinti del Vecchio Testamento realizzati dal Tintoretto sul soffitto. Bastava che alzassi o abbassassi la testa per vederli rimbalzare su e giù, e sdoppiarsi in una vertigine di bellezza. Da allora Venezia mi è sempre apparsa così: splendida ma anche doppia, un po’ ambigua e misteriosa, indicibile”.
Ecco penso che uno che ami la sua città possa scrivere anche cose scomode e criticarla con rispetto e documentazione storica.
La presentazione termina con una poesia di aggettivi: “Sublime, prodigiosa, imperitura, irreale, impossibile, lunare, struggente, languida, ambigua, labirintica, corrotta….La tocchi e non esiste, la vivi e sembra un sogno”. Ovvero Venezia.
Una serie di personaggi, quasi tutti “foresti” descrivono il loro rapporto speciale con la città

Oberdan Forlenza, consigliere di Stato, la scrittrice Susanna Tamaro, il veneziano Gianni Berengo Gardin, fotografo che cita Pietro Aretino “La più gioconda veduta al mondo”. Seguono poi i fratelli Alajmo che hanno messo radici gastronomiche a Venezia, Emanuela Bassetti, Alberto Barbera, Pedro Almodovar, Paolo Sorrentino, Philippe Stark, Massimiliano Fuksas, Albertina Marzotto, Patrizia Re Rebaudeng.
La Venezia Maxima di Patty

La più divertente, nella sua comicità, è la testimonianza veneziana di Patty Pravo, cantante, oggi 73enne, residente a Roma. Frequentava il Conservatorio Benedetto Marcello -dice – con ottimo profitto, “qualche volta raggiungevo la scuola con la mia barchetta”, anche se a sedici anni fugge a Londra e a 18 diventa la regina del Piper di Roma. Colloquiava con il grande poeta Ezra Pound, vicino di casa, su “il valore del silenzio”. E infatti Ezra non parlava mai con nessuno. Aveva una bellissima amicizia (artistica?) con Peggy Guggenheim, la quale le regala perfino un vaso di cetrioli, lei che era famosa per la sua tirchieria.
Scherziamoci sopra

Ma l’apice della testimonianza viene raggiunto con l’amico Angelo Roncalli, nel senso di patriarca di Venezia, poi papa Giovanni XXIII. Era uno di casa, qualche volta giocava a calcio in campo con lui, e Patty si ricorda benissimo quando Cesco Baseggio (mica uno qualsiasi) impartiva lezioni di veneziano al patriarca, futuro Papa Nuono. Purtroppo i testimoni sono tutti defunti.
La guida “Venezia Maxima”

Ha ottime schede di itinerari, con note di ristoranti “poco” turistici, negozi autentici senza paccottiglie, indirizzi degli artigiani. Bello il capitolo sulle donne veneziane famose. La prima laureata al mondo, Elena Cornaro Piscopia, la prima “femminista” Moderata Fonte, autrice del “Merito delle donne”. A seguire Caterina Dolfin Tron, Elisabetta Caminer, Gioseffa Cornoldi, direttora del primo periodico femminile nel 700, Marietta Barovier, per concludere con la mitica poetessa Veronica Franco.
Una sezione è dedicata alla Movida, croce e delizia, di residenti e studenti, poi al Bacaro Tour. Infine una testimonianza dei giornalisti stranieri che scrivono sulla città.
Veneziani dentro

Doverosa conclusione con lo storico dell’arte Wladimiro Dorigo (1927-2006). “Venezia deve essere vista come una sola opera d’arte vivente e vissuta dai suoi abitatori, che ne sono parte costruttiva”. Notare il termine “abitatori”: residenti, foresti, turisti, studenti, escursionisti. Ci siamo dentro tutti, nel rispetto, veneziani nell’anima.