Il regista e scrittore palermitano Roberto Andò, dopo il suo esordio dietro la macchina da presa avvenuto nel 2000 con il film “Il manoscritto del principe”, ci regala un altro “gioiellino” (l’ottavo nell’ordine) tratto dal suo stesso romanzo “Il bambino nascosto”. La storia ambientata a Napoli vede protagonista un maestro di musica, Gabriele Santoro (superbamente interpretato da Silvio Orlando), nello specifico insegnante di pianoforte al conservatorio San Pietro a Majella. Per motivi personali seppur di ottima famiglia decide di vivere in un appartamento situato nei Quartieri spagnoli.
Orlando e la sua maestria

La sua esistenza si divide tra il conservatorio e le mura di casa in perfetta solitudine. Una mattina suona alla porta della abitazione il postino dicendo che deve consegnarli un pacco. Aprirà la porta, ma prima di accogliere il postino si recherà in bagno per togliersi la schiuma da barba dal volto. In quel frangente un bambino entrerà di nascosto in casa sua e si nasconderà. “Il maestro”, così viene chiamato affettuosamente da tutti i condomini, soltanto a tarda sera, scoprirà la presenza del bambino che appena si rende conto di essere stato scoperto si rivolgerà al “maestro” dicendogli: “Tu mi devi aiutare?” Il maestro gli chiederà immediatamente perché e da dove è scappato non ricevendo però alcuna risposta dal bambino che si rivelerà come Ciro (nel film il bravo Giuseppe Pirozzi).
Maestro di cinema e maestro di vita nel film

Il maestro intuirà che si tratta del figlio di un camorrista che abita nel suo stesso condominio con tutta la famiglia. Ciò nonostante deciderà di nascondere il bambino in casa sua e intraprendere una singolare “sfida” con i suoi presunti nemici. S’intuisce da subito che il piccolo Ciro si trova nella classica situazione di un’infanzia inesistente e praticamente non sa cosa possano essere i veri sentimenti. Dall’altra parte il maestro Santoro è un uomo fatto prevalentemente di silenzi dove la musica è tutta la sua vita, ma farà in modo di educare o meglio svezzare il bambino anche se “l’avventura” si rivelerà abbastanza difficile.
Orlando nella Napoli di Totò e i Quartieri Spagnoli

C’è un po’ la classica Napoli di “miseria e nobiltà” dove ricchi e poveri, onesti e malfattori si ritrovano ad abitare nello stesso quartiere e in questo caso nello stesso condominio, dove sembra non esserci un’idea di legge. Non a caso sarà proprio Renato, il fratello magistrato del maestro che gli consiglierà di non tenere nascosto il bambino e di essersi lasciato coinvolgere da questa situazione fin dall’inizio in quanto inserito nel contesto di un quartiere “sporco e cattivo” che va contro la loro tradizione familiare di alta nobiltà. Lo accusa ancor più di aver abbandonato il Vomero per i Quartieri spagnoli.
Un grandissimo Orlando

L’interpretazione di Silvio Orlando è magistrale in questo frangente dando un’immagine al maestro di grande sofferenza ma con delle espressioni che esaltano il suo essere solo e la sua nascosta omosessualità. Il bambino diventerà per lui una presenza fondamentale dalla quale non riesce più a staccarsi ed è reciproco. Dialogano in maniera molto distante, però si trovano ad essere molto vicini. E c’è una frase emblematica verso la fine del film detta da Massimo Santoro, padre di Gabriele (nel film interpretato da Roberto Herlitzka) a lui rivolta: “ La vita è piena di zone d’ombra. Se dovessi scegliere tra l’amore e la legge, sceglierei l’amore”! Una ciliegina sulla torta l’omaggio al grande Totò.
REGIA: Roberto Andò. Cast: Silvio Orlando, Giuseppe Pirozzi, Lino Musella, Imma Villa, Salvatore Striano, Roberto Herlitzka, Tonino Taiuti, Alfonso Postiglione, Gianfelice Imparato, Enzo Casertano, Sergio Basile, Francesco Di Leva, Claudio Di Palma. Produzione: Italia – BiBi con Rai Cinema. Anno: 2021. Genere: drammatico. Durata: 110 minuti. Fotografia: Maurizio Calvesi.
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