Cinquemila litri di prosecco contraffatto finiti sotto sequestro, insieme a una tonnellata di zucchero destinato alla sofisticazione di vino bianco comune spacciato come “bollicine” Prosecco Doc. É il risultato dell’operazione “Opson X” delle Fiamme Gialle venete, che ha portato a controlli incrociati nei territori di Treviso, Belluno e nella pregiata zona del marchio Valdobbiadene.
La falsificazione del prosecco Doc
Gli interventi della Guardia di Finanza hanno riacceso i riflettori sul tema delle falsificazioni alimentari che rischiano di danneggiare la filiera del prosecco in tutto il Veneto. Il primo controllo è stato effettuato in un’azienda di Treviso che aveva stoccato, nel proprio stabilimento, 1.700 litri di vino bianco, imbottigliato senza etichette o indicazioni di origine, e altri 1.800 litri di vino, imbottigliato in esubero rispetto a quanto risultante dai registri contabili. Nei magazzini c’erano anche 1.100 kg. di zucchero semolato, la cui detenzione è vietata negli stabilimenti enologici in misura superiore a 10 kg., al fine di prevenire adulterazioni e sofisticazioni.
L’operazione a tutela
Nel corso di un secondo intervento, le Fiamme Gialle hanno fermato e sottoposto a controllo, nel territorio di Valdobbiadene, un veicolo commerciale che trasportava 984 bottiglie di vino bianco. Spedite da un’azienda agricola del Bellunese per un privato consumatore di Valdobbiadene. Dichiarato come prosecco Doc sul documento di trasporto, ma in assenza di qualsivoglia etichetta o fascetta volte a certificarne l’origine, la qualità e la sicurezza.
Immediate le reazioni dei produttori
A cominciare da Stefano Zanette, presidente del Consorzio Tutela del Prosecco. “Non possiamo che esprimere tutta la nostra soddisfazione per l’efficacia dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza nell’ambito di Opson X. Iniziativa internazionale alla quale il Consorzio di tutela del Prosecco DOC contribuisce con i suoi interventi, in Italia e all’estero, fino dal 2011”.
“Va comunque evidenziato che il fenomeno delle “bottiglie nude” è una pratica scorretta. A prescindere dal caso evidenziato dal Guardia di Finanza, relativo al soggetto che ha indicato nel documento fiscale Prosecco DOC. Nessun vino, in ogni caso, può essere commercializzato privo di etichettatura di legge. Quel prodotto, come indicato correttamente dalla stessa Guardia di Finanza, era a tutti gli effetti “vino bianco”. Questi fenomeni potranno essere eliminati definitivamente, se accanto all’attività repressiva, saremo in grado di rendere consapevoli i consumatori che non può esistere alcuna bottiglia di vino e men che meno di Prosecco DOC che non rechi un’etichetta – in cui deve essere indicata chiaramente la denominazione – e il Contrassegno di Stato”.
Il direttore a tutela del prosecco Doc
Gli fa eco il direttore Luca Giavi. “Chi sceglie di comprare delle bottiglie di vino prive di questi elementi, compie lo stesso errore di chi ritiene di poter comprare un capo “di una grande firma” da un venditore ambulante. Non va infine dimenticato che ogni azione tesa a reprime atteggiamenti fraudolenti, garantisce sia i consumatori che gli operatori corretti. Per questo siamo grati alla Guardia di Finanza e più in generale a tutti gli organismi di controllo che in Italia e all’estero ci aiutano nel preservare la credibilità della nostra denominazione”.
Due famosi produttori della zona. “Danno d’immagine ma il consumatore sa cosa vuol dire Prosecco Doc”
Valerio Nadal, presidente Condifesa TVB e Giorgio Polegato presidente Coldiretti Treviso. “È sicuramente un danno d’immagine e purtroppo queste notizie non fanno bene al nostro settore. Siamo però consapevoli del fatto che i nostri produttori lavorano con l’obiettivo di garantire prodotti di qualità. E non è un caso se i numeri ci danno ragione a livello internazionale. Siamo altresì sicuri che il consumatore ama sempre di più la qualità e quindi chi vuole intromettersi nei mercato con prodotti “taroccati” sarà automaticamente estromesso”.