E’ successo! Quello che non ti aspetti! La bellezza e l’imprevedibilità del calcio spesso sfugge e teorie “preconfezionate”, superano anche verdetti già scritti o pronostici troppo scontati. Una sorta di Davide che batte Golia. Carletto Mazzone sosteneva che “in campo non vanno i miliardi ma la gente motivata e che corre” (all’epoca c’era ancora la lira). Quello che è successo ieri a Monza e a Lecce non è comunque qualcosa di inverosimile. Dopo due anni la finale play off di serie B vede contendersi un posto per la serie A tra due squadre venete. Nel 2019 il Cittadella sfiorò l’impresa allo stadio Bentegodi, complice anche un arbitraggio non proprio lucido. Ma all’epoca i dirigenti della squadra granata non fecero drammi. Torniamo all’attualità.
La porta per la serie A tutta veneta
Si può parlare di impresa da parte delle squadre venete? In parte si. Spieghiamo subito i motivi. Ormai il Cittadella, comune da 18 mila abitanti, dopo aver messo da anni all’angolo i cugini del Padova, partecipa da un lustro ai play off e ciò non fa più notizia. Di fronte aveva un Monza dell’accoppiata vincente Berlusconi-Galliani costata cifre ingenti, con tanto di magliette fatte distribuire dall’ex presidente rossonero con la scritta “crediamoci”. Ma non è bastato per ribaltare lo 0-3 del Tombolato. La squadra di Venturato si è coperta bene anche rischiando qualcosa, però alla fine il risultato le da ampiamente ragione.
La Serie A al “Citta”?
Per comprendere cosa significa giocare con il “Citta” basta ascoltare l’intervista ai microfoni di Dazn dal difensore Perticone: “Qui si può attuare ancora un certo calcio. Permettetemi di salutare mia figlia, altrimenti non posso più tornare a casa”. Che sia la volta buona per i colori granata di centrare per la prima volta nella storia la serie A? I ricordi a volte aiutano. Nell’estate del 1990 nel corso di un’intervista su Rai Sport all’allora presidente della Sampdoria Mantovani il cronista fece un accenno allo scudetto. Mantovani con un sorriso rispose: “Concedeteci almeno di sognarlo…lo scudetto”. E lo vinsero. Ma il Citta non vive solo di sogni. Ha molte certezze. Soprattutto un gruppo solido, che sa soffrire e che ha ormai ha una chiara identità e nessun timore (rispetto si) nei confronti di qualsiasi avversario.
O sarà Venezia?
E veniamo al Venezia. Dopo una pandemia che ha messo in ginocchio il turismo settore vitale per la città, un ritorno nella massima serie sarebbe un toccasana. Messa un po’ nel dimenticatoio da un basket che in questi anni ha solo conseguito successi, il Venezia punta al ritorno nella massima serie dopo quasi un ventennio. “Questa squadra non finisce mai di stupire” dice il mister Paolo Zanetti e a Lecce ha dimostrato che dispone di un equilibrio mentale da fare invidia. Non è un caso se per il secondo anno consecutivo si giochi i play off, conquistandone la prima finale. Questa squadra è partita in silenzio e gara dopo gara è cresciuta. C’è stato qualche stop, ma è giustificabile, in un campionato lungo, pieno di insidie e con molte squadre attrezzate al grande salto. Nella città lagunare l’unico trofeo calcistico risale ad ottant’anni fa, la Coppa Italia. All’epoca giocarono due grandi calciatori che contribuirono non poco a fare grande il Grande Torino, parliamo di Mazzola e Loik. E chissà, se una eventuale promozione della compagine nero verde, riaprirà l’argomento nuovo stadio?