Sembra un controsenso, ma anche quest’anno la Festa della Liberazione non ci vedrà liberi di spostarci nei modi e nei tempi che desideriamo. Certo, lo sappiamo che la Festa della Liberazione non è la celebrazione del “liberi tutti”, ma soltanto l’associazione dei nomi, il suono della parola “libertà” oggi ha effetti che mai avremmo pensato di sperimentare. L’idea di essere liberi, senza passaporti vaccinali, senza zone colorate, senza limitazioni nel lavoro, senza vincoli di orario, è un ricordo passato e un’incertezza per quanto riguarda il futuro. Chi l’avrebbe mai detto, proprio nel periodo della Festa della Liberazione, che ci saremmo chiesti quando torneremo a essere liberi ed eventualmente in che modo.
La sensazione che ci accompagnerà
Eppure è così, dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo principalmente a noi stessi, la maggioranza delle persone ha pensato almeno una volta che non si tornerà ad essere liberi. Forse a ragione, forse a torto, qualcosa di questo periodo rimarrà. Siano le mascherine, siano i distanziamenti sociali, siano i pannelli di plastica sui banconi dei bar, il controllo online, i passaporti vaccinali, i certificati, il coprifuoco… La sensazione che qualcosa resterà e non saremo più liberi come prima c’è ed è diffusa. Probabilmente non si tratta di un’idea completamente insensata o sbagliata: le probabilità che ciò succeda sono alte. La ragione non risiede nel Covid, ma nell’evoluzione storica di questo periodo, che la pandemia ha solamente accelerato
Molte libertà le abbiamo cedute contenti
Cedere la propria libertà individuale, concetto elevato e tendenzialmente astratto, per tante concrete libertà quotidiane (libertà di muoversi, commerciare, comunicare) è un fenomeno che si è verificato più volte nella storia. Le città greche – tempio della libertà e della filosofia ma anche causa di innumerevoli guerre, brigantaggio nelle campagne, incapacità di pesare in un mondo più ampio – hanno ceduto il passo all’impero di Alessandro e poi ai regni ellenistici. Certo, non si prendono più decisioni collegiali sul futuro comune – per quello c’è un re – ma si può viaggiare in sicurezza, arricchirsi, avere confini più sicuri. Insomma, le libertà sono più tangibili. Ma noi, negli ultimi anni, quanta libertà abbiamo ceduto ai nuovi poteri centrali? Qualcuno crede veramente che oggi esistano diritti come quello alla privacy? Oppure che le nostre attività non siano utilizzate a scopi commerciali o di influenza politica? In realtà non abbiamo nemmeno il diritto all’oblio dopo la morte, la rete non lo permette. E queste libertà le abbiamo cedute noi, giorno dopo giorno, ben contenti di farlo per poter chattare con “amici” distanti, conoscere nuove persone, vedere video di gattini, comperare beni a basso costo.
La società si adegua a sé stessa
Lo Stato ha potuto imporre limitazioni e chiusure e le persone hanno ubbidito. Non discutiamo del fatto che le iniziative fossero giuste, sbagliate, necessarie o meno, né della buona fede dei governanti nella quale vogliamo comunque credere. Il punto è che noi eravamo già attori in un processo di cessione della libertà, giorno dopo giorno, e la pandemia ha reso alcune ulteriori cessioni – presentate come temporanee – accettabili in brevissimo tempo. Un po’ di libertà pre-covid tornerà, ma non tutta. Ne abbiamo ceduta tantissima con leggerezza, perché dovrebbero ridarcela in blocco? È nella natura dei sistemi cercare di controllare, è nella natura dell’equilibrio controbilanciare questa tendenza. Ma se il bilanciamento si sposta, tutto il tavolo si inclina e non è così semplice né scontato farlo tornare in bolla.
Il prezzo da pagare per certezza e sicurezza
Altro discorso deve essere fatto sulla libertà individuale: tutta l’evoluzione della società, sia che la si voglia vedere come una linea retta che come un circolo, vede limitazioni della libertà individuale. Pensiamo allo stereotipo dei vichinghi (solo perché sono di moda in questo periodo, quindi magari facili da immaginare, la realtà sarebbe un filo più complessa): quanta libertà individuale! Andare a razziare le coste inglesi, scarsissimo controllo da parte di terzi, fare guerra ai vicini, vivere liberi a contatto con la natura. Certo, la probabilità di morire prima dei 40 anni a colpi d’ascia e la difficoltà di creare un’economia agricola che permettesse la sicurezza alimentare erano abbastanza alte… Vivere in società significa inerentemente cedere libertà a favore di certezze e sicurezza. Però questo deve essere un processo consapevole e condiviso, non indotto e gestito in modo poco trasparente da gruppi privati. Forzare la costruzione di norme sociali significa comprimere e poi, necessariamente, reprimere.
Libertà e Liberazione
E quindi ci troviamo a riflettere sul significato delle parole liberazione e libertà. Il contesto della Festa della Liberazione è un’ottima occasione, quantomeno per l’assonanza dei termini, per farlo. Diciamolo pure, nonostante l’emergenza si stia protraendo per tanto tempo e la fatica sia grande per tutti, probabilmente non sarebbe stato saggio aprire tutto in concomitanza con una giornata caratterizzata da attività sociali (ragione per cui, onestamente, non capisco perché aprire prima del 1 maggio). Ma la battaglia per la libertà, per le libertà, per prendere in mano il nostro futuro, non è destinata a durare per alcune settimane ma molto a lungo. La consapevolezza è l’arma che tutti dobbiamo avere, per poter decidere le direzioni, per poter stabilire cosa cedere e a fronte di quali vantaggi.