ADDIS ABEBA. Svolgere la professione del giornalista in certi Paesi è sempre stato difficile e pericoloso, la libertà di stampa viene sovente calpestata e offesa. Pochi giorni fa e precisamente durante la sera della vigilia di Natale ad Addis Abeba capitale dell’Etiopia, il cameraman freelance, Kumerra Gemechu 38 anni, che da circa dieci anni svolge con passione e dedizione il suo operato per la famosa agenzia di stampa inglese Reuters, è stato ignobilmente arrestato mentre si trovava all’interno della sua abitazione.
Nessuna spiegazione. Solo violenza
Non ha avuto nemmeno il tempo di poter chiedere una spiegazione. Sottoposto subito alle manette e portato via da una decina di militari armati che di seguito gli hanno sequestrato il telefono cellulare, hard disk e tutti i documenti personali. Di fronte alla scena la moglie e i suoi tre figli. La figlia di dieci anni si è aggrappata disperatamente al padre cercando di fermare questo sopruso.
Quando si nega la libertà di stampa
Al momento pare non ci sia alcun capo d’accusa se non il fatto al quanto assurdo che Gemechu stesse fotografando il pestaggio subito dal fotografo Tiksa Negeri da parte di un gruppo di agenti della polizia federale. Portato in carcere, tre giorni fa si è tenuta una prima udienza dove il giudice di turno ha chiesto inizialmente quattordici giorni di detenzione preventiva per dare modo alla polizia di portare a termine le “indagini”. In aula non era presente alcun avvocato in difesa di Gemechu.
Un arresto che lascia troppi dubiti
Successivamente è stato nominato pare come avvocato difensore Melkanu Ogo. Il quale gli ha fatto avere cibo e medicazioni visto e considerato che si troverebbe in una squallida cella senza un letto con un solo materasso steso sul pavimento. Dalle ultime informazioni trapelate pare che l’arresto possa essere collegato a seguito delle pressioni esercitate dal governo etiope su alcuni giornalisti facenti parte di organi di stampa internazionali. Accusati di aver “coperto” i disordini in atto all’interno della regione del Tigray.
Nessuna accusa ma solo violazione della libertà di stampa
Non c’è ancora notizia se anche Gemechu abbia seguito in qualità di cameraman gli eventi relativi al conflitto nel Tigray. Però di fatto, l’agenzia nazionale etiope per i media (Ethiopian Broadcasting Authority) ha lanciato una forte accusa contro Reuters e altre testate internazionali per aver diffuso informazioni false su questo conflitto nel Tigray.
Reuters difende il suo operatore e la libertà di stampa
Per contro è arrivata la risposta dell’agenzia Reuters che afferma scrivendo che Kumerra Gemechu fa parte dell’agenzia ed ha sempre svolto il suo lavoro con la massima imparzialità. E soprattutto mettendo la sua professionalità al di sopra di tutto. Continua Reuters affermando che i giornalisti devono pubblicare e diffondere le notizie e i fatti senza la paura di dover subire angherie e ancor meno arresti che non hanno nessuna ragione. Questo arresto conferma le difficoltà che sta attraversando in questo periodo l’Etiopia.
Un’illusione di libertà
Pareva che il Paese con la guida di Abiy Ahmed fosse tornato verso una certa democrazia. E con un occhio di riguardo verso la libertà di stampa. Contrariamente a quanto successo in precedenza quando erano stato registrato il numero più alto di giornalisti arrestati ingiustamente. Era da sedici anni, ovvero dal 2004, che in Etiopia non si effettuava un arresto nei confronti di un giornalista.
Quando fare il proprio mestiere viene impedito
Purtroppo a tutt’oggi sono ben sette detenuti nelle carceri etiopi. Dando uno sguardo nel mondo ci sono poco meno di trecento giornalisti in carcere con Turchia e Cina al primo posto. Addirittura in quest’ultimo paese pochi giorni fa emessa un’incredibile condanna a quattro anni di reclusione nei confronti della giornalista Zhang Zhan. Accusata di aver denunciato la diffusione della pandemia a Wuhan creando “litigi e problemi”.
La libertà di stampa purtroppo viene calpestata e la professione del giornalista uccisa senza alcuna possibilità di difesa…