Porto Burci. Un luogo di aggregazione e servizio alla cittadinanza che, in tre anni grazie alle associazioni che lo gestiscono, prima tra tutte Legambiente, attraverso workshop, conferenze, corsi e spettacoli, si è trasformato in un luogo di aggregazione capace di risultare attrattivo e coinvolgente per il pubblico.
L’importanza del Burci
Tanto per ricordare alcuni numeri resi noti anche tramite il loro sito per rendersi conto di cosa stiamo parlando: 63.330 ore di volontariato, progetti approvati per quasi 80.000 euro e un aumento di 1.000 associati al Circolo Cosmos dall’apertura del centro.
Il rischio
Ma ultimamente l’ombra di un progetto sembra allungarsi su questa realtà. Agitati gli animi alla notizia che l’immobile è stato preso in considerazione in quanto risponde alla caratteristiche del progetto di ampliamento lanciato dall’Università cittadina per creare un centro di innovazione per il trasferimento tecnologico (CTT) promosso appunto dalla Fondazione Studi Universitari. Un progetto ambizioso e di arricchimento della città e stando agli ultimi aggiornamenti, l’istituzione universitaria ha fatto sapere che l’immobile di Porto Burci soddisfa sì le esigenze progettuali, ma appunto nessuna richiesta avanzata per quell’immobile nello specifico.
Burci e l’amministrazione
A preoccupare i cittadini è la “risposta” da parte dell’Amministrazione comunale. Una non-risposta. “Ora siamo congelati per la pandemia e sospesi da questa notizia. Non é chiara la posizione dell’amministrazione quindi é naturale temere per il destino di Porto Burci e delle realtà che orbitano attorno”.
A difesa del Burci
A parlare sono Alessia Fortunato, Portavoce di Porto Burci, Marta Passarin, Responsabile Arci Servizio Civile e Silvia Crosara, volontaria del Servizio Civile. “Avremmo voluto davvero essere coinvolti in questa questione invece di saperlo tramite le notizie e il passaparola che si è diffuso in città. Ma più che contestare ci teniamo a ribadire il ruolo che Porto Burci ricopre nella città. Stiamo parlando di un centro aggregativo per i giovani e la nostra missione è creare una relazione con il pubblico, cosa che abbiamo portato avanti in questi anni”. Da qui l’esigenza di dar voce alla propria realtà e dimostrare quanto questo luogo sia caro a molti.
La mobilitazione
Prima iniziativa a tale scopo è la raccolta firme. Per sostenere questa raccolta sarebbero dovute esserci altre iniziative bloccate o ritardate dall’emergenza sanitaria. Ma conti alla mano, in due mesi circa (la raccolta è iniziata il 17 di ottobre con l’evento “Nufragar m’è dolce in questo mare”) sono state raggiunte 1.800 firme. Un numero a cui si è arrivati tramite il coinvolgimento delle realtà e della rete associativa legata a Porto Burci e tramite il loro sito e i canali social.
A questo punto non rimane che aspettare dal mondo politico alcune risposte o, quantomeno, delle scadenze. Porto Burci continua a portare avanti le sue attività, perpetrate dall’impegno costante e dalla passione e del tempo che i volontari mettono a disposizione in ogni progetto e iniziativa. Una realtà che rimane in attesa di risposte.