Girano da anni per tutto il NordEst. E ogni volta 4/5 mila persone li seguono in adorazione. Come non farlo se si hanno almeno 40 anni e dalla tua testa non uscirà mai il ritornello “ha la mente di Tetsuya ma tutto il resto va da sé..”. Ecco! Ci siamo già capiti. Loro sono la Mente di Tetsuya! E a noi svelano i loro segreti
Quando è nata la Mente di Tetsuya?
“Precisamente l’idea è stata partorita nel 1999”.
Come è nata la Mente di Tetsuya?
“Eravamo una normalissima coverband di musica internazionale dal nome “NonSoloFunky”. Una sera, durante un concerto al “Bistrot de Venise”, verso fine scaletta improvvisammo un Daitarn 3 in versione Bossa Nova…e la risposta del pubblico (quel poco che c’era) fu sorprendente”.
Voi siete tra le band più famose del NordEst e specializzati in sigle dei cartoni animati. Ma come vi è venuta questa idea?
“Alcuni di noi conoscevano i Cialtroni Animati e gli Amici di Roland, primi precursori del genere e, indubbiamente sotto la loro influenza, ci divertivamo ogni tanto in sala prove a strimpellare qualche sigla. Fino a quando non accadde il fatto del “Bistrot” che ci fece capire che c’era il potenziale per poter portare sul palco uno spettacolo a tema Cartoon”.
Perché i cartoni animati e non la “classica” tribute band?
“Perché una ha di fatto escluso l’altra”.
Siete alla terza generazione ormai. Chi è rimasto della vecchia guardia? E quali sono stati i cambiamenti?
“Eh, la questione sarebbe un po’ lunga da spiegare interamente, ma proviamo a sintetizzare. La MdT in fase embrionale (e non in costume) era composta da Massimo Prosdocimo (batteria) Riccardo Bortolotto (basso) Alessandro Mantelli (tastiere) Daniele Novello (chitarra) Stefano Stomeo (sax) Costantino Giuliano (tromba)
La prima apparizione della MdT 1.0, ufficialmente in costume, risale invece al Carnevale del 2000 dove al basso arriva Piro Bittolo Bon, Andrea passa alle tastiere al posto di Alessandro e alla voce c’è la new entry Enrico Mason.
C’è stata anche una MdT che potremmo definire “di passaggio”, quando, per questioni interne, Enrico ha lasciato la band e abbiamo proseguito comunque per un periodo senza un cantante; pensa che il nostro primo album “Ciao Crem”, venne inciso addirittura senza un vocalist.
Poi la Mente di Tetsuya punto 2
“La MdT 2.0 invece prende forma quando, nel 2004, arriva di Alberto Zanon alla voce; poco dopo entriamo in studio per incidere “Super Tele”, e Alby resta con noi fino al 2008, anno della sua tragica scomparsa. In questi 4 anni si aggiunge anche Stefano Gajon, inizialmente in sostituzione di Stefano al Sax per poi passare alle Tastiere, e mentre ci lascia Piero Bittolo Bon ritorna al basso Riccardo Bortolotto”.
Poi che è successo?
“Dopo la perdita di Alberto rimaniamo fermi un anno, un lungo periodo di scombussolamenti e nuovi assetti che ci ha permesso di capire come gestire il futuro della band: decidiamo infine che tornare sul palco per portare avanti un progetto tanto amato anche dallo stesso Alberto, sarebbe stata la scelta migliore da fare.
Non è stata cosa semplice, ma Daniele ha avuto l’intuizione di cambiare frontline alla band, aggiungendo una voce femminile ed evitando così di lasciare in eredità al prossimo cantante un peso piuttosto ingombrante da trascinare: nasce così la MdT 3.0.
Nel frattempo hanno abbandonato lo storico batterista Massimo Prosdocimo alias Gundam per cedere il seggiolino della batteria ad Alberto Bello e di lì a breve anche Andrea alias Jigen”.
Quindi adesso siete evoluti a Mente di Tetsuya punto 3
La rinata MdT 3.0 si presenta quindi così: Alberto Bello, Riccardo Bortolotto, Stefano Gajon, Daniele Novello, Costantino Giuliano, Riccardo Longo e Luisa Pasinetti. Dopo circa 8 anni anche Alberto decide di fermarsi e arrivano Marco Biasibetti ed Enrico Buttol”.
Perchè la “Mente di Tetsuya”? Personalmente adoravo Goldrake…
“Ma senti come poggia bene “La Mente di Tetsuya”, poi sai per i dettagli in realtà dovresti chiedere a Daniele, si deve a lui la misteriosa paternità del nome”.
Siete stati ospiti di Maurizio Costanzo Show, avete collaborato con i gruppi che da bambini cantavano le sigle dei cartoni animati che erano sempre in cima alle hit. Come avete fatto?
“Sì, siamo stati ospiti al Maurizio Costanzo Show nel lontano 2002; in quel caso Daniele inviò una lettera di presentazione alla redazione e fummo contattati. Diversamente andò in Rai con Federico Taddia che ci volle prima ospiti nel suo programma radiofonico “L’Altro lato” su Radio2 e inseguito anche alla trasmissione per ragazzi “ScreenSaver” da lui curata. Per quanto riguarda le varie collaborazioni con autori ed interpreti originali delle sigle, il tutto è avvenuto in seguito all’incontro con l’amico Gianluca Del Carlo, allora direttore artistico di Lucca Comics and Games, oggi Megadirettore galattico (cit), che al tempo voleva portare la musica live sul palco della kermesse; diciamo che fu una sorta di scommessa…vinta e stravinta! Per un lungo periodo diventammo la Backing Band della fiera accompagnando sul palco i Superobots, I Cavalieri del Re, gli Oliver Onions, Le Mele verdi, Enzo Draghi, Vince Tempera, Luigi Alberelli e Silvio Pozzoli. Grazie a queste sinergie con molti di loro si è instaurato nel tempo un bel rapporto di amicizia e collaborazione”.
Ai vostri concerti fate sempre il pienone. Qual è il segreto della Mente di Tetsuya? e come rinnovate il repertorio?
“Quasi sempre. Probabilmente la simpatia, la spensieratezza, il non prenderci troppo sul serio. Il repertorio? Il repertorio ha delle tempistiche fisiologiche, si cambia quando è il momento di cambiare”.
Chi ha avuto l’idea di vestirsi da Haran Banjo, Capitan Harlock, Jigen, Lupin etc?
“L’idea credo sia balenata a Daniele e Massimo…e di fatto diventammo (a nostra insaputa) la prima Cartoon Band in Cosplay”.
Un sogno nel cassetto che volete realizzare
“Un musical, un disco acustico con gli interpreti originali, una graphic novel con la storia della band, e perché no un tour in Giappone!”
Chi è la Mente di Tetsuya quando non è sul palco?
“Bella domanda, vi aspettiamo giù dal palco per scoprirlo”.
Cosa vi manca per essere perfetti?
“20 anni di meno”.
Un ricordo che non vi lascerà mai.
“Alberto”.