“Sono tre le nostre priorità per la prossima legislatura: sanità pubblica, scuola e crisi economica”. Il segretario regionale della Cgil del Veneto Christian Ferrari illustra le priorità da affrontare per il prossimo quinquennio. “Per la scuola si continuano a sprecare chiacchiere, ma con i fatti siamo ancora a zero – prosegue Ferrari -. Ed è cominciato lo scaricabarile tra le istituzioni.”.
Segretario Ferrari, come valuta l’operato del giunta Zaia negli ultimi 5 anni?
“Il nostro giudizio è critico: c’è stato un immobilismo sulle politiche industriali, si è cercato di assecondare le dinamiche spontanee di mercato e si è data una delega in bianco al sistema delle imprese, rinunciando così ad una strategia di politica industriale e al ruolo che pubblico che deve mantenere sull’economia, in questa fase è indispensabile”.
Siete stati criticati per voler privilegiare l’emergenza sanitaria rispetto a quella economica.
“L’emergenza sanitaria e quella economica non sono contrapposte, anzi, sono inesorabilmente intrecciate: senza risolvere l’emergenza sanitaria, quella economia e sociale è destinata ad aggravarsi. E’ il virus che colpisce la nostra economia, non le misure per contenerlo. Fino ad oggi ce la siamo “cavata” grazie alla sanità pubblica, che sta attraversando però un periodo di privatizzazione sul modello lombardo. Dobbiamo invece rafforzare la sanità pubblica”.

Quali sono le maggiori criticità del lavoro Veneto?
“Il modello di sviluppo veneto, come l’abbiamo conosciuto negli ultimi 15 anni, è arrivato la capolinea. Abbiamo assistito ad un lento declino strutturale dell’economia con la progressiva terziarizzazione dell’economia regionale: esplosione d’economia povera e precaria nei servizi e una contrazione di quella industriale. Noi continuiamo a pensare che la vocazione manifatturiera del Veneto non è rinunciabile e qui bisogna costruire il nuovo sviluppo”.
Cosa deve diventare la manifattura veneta del futuro?
“Vista la scarsa propensione all’innovazione delle nostre imprese, abbiamo una spesa di ricerca e sviluppo nel settore privato più bassa della media nazionale, serve una svolta. Proponiamo un “Fraunhofer” sul modello tedesco: un’organizzazione che raccoglie gli istituti di ricerca applicata del Veneto. E il Competence Center di Padova dovrà mettere a sistema e in rete tutte le nostre Università, gli enti di ricerca pubblici e le forme di partenariato pubblico-privato, per sostenere e incentivare l’innovazione tecnologica e una riconversione produttiva. L’obiettivo: coniugare sviluppo e la tutela del lavoro, della salute e dell’ambiente attraverso progetti di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, e con la fornitura di servizi di trasferimento tecnologico in ambito Industria 4.0, anche tramite azioni di stimolo in particolare delle Pmi”.
Presto arriveranno nuovi fondi dall’Europa.
“E’ un’occasione irripetibile, possiamo contare su risorse economiche senza precedenti. Ma dobbiamo trasformare il nostro sistema produttivo e del lavoro per ridisegnare il Veneto degli anni 20”.

Come sta cambiando il mercato del lavoro?
“Assistiamo ad una crescita del lavoro povero e irregolare, che colpisce in particolare i giovani, le donne (che prendono in Veneto il 35% in meno a parità di mansione), i lavoratori stranieri e i migranti spesso imprigionati in uno stato di clandestinità. Un altro dramma è quello dei giovani: oltre 30.000 veneti all’anno, per la maggior parte giovani e laureati, emigrano verso l’estero e le altre regioni italiane. A questi si sommano più di 100.000 ragazzi under 30 che non studiano e non lavorano: una vera e propria emorragia di risorse sociali, umane e professionali”.
Dove la Regione deve fare di più?
“Bisogna avere la forza e il coraggio di incidere sulle dinamiche economiche regionali: preservare anche artificialmente l’occupazione e la capacità produttiva, sostenere il reddito di chi rischia di perdere il lavoro anche con politiche regionali. E deve proseguire il divieto di licenziamento. Con i fondi sociali europei dobbiamo abbandonare la logica degli aiuti a pioggia senza vincoli e non selettiva. Bisogna condizionare il sostegno al sistema delle imprese con vincoli che riguardano la trasformazione su innovazione tecnologica e vincoli di sostenibilità sociale sulla qualità dell’economia.

Tra meno di un mese le elezioni regionali. Come valuta l’avvio della campagna elettorale?
“La discussione purtroppo non decolla. E’ tutto un po’ autoreferenziale, l’esito che a molti pare scontato, rischia di non dare la giusta attenzione ai problemi. Vogliamo invece misuraci sulle proposte in questa situazione drammatica. Le prossime settimane dobbiamo riempirle di contenuti, il dibattito si deve spostare sull’individuazione delle soluzioni. Invece mi sembra solo propaganda”.