Al posto dello storico negozio Pinarello è arrivato il Koffee bike Treviso, nuovo bar di piazza del Grano (dove si svolge il mercato martedì e sabato) diventata sempre più attrattiva e ricca di locali. Non è casuale quel riferimento alle biciclette nel nome e l’arredo interno del locale richiama il mondo del ciclismo, non fosse altro che per la foto gigante di un giovanissimo Giovanni Pinarello quando ancora gareggiava. L’entrata nel bar, per chi ha ancora in testa le biciclette super sportive esposte, fa un certo effetto.
Giovanni Pinarello famoso per la maglia nera nel 1951

Giovanni, ottavo di dodici fratelli, era nato a San Sisto di Lancenigo, in provincia di Treviso, il 10 luglio 1922. Era stato professionista per sette stagioni, dal 1946 al 1953 con Lygie, Stucchi e Bottecchia. Il suo mito era Alfredo Binda. La popolarità in gruppo arrivò non tanto per le vittorie (nove) ma per la maglia nera conquistata al Giro 1951. Fu ultimo (75°) a tre ore e mezza dal vincitore Fiorenzo Magni con il quale compì il giro d’onore al Vigorelli di Milano. Epici i duelli ingaggiati con Malabrocca.
Con 100 mila lire acquistò il negozio dove adesso c’è il bar

Nell’edizione successiva fu sostituito all’ultimo momento da Fornara. La Bottecchia lo ricompensò con 100 mila lire, soldi che gli servirono per aprire la bottega, la sua fortuna. Una volta sceso di bici a 31 anni ebbe l’intuizione di mettersi in proprio, proprio dove c’è adesso il bar. Da artigiano ben presto, favorito dal boom economico del dopoguerra, divenne industriale. Fondò un impero, uno dei marchi del “made in Italy” più affermati. Vincitore di classiche, titoli, Tour, Giri e Vuelta a grappoli da Bertoglio, Chioccioli a Delgado, Indurain, Ullrich, Froome, Wiggins, Bernal e tantissimi altri.
Carla, figlia di Giovanni Pinarello: “il negozio ci permetterà di dare continuità alla memoria di nostro padre”

La svolta per l’ex negozio è arrivata anche grazie all’amicizia tra i titolari, Mirco e Barbara Battaggia, e Carla Pinarello. “Il negozio di famiglia era stato chiuso a febbraio dello scorso anno. Nonostante fosse libero, avevamo lasciato le vetrine con le foto di mio papà e le luci sempre accese. Nei mesi abbiamo avuto diverse richieste di affitto. Poco tempo fa è arrivata la richiesta definitiva: visto il progetto e conoscendo i titolari ci siamo detti che per noi andava benissimo. Mirco è stato bravissimo ad avere l’idea del coffee-bike bar, perché permetterà di dare continuità alla memoria di nostro padre”.