1423-2023. Isola del Lazzaretto Vecchio. Sono 600 anni esatti di storia. Un anniversario importante per Venezia e la sua laguna. La Serenissima nel 1423, dopo le continue e micidiali epidemie di peste, pensò al Lazzaretto Vecchio, isola di 4 ettari di fronte al Lido, per organizzare un hospitale di stato. Primo esempio al mondo nella storia della sanità civile. L’isoletta, all’epoca un convento, di fronte al “litto bianco”, ovvero duna sabbiosa del Lido, si chiamava Santa Maria di Nazaret, dal vulgo poi modificato in “lazaretum”. I termini, oggi universali, come “quarantena, lazzaretto, contumaci”, entreranno nei dizionari di tutto il mondo. Il miracolo attuale è che Lazzaretto Vecchio e Lazzaretto Nuovo sono ancora pressoché intatti con graffiti e “tezoni” a testimoniare una storia medioevale.
Come nacque il Lazzaretto vecchio

Furono i militari, agli inizi dell’800, a trasformarli e utilizzarli come caserme e deposito di polveri. Fecero qualche danno, con la distruzione di campanili e chiese, però grazie alla servitù militare, non vennero distrutti come successe ad altre isole, San Giorgio in Alga e Santo Spirito in primis. Nel 1975 il Lazzaretto Vecchio e il Lazzaretto Novo vennero dismessi dal Demanio militare per passare a quello civile. I due lazzaretti si salvarono dall’opera distruttiva di vandali e ladri, grazie al volontariato.
La denuncia del degrado

Nel 1978 una mostra e un catalogo della Associazione Settemari denunciò lo stato di abbandono delle isole all’opinione pubblica.
Poi fu un professore di Italiano e storia, Gerolamo Fazzini, 75 anni, prima come presidente dell’Ekos Club, poi come responsabile veneziano dell’Archeo Club d’Italia, a controllare e tenere in ordine le due isolette. Un lavoro ultra quarantennale che finalmente è stato premiato. Il Lazzaretto Vecchio, dopo un lungo iter burocratico del Ministero dei beni ambientali, diventerà Museo archeologico nazionale della laguna di Venezia.
Il Lazzaretto Novo

Progetto avviato nel 2001, e che solo oggi ha avuto la garanzia dei finanziamenti. Il Lazzaretto Novo, invece, da anni è un ecomuseo frequentato da migliaia di visitatori, con passeggiate ecologiche tra le barene, corsi di cultura lagunare, oltre a una fornita biblioteca.
Valorizzare e recuperare

Giorgia Fazzini, 43 anni, figlia di Gerolamo, è la project manager dei lazzaretti veneziani e presidente dell’Ekos Club. “Da anni sosteniamo la valorizzazione culturale delle due isole – testimonia Giorgia – recuperate dall’abbandono con un progetto no-profit. Oggi abbiamo la soddisfazione di far parte del 20% dei beni culturali ed ambientali più frequentati d’Italia. Fin dal 2013 avevamo sottoscritto una convenzione con il ministero della Cultura, volta ad interrompere i vandalismi. In questo decennio circa 20 mila persone hanno potuto conoscere queste nostre ricchezze.
Al Lazzaretto Vecchio è stata addirittura recuperata una vera da pozzo trecentesca che era stata trafugata negli anni Settanta. Le scritture epigrafiche e parietali sono state inserite in una pubblicazione scientifica con un progetto ricerca europeo quinquennale. Il passato dei due primi lazzaretti al mondo, il cui sistema rivoluzionario è giunto fino ai nostri giorni come contrasto alle pandemie, argomento super-attuale, che dimostrano quanto risulti fondamentale unire le forze fra istituzioni, accademia, terzo settore e cittadinanza”.

Infine: un piccolo e modesto riconoscimento. Dopo l’abbandono militare del Lazzaretto Vecchio nel 1975, l’isola venne occupata dai cani randagi e abbandonati, grazie ai volontari del Lido che pagavano un custode. Grazie a voi, piccoli e fedeli amici dell’uomo, per averci dato una mano, pardon, una zampa.