L’errore grossolano in quasi tutti i discorsi intorno al consumo energetico e alla sostenibilità ambientale, quando ci si riferisce alle abitazioni, è quello di limitare le considerazioni all’efficienza impiantistica, all’uso di fonti rinnovabili per la produzione energetica, all’impiego di materiali da costruzione che siano il più possibile naturali o, per lo meno, a ridotto impatto ambientale e, ultimo ma non per ultimo, il pensiero va a una progettazione che favorisca illuminazione e ventilazione naturale. In tutto ciò si corre il rischio di dimenticare un elemento fondamentale, cioè lo spazio. Per quanto banale possa sembrare, ridurre le dimensioni degli ambienti e dei locali nelle abitazioni significa automaticamente ridurre i costi energetici legati ai consumi. Quindi, la logica conseguenza del pensiero critico è che più le abitazioni sono di piccola dimensione e più sono ecosostenibili. Ecco perchè l’appartamento è il più ecosostenibile.
Partiamo dall’idea di appartamento


È sotto gli occhi di tutti gli operatori del settore (e io sono uno di quelli), che le richieste di abitazioni negli ultimi anni, sia in affitto sia in acquisto, sono sempre più spesso rivolte a case di piccola dimensione; un po’ per i costi e un po’ perché è profondamente mutato il rapporto tra le persone e le case. Intendo dire che, sempre di più, noi tutti ci ritroviamo a “vivere” il nostro appartamento solo poche ore al giorno, la maggior parte delle quali dormendo!
Si esce di casa, in genere di prima mattina e, quasi sempre, vi si fa ritorno per l’ora di cena. Questa considerazione vale molto nei grandi centri urbani dove generalmente le unità abitative sono più piccole, soprattutto per ottimizzare lo spazio a disposizione. Ma non è così dappertutto: ci sono ancora molti centri abitati di piccola dimensione dove l’idea di appatamento è legata più agli edifici unifamiliari che non ai condomìni, perciò con tanti locali di ampia metratura e, pandemia docet, spazi privati all’aperto.
Qualche curiosità dal mondo


Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Australian Bureau of Statistics (il nostro ISTAT, per intenderci), l’Australia è il continente dove ci sono le abitazioni più grandi al mondo. La dimensione media delle case realizzate nel biennio 2012-2013 è di 241 m2, ovvero una superficie di gran lunga maggiore rispetto a quella di altre nazioni. Per esempio, le case australiane sono quattro volte più grandi rispetto a quelle cinesi (superficie media 60 m2), un po’ più di due volte e mezza rispetto a quelle giapponesi (95 m2), il triplo di quelle nostrane (81 m2) e poco più del triplo rispetto a quelle britanniche (76 m2); e stiamo parlando di nuove costruzioni, non di abitazioni esistenti. L’unica nazione che si contende il primato australiano sono gli Stati Uniti, dove la metratura media si attesta intorno ai 200 m2..
Rivalutare l’appartamento per essere sostenibili


Per l’architetto Andrew Maynard, direttore dello studio Austin Maynard Architects, ma non solo per lui, la soluzione ideale per le città è quella dell’appartemento e cita il progetto Nightingale di Melbourne. Pensato per rispondere a principi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Un altro esempio di abitazioni sostenibili dalle ridotte dimensioni e accessibili da un punto di vista economico è il progetto Smarter Small Home 2, sviluppato da Future Housing Taskforce. La seconda realizzazione del modello, inaugurato per la prima volta nel 2009, è stata presentata a Logan, nel Queensland, nel mese di Ottobre dello scorso anno. Sulla scia del successo della prima variante (una casa a due piani che si estende su 120 mq), la nuova versione a un piano è composta da un appartamento con una camera da letto e uno studio.
La casa occupa appena 65 mq, può ospitare fino a cinque persone, e può essere realizzata a un costo di soli $ 100.000,00, se collegata a una casa esistente o di $ 120.000,00, in caso di soluzione indipendente e, come se non bastasse in termini di economicità di realizzazione, la casa viene fornita completa di mobili e arredi.
Come non è possibile fare in altro modo, anche in questo caso si è riusciti a mantenere i costi bassi. Grazie a una progettazione che limita il numero delle stanze e, se e quando possibile, scegliendo e utilizzando materiali leggeri (vedi anche i miei precedenti articoli in https://www.enordest.it).
Dare di più a chi può spendere di meno


Il direttore del progetto, Kevin Doodney, amministratore delegato di e fondatore di Future Housing Taskforce, sostiene che è la soluzione ideale per sfruttare al meglio gli spazi ridotti delle grandi città. E, cosa di non poco conto, per offrire abitazioni sostenibili, anche da un punto di vista economico, a chi ne ha bisogno. Giovani coppie che decidono di vivere nei centri urbani o persone anziane che vogliono trasferirsi per esigenze personali. O per avere più servizi vicini a disposizione.
Non a caso, il progetto ha vinto l’Australasian over-50s housing award del 2015, perché gli è stato riconosciuto il merito di aver proposto una soluzione abitativa accessibile a chi non può permettersi forti esborsi di denaro.
E noi? Il disagio abitativo dell’appartamento in Italia


Se esaminiamo il disagio abitativo in Italia, i numeri caratterizzanti fanno riflettere. Gli ultimi dati a disposizione, riferiti al 2020, ci dicono che il 58% degli italiani ha incontrato difficoltà economiche che hanno inciso sulla possibilità di trovare un alloggio adeguato. O di continuare a vivere in quello che hanno a disposizione. Andando ad analizzare le singole voci dell’esborso che sostiene una famiglia “media” italiana per la propria abitazione – somma di spese che comprende acqua, elettricità e altri combustibili, manutenzione ordinaria e straordinaria – l’ammontare è di oltre un terzo delle risorse mensili disponibili. Cioè assorbe la maggior parte della spesa mensile: il 35,1% del totale.
Questo dato ci indica una volta di più, che l’efficientamento energetico delle nostre abitazioni diventa un passaggio obbligato.Non solo per la conservazione dell’ambiente ma anche (e, forse, soprattutto), perché non possiamo più permetterci “economicamente” di vivere come stiamo vivendo. Anche noi dobbiamo compiere un salto di paradigma a proposito della concezione stessa della casa: piccolo è bello!