Nella vita segreta delle opere d’arte c’è un istante magico, la fase di allestimento di una mostra. I quadri sono in attesa di essere appesi alle pareti di un museo o di una galleria e brillano di luce propria, sono loro a guardare lo spettatore, narrano storie, suscitano emozione. Quando si compie questo miracolo visivo c’è la mano di un grande artista in grado di trasmettere bellezza, inquietudine, felicità. Si è appena inaugurata a Venezia una straordinaria mostra che ho visto in anteprima durante le fasi di preparazione. Tele possenti, monumentali e nello stesso tempo libere da vincoli terreni, persino le sedie sembrano muoversi nello spazio, solitarie e silenziose, mentre un cavallo bianco stupefacente è avvolto da un’aura di mistero e antiche presenze. La Fondazione Bevilacqua La Masa ospita presso la sede di Palazzetto Tito a San Barnaba l’evento: “Omaggio a Vittorio Ruglioni” a vent’anni dalla prematura scomparsa dell’artista.
L’inaugurazione della mostra dedicata a Ruglioni

Inaugurata sabato 18 marzo, la mostra rimarrà aperta sino al 23 aprile. Una selezione di una quarantina di opere di un pittore colto, raffinato e innovativo, sempre al centro di importanti eventi espositivi in Italia e all’estero, in gallerie e spazi museali come Palazzo dei Diamanti a Ferrara, le Logge del Vasari ad Arezzo, Palazzo Crepadona a Belluno, Palazzo delle Prigioni a Venezia.
Un viaggio nell’opera di Ruglioni


La mostra curata da Valter Esposito segue un percorso estetico e storico che va dai famosi quadri “bianchi” dell’inizio anni Settanta, dove la rappresentazione umana è trasfigurata, al ciclo “Casse-pipe” ispirato dal romanzo dello scrittore francese Céline, in questo caso la figura umana appare in movimento con la sensazione di voler scappare via, poi la maestosa suggestione delle “Donne di Algeri” dove la figura femminile diventa protagonista, e ancora, i virtuosismi dei tanghi argentini che vibrano di puro colore, le passeggiate a Manhattan prima e dopo l’11 settembre, gli omaggi a Venezia con le splendide “balconate”.
Il catalogo

Il bel catalogo è impreziosito dal testo critico introduttivo di Francesca Brandes che colpisce nel segno grazie alla sua profonda cultura e sensibilità. “La sua pittura è forte e rivelata, quasi la carne-roccia di Sironi; drammatica come la cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso, interpretata dal Masaccio. Una struttura di solitudini, oppure eco di nostalgie feroci”, scrive. Condividiamo in pieno tali similitudini come il richiamo a Mario Sironi; c’è la stessa potenza cromatica e strutturale in molte composizioni di Vittorio Ruglioni.
Le parole di Francesca Brandes


Francesca Brandes sottolinea l’autenticità spiazzante dell’artista che si esprime senza ipocrisie trasmettendo una partecipazione di fede: “Mi commuovono tele come la Deposizione del 1978 o la coeva Amore, quasi una pietà, quanto gli studi per certi crocifissi: vi leggo una pietas laica, infinita e conscia. Vittorio, l’uomo, l’artista testimonia, non fugge. I suoi protagonisti hanno l’anima toccata dalle fiamme, e il gesto si fa silenzio mistico, nell’urlo che resta in gola”.
Chi era Ruglioni

Vittorio Ruglioni (1936-2003) originario di Pratovecchio, in provincia di Arezzo, è cresciuto a Conegliano cuore antico e affascinante della provincia di Treviso. Si laurea in Medicina veterinaria a Bologna. Nel 1965 si trasferisce in Svizzera, a Chiasso, dove resta fino al ’73. In questo periodo frequenta lo studio di Felice Filippini con il quale instaura una grande amicizia. Entra in contatto con l’ambiente artistico comasco e milanese. Si trasferisce in seguito a Venezia dedicandosi a ricerche pittoriche molto innovative. Personalità complessa e di profonda cultura, frequenta la facoltà di Filosofia, sostiene tutti gli esami, ma per contestare, non discuterà mai la tesi.
Attraverso i colori

Nel 1978-79 attraversa un momento di accentuazione drammatica con illuminate stesure di grigio, torna poi alla serenità e al gusto per il colore. Trova la sua maturità espressiva con i lavori ispirati al celebre romanzo breve di Céline, Casse-pipe. Fittissima la sua partecipazione dagli anni Sessanta a mostre in Italia e all’estero, indimenticabile quella a Palazzo dei Diamanti a Ferrara, possiamo ammirarne alcune opere anche in questa mostra veneziana. Il catalogo raccoglie numerosi frammenti critici che illustrano e contestualizzano il percorso artistico di Ruglioni nel panorama contemporaneo con firme come: Paolo Rizzi, Piero Chiara, Angelo Maugeri, Toni Toniato.
Un artista e la storia di tutti noi


Artista sensitivo dai percorsi sotterranei talvolta cifrati, scrive Francesca Brandes, invitandoci a scoprirne i messaggi e la visione della vita che è sempre contraddittoria e indomabile: ”Ruglioni non giudica, anche se è ben conscio della fatica, del dolore, dei tradimenti. Piuttosto, come folgorazione improvvisa, il gesto illumina la notte. E la sua luce è carezza: pittura di un uomo solo per una moltitudine, priva di enfasi, stretta alle cose essenziali, ugualmente visionaria. Storia di noi”.
Per Ruglioni una location degna della sua arte

Una mostra da non perdere grazie alla magnifica potenza di questi quadri esposti in un gioiello architettonico nel cuore di San Barnaba, nel polo culturale veneziano tra l’Accademia di Belle Arti e Ca’ Foscari. Palazzetto Tito è sede della Fondazione Bevilacqua La Masa, storica istituzione che favorisce la connessione tra arte, innovazione e creatività.
OMAGGIO A VITTORIO RUGLIONI
Venezia – Palazzetto Tito, Dorsoduro 2826
18 marzo – 23 aprile 2023
Da martedì a domenica 10,30 -17,30
Ingresso libero
Info 041 5207797 info@bevilacqualamasa.it
Dott.ssa Elisabetta, ogni volta che vedo un suo articolo si una mostra d’arte rimango affascinato dai tanti artisti che alla fine scelgono Venezia per vivere pienamente la loro arte. Quindi questo tributo al Dottore- Pittore da parte della Città lagunare è anche un omaggio a chi ha amato Venezia. Vedo dalle immagini e leggo che Vittorio Ruglioni si è espresso con la sua arte con una certa ciclicità. Credo che le sue opere abbiano un collegamento con la realtà e con i sentimenti e posso dire che alcune, per me che sono del tutto inesperto, sono belle e interessanti.
La Dott.ssa Margherita Ruglioni è sua figlia?
Venezia si conferma palcoscenico accogliente per gli artisti e un pizzico di invidia bonaria mi anima nel sapere che voiveneziani possiate godere di tanto fermento creativo.
Insolita la formazione culturale del pittore che ci hai presentato: veterinaria e filosofia. Chissà quanto degli studi fatti l’artista ha trasposto nelle sue opere.
Grazie sempre, Elisabetta, per come descrivi l’essenza delle opere. Contribuisci a colmare le mie vaste lacune in materia.
Buona lettura a tutti
Gentile Marco Palmolella, ogni settimana leggo con grande piacere i suoi commenti, sono colti e molto stimolanti e la ringrazio, è una conferma che le nostre emozioni di spettatori e cronisti vengono condivise. Margherita Ruglioni è la figlia dell’artista. La mostra è davvero molto bella e allestita magnificamente.
Cara Marinella grazie per le tue impressioni sugli articoli. Credo ti piacerebbe molto la mostra, dovresti venire a Venezia, anche Palazzetto Tito è stupendo.
Ogni domenica è una festa leggere i suoi articoli gentile Elisabetta, grazie