La vita sulla Terra esiste grazie alla combinazione di tre fattori: la giusta distanza dal Sole, la composizione chimica dell’atmosfera e la presenza del ciclo dell’acqua. L’atmosfera, in particolare, assicura al nostro pianeta un clima adatto alla vita grazie al cosiddetto effetto serra naturale. Quando i raggi solari raggiungono la superficie terrestre, parte di essi viene assorbita e parte viene riflessa; in assenza di atmosfera si disperderebbero nello spazio, ma, invece, la quantità maggiore è trattenuta e reindirizzata verso la Terra dai “famigerati” gas a effetto serra. Il risultato è un’ulteriore quantità di calore che si somma a quella proveniente dai raggi solari assorbiti direttamente. Un’aggiunta significativa perché, senza l’effetto serra, la temperatura media sulla Terra sarebbe di -18 gradi centigradi anziché di +15. Ma vediamo insieme cosa significa cambiamento climatico.
Le cause del cambiamento climatico
Cambiamenti climatici ci sono sempre stati, nella storia del Pianeta, ma ciò a cui assistiamo da ormai molti anni è anomalo perché innescato dall’uomo e dalle sue attività. Si chiama “effetto serra antropico” e si aggiunge all’effetto serra naturale. Con la rivoluzione industriale l’uomo ha improvvisamente rovesciato in atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica e altri gas serra, raddoppiando la quantità di CO2 presente, fenomeno osservato e monitorato quotidianamente dagli osservatori di tutto il Mondo. Da circa 15 anni i dati prodotti e analizzati da molti scienziati convergono nel dichiarare che il riscaldamento globale deriva dall’effetto serra antropico, cioè per colpa dell’uomo.
Le conseguenze del cambiamento climatico
Rispetto ai livelli preindustriali, la temperatura media del Pianeta è aumentata di meno di un grado centigrado e la previsione è che, se non si interviene in modo rapido e drastico, potrebbe arrivare a +1,5 °C tra il 2030 e il 2050. L’impatto del riscaldamento globale è già evidente: il ghiaccio marino artico è diminuito in media del 12,85% per decennio, mentre i registri delle maree costiere mostrano un aumento medio di 3,3 millimetri del livello del mare all’anno.
Il decennio 2009-2019 è stato il più caldo mai registrato e il 2020 è stato il secondo anno più caldo di sempre, appena al di sotto del massimo stabilito nel 2016. Le “stagioni degli incendi” sono diventate più lunghe e intense e, dal 1990 a oggi, ogni anno sono aumentati gli eventi meteorologici estremi, come i cicloni e le alluvioni, che colpiscono anche in periodi dell’anno atipici rispetto al passato e sono sempre più devastanti. Le specie vegetali e animali si spostano in modo imprevedibile da un ecosistema all’altro, creando danni incalcolabili alla biodiversità in tutto il mondo.
Definire tutto questo con il termine “cambiamento climatico” è corretto ma non rende abbastanza l’idea. Dobbiamo iniziare a parlare di crisi climatica, perché il clima è sempre cambiato, ma non così in fretta.
Le soluzioni al cambiamento climatico
Le attività umane influenzano sempre di più il clima e la temperatura della Terra, bruciando combustibili fossili e abbattendo foreste pluviali. Questo aggiunge enormi quantità di gas serra a quelli presenti naturalmente nell’atmosfera, aumentando l’effetto serra e il riscaldamento globale. A provocare più danni è, soprattutto, il consumo di carbone, petrolio e gas. Nel 2019, secondo alcuni esperti, le fonti fossili erano responsabili dell’83% delle emissioni totali di CO2 e la sola produzione di elettricità attraverso il carbone ha inciso per il 36%; nel 2020 – per effetto della pandemia da Covid-19 – le emissioni sono scese drasticamente.
È stato stimato che l’emissione di CO2 dovuta alla combustione del carbone è responsabile di circa un terzo dell’aumento di un grado centigrado delle temperature medie annuali, rendendola la principale fonte di emissioni nella storia umana. Il petrolio è la seconda fonte, avendo prodotto nel 2019 12,54 miliardi di tonnellate di CO2. Anche l’abbattimento delle foreste provoca danni consistenti. In quanto gli alberi aiutano a regolare il clima assorbendo l’anidride carbonica dall’atmosfera. E quindi, se vengono abbattuti, se ne perde l’effetto benefico e la CO2 immagazzinata negli alberi viene rilasciata nell’atmosfera, accentuando all’effetto serra. Infine, l’aumento degli allevamenti intensivi di bestiame e l’uso di fertilizzanti contenenti azoto, contribuiscono anch’essi ad aumentare le emissioni di gas a effetto serra.
Gli accordi internazionali
Come rimediare? Nel dicembre del 2015, alla Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) è stato firmato l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. Che fornisce un quadro credibile per raggiungere la decarbonizzazione, con obiettivi a lungo termine. Per affrontare il cambiamento climatico e una struttura flessibile basata sui contributi dei singoli governi.
I governi firmatari si sono impegnati a limitare l’aumento della temperatura al di sotto di due gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali con sforzi per rimanere entro 1,5° . E raggiungere la “carbon neutrality” nella seconda metà del secolo che stiamo vivendo. Ma molte sono le questioni lasciate ancora irrisolte e aperte dall’accordo. Nel 2018 la COP24 di Katowice ha poi approvato le regole di attuazione dell’Accordo di Parigi (il cosiddetto “Paris Rulebook”). Nel 2021, la Cop26 di Glasgow ha poi ribadito l’impegno a raggiungere entro il 2050 la cosiddetta Carbon Neutrality a livello globale.
La strada da percorrere per la decarbonizzazione è chiara e si chiama transizione energetica
Il passaggio da un mix energetico incentrato sui combustibili fossili a uno a basse o, meglio, a zero emissioni di carbonio, basato sulle fonti rinnovabili. Le tecnologie per la decarbonizzazione ci sono, sono efficienti e vanno scelte a tutti i livelli. E un grande contributo alla decarbonizzazione arriva dall’elettrificazione dei consumi finali. Si tratta di rimpiazzare in tutti i settori – dalle abitazioni ai trasporti, compresi quelli a lunga percorrenza, fino all’industria pesante – le tecnologie basate sui combustibili fossili con quelle che utilizzano l’elettricità prodotta da fonti rinnovabili . Ottenendo non solo l’abbattimento delle emissioni a effetto serra, ma anche dell’inquinamento atmosferico, in particolare nelle città.
La scienza offre dati certi e proiezioni di scenari futuri studiati attentamente. Il cambiamento del clima non aspetta e non si ferma. Serve un cambio di paradigma culturale forte, un vero e proprio mutamento epocale per tradurre in realtà ciò su cui tutti ormai sono d’accordo.