Stradivialli. Da tempo e chissà per quanto ho in mente questa parola. Stradivialli. Non ricordo dove l’ho letta, comunque era Gianni Brera che lo chiamava così.
Stradivialli
Non ricordo quante volte l’ho visto, allo stadio, in tutti gli stadi dove ha giocato. Vialli, il Gianduca, direbbe sempre Brera.
Io impazzivo per la Sampdoria, urlavo davanti alla tv, a casa, quando vivevo con i miei genitori. Quando Vialli e Mancini si affacciavano al grande calcio, nell’83-84, con Eugenio Bersellini in panchina, da Borgotaro, pure scomparso.
Io preferivo Mancini, la classe, per me non c’era paragone. Preferisco i difensori, come Nesta, i difendenti, lo sport non è solo segnare, il basket non è solo segnare, è anche difesa.
Stradivialli meritava di più
Vialli, dunque, è stato grande meritava molto di più, in Nazionale.
Si rivelò nell’80-’81, già a 16 anni, nella Cremonese, in serie B. L’Italia non si qualificò per gli Europei del 1984, lui avrebbe già meritato di giocarli, per le 18 reti realizzate in serie B nella Cremonese, appunto, in due campionati. Enzo Bearzot lo fece debuttare nell’85 e lo inseriva nei finali delle 4 partite del mondiale del Messico, in cui poteva dare molto di più di Giuseppe Galderisi, il Nanu che era stato eccellente al Verona, ma l’anno prima.
L’apice
L’apice azzurro lo toccò a Euro ’88, arrivando in semifinale, 0-2 con l’Urss, ovvero l’Ucraina, la nazionale di Lobanowski spettacolare al Messico ’86, con il Pallone d’oro Igor Belanov.
Le notte magiche di Italia ’90 non furono così magiche per Vialli, che pagò l’esplosione di Totò Schillaci, erano due centravanti, rischiavano di pestarsi i piedi; Azeglio Vicini partì con Vialli e Carnevale. Con l’Argentina, in semifinale, la partita più difficile li fece giocare assieme, Vialli e Schillacci, segnò quest’ultimo, finì con Serena e Baggio al posto di Vialli e Giannini, appunto.
Vialli avrebbe meritato di giocare l’Europeo del 1992
L’Italia non si qualificò per il palo di Rizzitelli, con la Russia. All’epoca il vero campionato d’Europa, e a lungo anche del mondo, si giocava in qualificazione, con appena 8 partecipanti, rispetto alle 48 del prossimo mondiale. 48. 8 a 48.
Vialli avrebbe meritato di essere il centravanti dell’Italia vicecampione del mondo con Arrigo Sacchi, nel ’94, Baggio e Vialli, non Casiraghi e Baggio, Massaro e Baggio, con Signori a difendere.
Stradivialli e il rapporto con la Nazionale
Anzi, l’Italia doveva essere Vialli centravanti, Signori al suo fianco e Baggio sulla trequarti.
Uscì dalla nazionale, come Zenga, per lo scherzo ad Arrigo Sacchi, il formaggio nel tovagliolo.
Nel ’96 Vialli vinse la Champions con la Juve, certamente meritava la convocazione, fra i 22, non i 26 attuali, dell’Europeo, c’erano Chiesa e magari il compagno Ravanelli che probabilmente allora erano più forti di lui, comunque doveva esserci.
A Francia ’98 giocava nel Chelsea, aveva 34 anni, non sarebbe stato scandaloso vederlo fra i 22, magari al posto di Sandro Cois, che naturalmente non giocò mai.
Stradivialli allenatore
Smise presto, fece in tempo a vincere la coppa delle Coppe con il Chelsea, da allenatore-giocatore, quasi soltanto da giocatore, contro il Vicenza. Ero allo stadio Romeo Menti, all’andata, c’era Massimo Ambrosini, giovanissimo, il commentatore di Dazn e anche di Prime video.
Uno a zero biancorosso, con il Var il Vicenza sarebbe andato in finale, il gol di Luiso era buono, al ritorno, il secondo, il Chelsea non avrebbe vinto 4-2.
Poi Vialli è diventato Stream, forse, non vado a controllare, di certo un perno di Sky. Magnetico.
Era la Juve
E’ stato la Juve, una bandiera della Juve, la Juve di Trapattoni e poi di Lippi.
Era stato la Sampdoria, dello scudetto, qualcosa di mirabolante, con Vujadin Boskov, e poi tanta Juve, dopo la finale di coppa dei Campioni persa a un soffio dai rigori, contro il Barcellona, con il Doria.
Stradivialli poteva durare molto più di 18 anni da professionista, con il metro di Totti poteva smettere nel 2005, considerato che era del 1964.
In nazionale, di fatto, si è limitato a due mondiali, decisamente poco per il talento, per le rovesciate, gli assist, il contenimento, le idee.
Memorabile quando alla Juve disse, ai giornalisti. “Invece che venire da me, andate da Porrini che ha tante cose da dire”.
Esattamente, era il titolare meno personaggio in una Juve di Lippi.
Non ho capito perchè non abbia fatto l’allenatore, si sia accontentato di giocare a golf, di fare tv.
Aveva il sogno di comprare la Sampdoria, si è spento in anticipo.
L’Europeo con l’Italia da dirigente è storia fresca, dopo l’emergere del tumore al pancreas, nel 2017
Rammento l’intervista ad Aldo Cazzullo, su Il Corriere della Sera, la battaglia pubblica, le interviste, i racconti. L’Europeo, appunto, nel 2021, l’abbraccio con Roberto Mancini dopo la vittoria ai rigori.
In campagna, dove sono cresciuto io, nella cultura contadina che poi è la stessa del Veneto, il Veneto bianco, che la domenica andava e speriamo vada ancora, a messa, come andavo io, oggi semmai vado a raccontare la messa, si direbbe, “ha fatto presto ad andarsene”, in dialetto.
Come Sinisa Mihajlovic, uguale, sì è durato qualche anno in più. La recidiva non perdona
Rammento il mio amico Emiliano Mondonico, fu il suo scopritore. Da Cremona, dalla Bassa, all’empireo calcistico. Il secondo step del tumore non perdona.
Chiudo con il ricordo della tv, sempre di quando ero bambino, metà anni ’80, Vialli con i riccioli neri, poi rasato.
Vialli era uomo mercato, restò alla Sampdoria sino ai 28 anni, se ne fosse andato prima avrebbe vinto al Milan. Di sicuro Sacchi l’avrebbe preso anche per il dopo Van Basten.