I rapporti dell’IPCC (Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico) non indicano alcuno specifico intervento per ridurre l’impatto ambientale. Ma mostrano le potenziali possibilità di riduzione delle emissioni di CO2. I pro e i contro e i co-benefici delle diverse azioni, nel breve e nel lungo termine. Da pochi giorni è pubblica la terza parte del Sesto rapporto dell’IPCC sul clima. Con le indicazioni su cosa sia indispensabile fare per contrastare i cambiamenti climatici. E, secondo questo rapporto, l’azione più immediata da mettere in campo è quella di puntare su eolico e solare, i cui costi, negli ultimi anni, sono crollati.
IPCC e le difficoltà riscontrate

Ciò che colpisce di più, nel comunicato con il quale l’IPCC ha accompagnato la pubblicazione della terza ed ultima parte del suo Sesto rapporto, è la difficoltà nel trovare le parole per rendere comprensibili ai più, in tutta la loro drammaticità, i contenuti di questo lavoro che ha coinvolto 278 scienziati provenienti da 65 nazioni di tutto il mondo. Al termine dell’analisi di migliaia di studi e di quasi 60mila commenti di esperti, la conclusione è stata che «senza un’azione immediata ed epocale in termini di riduzione dei gas ad effetto serra in tutti i settori, non potremo centrare gli obiettivi climatici fissati dalla comunità internazionale».
Già superati gli 1,1 gradi di riscaldamento globale
La prima parte del rapporto, pubblicata nell’Agosto dello scorso anno, ha sottolineato come ci sia stata un’accelerazione del riscaldamento globale, mai registrata prima. La temperatura media sulla superficie degli oceani e delle terre emerse ha superato già di 1,1 gradi centigradi i livelli pre-industriali e potrebbe arrivare nel 2031 a 1,5 gradi, dicono gli esperti, contrariamente a quanto concordato nell’Accordo di Parigi e, cioè, di non oltrepassare quella soglia prima della fine del secolo.
IPCC: puntare su solare ed eolico!

La seconda parte è stata pubblicata alla fine dello scorso mese di Febbraio e descrive gli impatti sempre più generalizzati e devastanti per le popolazioni e gli ecosistemi del Pianeta. L’ultimo capitolo del rapporto appena pubblicato è dedicato alle soluzioni, a quello che possiamo e dobbiamo fare concretamente, per ridurre le emissioni e mitigare i cambiamenti climatici. Partiamo da un dato: tra il 2010 e il 2019, la media annuale di emissioni di CO2 nell’atmosfera ha raggiunto i livelli più alti di sempre ma almeno (magra consolazione!) il ritmo della crescita è diminuito.
Il peggioramento del clima minaccia metà della popolazione mondiale

La speranza è l’ultima a morire! Considerando che dal 2010 si sono registrate fortissime diminuzioni dei costi di produzione di energia solare ed eolica, con un abbattimento fino all’85% e che anche le batterie per accumulare l’energia prodotta da fonti rinnovabili costano sempre meno, un crescente numero di leggi e regolamenti ha migliorato l’efficienza dei sistemi di produzione dell’energia rinnovabile riducendo, di conseguenza, la deforestazione.
IPCC: occorre agire in ogni settore!
Abbiamo a disposizione gli strumenti e le conoscenze necessarie per limitare il riscaldamento globale e alcune scelte adottate da numerosi governi sono incoraggianti. Se queste scelte verranno incrementate e applicate in modo ampio ed equo, potremo sostenere la riduzione delle emissioni e stimolare l’innovazione, agendo in ogni settore a partire da quello energetico, applicando una riduzione sostanziale dell’uso di materie fossili, un’elettrificazione generalizzata e, ultimo ma non per ultimo, migliorando l’efficienza e l’uso di combustibili alternativi come l’idrogeno.
IPCC e le giuste politiche

Con le politiche giuste, sempre a parere dell’IPCC, possiamo ridurre dal 40% e fino al 70% le emissioni di anidride carbonica nell’aria entro il 2050. Tra l’altro, i cambiamenti nel nostro stile di vita contribuisce senz’altro al miglioramento del benessere in generale e, soprattutto, alla salvaguardia della salute. Iniziando dalle città, che possono contribuire in modo fondamentale ad abbattere i consumi. Elettrificando i trasporti e puntando sull’utilizzo di fonti energetiche a basso impatto ambientale.
Per IPCC colpe anche all’industria
Anche l’industria, responsabile di un quarto delle emissioni globali di CO2, dovrà sempre di più utilizzare materiali più eco-sostenibili. Puntare sul riciclo e il riutilizzo e minimizzare la produzione di rifiuti. L’edilizia dovrà adottare processi ad impatto zero o limitato (ma di questo, ho già parlato in un altro articolo). E, allo stesso modo, l’agricoltura, la gestione delle foreste e l’uso del suolo sono chiamate ad una riduzione delle emissioni su larga scala. Tutto ciò dovrà essere effettuato nei prossimi anni. Perché, negli scenari che sono stati individuati, la limitazione dell’aumento della temperatura media globale ad 1,5 gradi impone un picco delle emissioni non oltre il 2025. E una riduzione del 43% entro il 2030.
Il cambiamento climatico e il dramma della siccità

In relazione a periodi prolungati di siccità, il rischio di una condizione irreversibile di aridità si fa sempre più reale. In Europa, questa condizione di aridità colpirebbe una sempre più ampia fascia della popolazione; un incremento di 3 gradi sopra i livelli preindustriali, provocherebbe uno stato di siccità estrema a carico di almeno 170 milioni di persone. Contenendo il riscaldamento a +1,5 gradi, la popolazione esposta a queste condizioni scenderebbe a 120 milioni.
Sempre secondo l’IPCC, l’aumento di ondate di calore, siccità e inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali. Causando mortalità di massa in alcune specie tra alberi e coralli. Questi eventi meteorologici estremi si stanno verificando simultaneamente e causano impatti a cascata, sono sempre più difficili da gestire. E se realizzare un modello di sviluppo resiliente al clima è già adesso, agli attuali livelli di riscaldamento, una sfida complessa, questo obiettivo sarà ancora più difficile da raggiungere. Se il riscaldamento globale dovesse far aumentare la temperatura di 1,5 gradi.
IPCC e l’innalzamento del Mare Mediterraneo

Il livello del Mare Mediterraneo è aumentato di 1,4 millimetri all’anno durante tutto il XX secolo. Con un’accelerazione alla fine del secolo e la prospettiva che continui a crescere in futuro, raggiungendo valori vicini al metro nel 2100. Se non agiremo subito per tagliare rapidamente le emissioni di gas ad effetto serra, mancheremo l’obiettivo cruciale di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. E l‘aumento del livello del mare potrebbe continuare, con conseguenze inimmaginabili per la sopravvivenza stessa del genere umano.