Venezia ha un critico d’arte vero, un ufficiale di Marina uscito dall’Accademia che si è dimesso dalla mattina alla sera perché volevano trasferirlo dalla città della quale si era innamorato. Rappresentò un caso unico di dimissioni così rapide. Un abruzzese arrivato sulla nave in Laguna e, affascinato dalle calli e dal mare, deciso a non andare più via. Oggi a 83 anni Enzo Di Martino racconta i suoi ricordi di cronista e critico nel libro “Memorie” (Edizioni Studio B&S, Padova). Ed è una storia dell’arte a Venezia negli ultimi cinquant’anni quasi sotto forma di appunti di viaggio. Nella prefazione Claudio Rebeschini spiega come leggere le pagine: “Scrivere è una sfida continua tra ciò che è, il vissuto, e ciò che può essere detto altrimenti, il desiderato”.
Enzo e un libro che è un’altalena
E davvero il libro è un’altalena tra il vissuto e il desiderato, tanto che l’autore mette subito in evidenza quelli che chiama i suoi “fallimenti”: la mancata scuola di vetro per artisti a Murano; la scuola per stilisti che non c’è; il mancato premio Durer per l’incisione a Norimberga; la chiusura del Museo Guidi; una mancata mostra di Klimt a Venezia.
Il suo rammarico
Anche la sconfitta per non essere riuscito a creare uno spazio per celebrare un maestro dello Spazialismo come Gino Morandis. Infine, il fatto che Venezia non sia mai riuscita a realizzare un ambiente per ospitare gli artisti che arrivano in città e che avrebbero potuto ripagare regalando una loro opera.
Chi è Enzo

Enzo Di Martino da oltre quarant’anni racconta l’arte dalle pagine del Gazzettino e, tra gli altri libri, ha scritto una straordinaria storia della Biennale Internazionale tradotta anche in inglese e presentata a Edimburgo. Si è occupato di arte e artisti in tutto il mondo, ha organizzato mostre tra Europa e America, ha valorizzato gli incisori emergenti dell’Est Europeo dopo la caduta del Muro. E’ stato talmente bravo che qualche Paese lo ha nominato console, carica rifiutata con gentilezza dicendo “non è il mio mestiere”.
Un personaggio

Per decenni Enzo, con la sua barba curata, il sigaro stretto tra le dita, gli occhiali spesso sollevati sulla fronte, ha rappresentato il sigillo di garanzia per una mostra, grande o piccola. Gli artisti li conosceva tutti e li ha raccontati nelle “Memorie”: maestri di fama internazionale e altri che per destino sono rimasti indietro, talenti riconosciuti e altri che hanno scelto di non affacciarsi troppo.
Quelli venuti da lontano: Jim Dine, maestro della Pop Art, che forse si separa dalla prima moglie fotografa perché Di Martino non l’aveva coinvolta in un libro fotografico che poi non è mai uscito. Milton Glaser, uno dei grandi grafici americani, quello di “I love New York”, al quale lo legava la grande passione comune per Piero della Francesca. Joe Tilson lo scultore della pop art al quale sono state ordinate le tremila piastrelle in vetro che coprono un lato dello storico albergo liberty Ausonia del Lido. Botero che, dice Di Martino, si può capire nei suoi personaggi esagerati soltanto se si conoscono i protagonisti dell’altro genio colombiano, lo scrittore Gabriel Garcia Marquez.
Poi ci sono gli amici veneziani e veneti
Il pittore e incisore Giuseppe Zigaina legato a Pier Paolo Pasolini sul quale ha scritto un inquietante libro, “Pasolini e la morte”, nel quale sostiene che lo scrittore e regista avesse progettato la sua fine come sacrificio, una sorta di “suicidio per delega”. Ludovico De Luigi con la sua Venezia metafisica e oggi quasi reale, Raoul Schultz una specie di genio incompreso e che non voleva essere scoperto. Valerio Adami, Emilio Isgrò che chiama il “Signore delle cancellature”, il grande Christo, Jean Tinguely che espone a Palazzo Grassi, il regista Ermanno Olmi, lo scultore Gio Pomodoro, Riccardo Licata che insegnava alle Belle Arti a Parigi e lo invitava spesso.
Enzo e Missoni

Lo stilista Ottavio Missoni che convince a esporre le sue opere in una mostra intitolata “Missoni, il Genio del Colore” prima a Maribor, allora capitale europea della cultura, poi a Venezia. Dice Di Martino che non ha fatto altro che far emergere il rapporto tra arte e moda che è sempre stato intenso: da Klimt a Dufy, da Balla e Depero fino a Man Ray e alla Optical Art. Fu un successo.
Un uomo che sa come muoversi
Enzo si muove tra artisti grandi e solitari, intellettuali gelidi e altri caldi come un buon bicchiere di rosso. Tra mostre straordinarie: quella alla Cini su “Modigliani e i suoi amici”, da Picasso a De Vlaminck e Max Jacob, per ricordare gli anni vissuti a Venezia dal grande pittore che aveva uno studio a mezzadria a Ca’ Pesaro. E l’altra mostra a Palazzo Ducale proprio su “Modigliani a Venezia tra Livorno e Parigi”.
Carisma e amore per il lavoro
Di Martino non si sottrae, lavora per i grandi eventi ma anche per le organizzazioni culturali venete e per quelle giovani ricche di entusiasmo e senza un soldo. Non solo, si presta anche all’organizzazione del “Museo dello splendore” in un convento dei Cappuccini a Giulianova. A padre Serafino, il priore, si presenta con onestà: “Non sono credente”. E quello ribatte tranquillo: “Non temere perché Dio crede in te”.
Anche con Van Gogh

Si adopera anche perché venga riconosciuta l’autenticità di un Van Gogh, “Les Meules 1888”, un’opera che vale molte decine di milioni di dollari. Ha incontrato più volte la massima autorità sull’opera del grande olandese, Abraham Hammacher, che è morto ad Abano nel 2002. L’opera, bellissima, è stata presentata al pubblico solo per due giorni, a Venezia, nel 1996. Attende l’autentificazione ufficiale, ma il sigillo di Hammacher è la sola garanzia impossibile da escludere.
Infine, i grandi della pittura veneziana del Novecento
La sua amicizia con Virgilio Guidi e con Bruno Saetti, che pure non si amavano. E quello che chiama il “triangolo delle Bermuda”, la piccola calle vicino alla Salute, dove avevano lo studio tre giganti: Armando Pizzinato, Emilio Vedova, Giuseppe Santomaso. Tutti dal carattere difficile, di una precisa parte politica, incapaci di tenersi dentro i loro giudizi; tutti destinati e entrare nei libri di storia dell’arte.
Enzo Di Martino li racconta da critico e da amico, li dipinge quasi nella loro città comune. Non dimentica gli altri critici: da Paolo Rizzi che lo chiamò al Gazzettino, a Giulio Carlo Argan, Milena Milani, Achille Bonito Oliva.
Enzo e un libro sulle memorie
Un libro di memorie che non chiude alla memoria, tanti ricordi restano ancora da raccontare e nel “finalino” promette che darà spazio ai tanti artisti e amici dimenticati questa volta. Intanto, Di Martino continua la sua opera di diffusione della cultura, ha regalato e regala a musei e istituti le sue collezioni soprattutto di grafica. Proprio al mondo delle incisioni, litografie, serigrafie e altre forme ha dedicato uno dei suoi libri più belli “Storia della grafica d’arte” (Editalia).
Enzo è il critico d’arte e Venezia, città dell’arte, è fortunata ad averlo.