Ormai le chiamiamo sneakers, per la loro suola di gomma che le rende silenziose: sneak up on someone, dicono gli anglosassoni, indossandole potresti sorprendere alle spalle qualcuno. Però quello delle scarpe sportive, utilizzate per praticare le discipline più svariate oppure, più semplicemente per un outfit quotidiano, è un universo variegato. La storia del costume s’intreccia con l’evoluzione degli standard sportivi, il design, l’evoluzione tecnologica. La storia delle sneakers, in breve, ci rappresenta, di generazione in generazione, di modello in modello.
Le scarpe sportive; l’idea di una mestrina e la collezione di Renato
A una trentenne mestrina, Giulia Zandò, giovane critica d’arte con diploma accademico di secondo livello a Brera, è venuta l’idea felice di costruire una mostra, assieme nostalgica ed innovativa: la sua Una vita di corsa, inaugurata di recente nello Spazio Arte Lab di Corte Legrenzi a Mestre, racconta in oltre cinquanta paia di scarpe una vicenda affascinante e vissuta.
È la collezione privata di Renato Costantini, presidente della società Esse Tre Running e per anni titolare del negozio di abbigliamento sportivo Essetre. Le sue scarpe da running, tutte rigorosamente usate, narrano i destini del nostro sport, il cambiamento del gusto e delle mode: stanno tutte appese al soffitto, “anime di gomma” che spiegano più di ogni narrazione dotta.
Non tutte le scarpe sono sneakers
«E non chiamatele tutte sneakers, ormai si fa un po’ di confusione. – commenta Costantini che, dell’argomento in questione, è un vero esperto – Queste, da running hanno funzioni specifiche, le altre sono diventate scarpe di moda … anche i termini variano con il passare del tempo. Pensi – aggiunge – è stato un po’ come per i jeans, che dapprima venivano utilizzati per i lavori pesanti e poi sono stati adottati da tutti».
Come sono nate
Un percorso lungo e avventuroso, potremmo aggiungere: per primi ci avevano pensato i Nativi d’America, dato che alcune tribù (già dal XVI° secolo) utilizzavano il lattice per ricoprire le piante dei piedi sui terreni più impervi. Nel 1839, la svolta: viene inventato il processo di vulcanizzazione, che rende il lattice molto più resistente. Di lì alla creazione, in Inghilterra, nel 1850, della prima vera scarpa da ginnastica, il passo è breve.
Oggetto di culto
La novità piace moltissimo agli aristocratici, che ne fanno un vero oggetto di culto: suola di gomma, tomaia di tela e via, all’aria aperta. L’oggetto diventa un prodotto di massa grazie alle Olimpiadi di Atene del 1896; prima le indossano i tennisti, poi i calciatori e gli atleti di ogni disciplina.
Il resto è storia del Novecento, poi cronaca dei nostri giorni
Alzi la mano chi non ha indossato un paio di scarpe da basket prodotte dal signor Marquise Converse fin dal 1919, vale a dire le Converse All-Star. Quelle che Mister Chuck Taylor, cestista e allenatore celeberrimo, approvò nel 1923 e divennero note universalmente come Chuck Taylor All-Star (ancor oggi le scarpe da basket più vendute di tutti i tempi).
Scarpe sportive? Adidas e Puma; due sorelle
L’anno successivo un produttore tedesco, Adi Dassler, inventò un altro paio di scarpe sportive dando loro il suo nome abbreviato: nacquero così le Adidas. Ironia della sorte, Jessie Owens calzava proprio Adidas quando vinse quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi berlinesi del 1936, davanti ai baffi di Hitler. IL fratello di Adi, Rudi, dal canto suo, avrebbe fondato un’altra azienda di calzature sportive, la Puma.
La mostra
Come le scarpe da ginnastica abbiano marcato e contraddistinto il contemporaneo è una vicenda interessante e complessa, che la mostra mestrina indaga sottilmente, collegando le “anime di gomma” sospese al soffitto ad icone memoriali che tappezzano le pareti: polaroid dei modelli in mostra e fantasiosi collages che la curatrice ha chiamato Nostalgie: «questi frammenti anacronistici sono atti a veicolare il macro-soggetto “Arte” – scrive Giulia Zandò – sotto le mentite spoglie della rivisitazione, ricercando un confronto emozionale con lo spettatore».
I loghi delle scarpe e la loro impronta nella nostra vita
Chi non ricorda le Air Jordan di Nike e il loro impatto emotivo (anche politicamente pregnante) sul pubblico afroamericano? Un’occasione unica, di valore iconico, tanto che – anche quando Jordan si ritirò dall’NBA – le sue scarpe continuarono ad essere vendute. Anche oggi, le Air Jordan Banned, con le Stan Smith di Adidas e le Puma Suede, sono autentici capisaldi del gusto metropolitano.
Una mostra a due livelli
L’esposizione di Giulia Zandò corre su due binari (sicuramente il punto di forza della mostra): da un lato i modelli che hanno portato alla ribalta grandi campioni, come il maratoneta Gelindo Bordin e il grande Mo Farah con le sue Nike Air Pegasus. Oppure le scarpe usate da Laura Fogli, Salvatore Bettiol e i fratelli Damilano.
Dall’altro, al piano superiore, si offre al pubblico un video di Eleonora Cesari intitolato In Their Shoes che indaga il rapporto tra sneakers e mondo del cinema. La stessa curatrice ha scritto un saggio, Una vita di corsa, un racconto, per condurre i lettori alla scoperta del mondo della corsa.
Le scarpe sportive e i film
Dalle scarpe di James Dean in Gioventù bruciata a Giorgio Armani che fa sfilare le scarpe da ginnastica in passerella, magari con lo smoking. Con le firme degli stilisti, lievitano anche i prezzi: «Occhio amici – commenta divertito Costantini – non pensate che comprare sneakers, anche firmate, in qualche saldo incredibile, per poi lasciarle in scatola, sia un buon affare. Il brutto della faccenda è che le scarpe in questione, proprio per la loro raffinata composizione tecnologica, sono un oggetto effimero e si deteriorano in fretta, le usiate o no …».
La prova del nove
A riprova, in mostra sono esposte un paio di sneakers non utilizzate di qualche anno fa: letteralmente esplose, sbriciolate, senza mezzi termini. Con buona pace del Pump-air soffiato nelle calzature da Reebok, per farle stare più aderenti al piede. Come la scarpetta di Cenerentola, per il tempo di un ballo.
Brava Francesca…bellissimo articolo per una bellissima mostra!
Ho visto la mostra SUPER.
Merita veramente per conoscere ciò che indossiamo quotidianamente.
Bravi tutti, collezionista e curatrici, complimenti.
Camminare: un antico/giovane sogno di madonna UMANITA’