Sono le settimane del Pordenone, purtroppo in negativo, in serie B, sempre nella parte più bassa della classifica, da inizio stagione e già al terzo cambio di allenatore. A Massimo Paci era subentrato Massimo Rastelli, adesso tocca a Bruno Tedino, alla terza esperienza sulla panchina neroverde. Qualcosa si incomincia a vedere, il pareggio con la Cremonese ha segnato un punto e molte speranze. Ne parliamo con il presidente Lovisa.
Lovisa presidente
L’artefice dei cambi è Mauro Lovisa, il presidente neroverde che dopo la sconfitta con la Ternana aveva detto: “Abbiamo toccato il punto più basso, nel primo tempo ho avuto vergogna, per la prima volta… Per la prima volta, è arrivato un mister che ha voluto giocare a 5 dall’inizio, in difesa, cosa che non si fa. In 14 anni di mia presidenza, mai nessuno lo aveva fatto e mai nessuno lo farà in futuro”.
Lovisa è il Pordenone
Insomma è un presidente di personalità che interviene nelle scelte tattiche. “Abbiamo un’organizzazione da serie A, un centro sportivo da serie A, ora ci metteremo in mezzo anche il discorso dello stadio… e dobbiamo vedere questi spettacoli? Come società abbiamo fatto un po’ di confusione sulle scelte tecniche”.
L’incontro
Avevamo incontrato da soli il patron dei ramarri a Ferrara, alla presentazione dei calendari, e lì ci aveva raccontato la sua storia.
Chi è Lovisa
“Lavoro nel mondo del vino, dunque sono un collega della famiglia Fantinel, friulana”. Già proprietaria della Reggiana, con Franco Dal Cin, e poi della Triestina. “Loro in realtà sono nostri clienti. Produciamo le barbatelle, piantine da cui si ottiene vino, quindi senza di noi non si beve…”.
Lovisa prese il Pordenone in Eccellenza
“Abbiamo compiuto una bella corsa, dal 2007, l’ex sindaco Bolzanello riuscì a salvare la società, a mantenere la matricola, da lì siamo partiti per un percorso importante: 7 stagioni in serie D, 5 in C, questa è la terza in B. In cento anni di storia, la nostra società non era mai stata in questa categoria”.
La sfida di Coppa Italia a San Siro, contro l’Inter
“Furono gli ottavi di finale, il nostro trampolino di lancio, da lì siamo partiti poi verso la semifinale playoff, al primo anno di B”. Poi il licenziamento di Tesser, la non conferma di Domizzi e i tre cambi in poche settimane di campionato. Adesso, naturalmente, l’obiettivo diventa la salvezza, magari senza playout.
Lovisa, qual è il segreto del nordest, così presente, fra serie A e B?
“L’Udinese e il Verona sono in serie A, stabilizzate, il Venezia è salito quest’anno, il Cittadella viene dalla seconda finale playoff persa, il Vicenza è risalito (adesso è in coda), peccato che sia saltato il Chievo. Venete e friulane si fanno rispettare, speriamo che continuino”.
L’Udinese è proprio un modello
“Funziona davvero. Una città con poco più di 100mila abitanti, tanto a lungo ai massimi livelli, con la stessa proprietà, noi magari investiamo un po’ di più sui giovani. I bianconeri hanno questo fiuto di prendere calciatori già maturi, insegnano la programmazione”.
Lovisa, nel frattempo Attilio Tesser è passato al Modena
“Parlare di quanto succede in casa di altri non è mai bello. Occorre conoscere bene le situazioni. Oggi il calcio è diventato decisamente più veloce, sotto tutti gli aspetti, e anche dei numeri. Tutti si attendono punti subito, se non li fai arrivano problematiche. Non si possono cambiare 10 calciatori, neanche 3, il mercato di riparazione apre a gennaio e allora spesso gli allenatori sono i primi a finire sulla graticola, a torto o a ragione”.