Già nel 312 a.C., il primo acquedotto romano, l’Aqua Appia, trasportava oltre 70.000 metri cubi di acqua al giorno nel cuore di Roma. Questa meraviglia ingegneristica fu realizzata per garantire ai Romani l’approvvigionamento di acqua dolce. Dopo 2.300 anni, la capitale è in difficoltà, ma non solo essa; per molti italiani, lo stato attuale delle cose, riferito alla carenza di approvvigionamento idrico, ha sollevato un’ovvia domanda: cosa dobbiamo fare per evitare la crisi idrica?
Cosa fare per la crisi idrica
La prima cosa da fare è intervenire sulle infrastrutture idriche del Paese. La rete idrica italiana gestisce ogni anno oltre otto miliardi di metri cubi di acqua, di cui circa tre miliardi vanno sprecati a causa di perdite. Ciò comporta la crescente necessità di investimenti a livello locale e nazionale, essendo sempre più pressante la necessità di preservare l’acqua potabile. Sebbene riparazioni, interventi di manutenzione e miglioramenti consentano di risparmiare acqua, per fermare definitivamente le perdite potrebbe essere necessario revisionare l’intera rete idrica nazionale: impresa titanica!
Casa e spreco d’acqua
La casa è il luogo in cui gran parte dei cittadini può contribuire a evitare lo spreco d’acqua; sistemare i rubinetti che perdono può far risparmiare oltre 20.000 litri d’acqua all’anno. Nell’Italia meridionale, gli agricoltori scavano tradizionalmente piccoli stagni per raccogliere più acqua piovana possibile, pratica che potrebbe essere ulteriormente diffusa; progetti simili di stoccaggio su scala più ampia sarebbero particolarmente utili, se combinati con schemi di trasferimento dell’acqua per distribuire le eccedenze tra regioni in maniera più omogenea. Ogni anno, la Puglia riceve 250 milioni di metri cubi di acqua dalla Basilicata e ha addirittura preso in considerazione la reale possibilità di trasportare acqua dall’Albania attraverso il Mar Adriatico.
Un’altra soluzione alla crisi idrica
Un’altra soluzione potrebbe essere incrementare la produzione d’acqua in Italia. Ad esempio, la desalinizzazione è un’opzione considerabile, in quanto molto meno costosa di una volta. In Sardegna, un impianto di desalinizzazione fornisce 12.000 metri cubi di acqua al giorno all’industria locale e impianti simili potrebbero aiutare l’isola a superare le carenze stagionali interne. Un altro modo per migliorare l’efficienza è attraverso programmi di riutilizzo su larga scala delle acque reflue, che catturano l’acqua usata per l’utilizzo a scopi non potabili.
La maggior parte delle città italiane hanno fontane pubbliche sempre in funzione: Roma ne ha più di 2.000, e quasi tutta l’acqua potabile si perde negli scarichi delle acque piovane. Tuttavia, dal 2007, le normative hanno visto alcune fontane urbane installate per il filtraggio delle acque reflue per uso pubblico. Allo stesso modo, le acque reflue trattate potrebbero anche essere impiegate per ricaricare le falde acquifere italiane ormai impoverite, come avviene in alcune città australiane. Una soluzione più economica è ridurre il consumo d’acqua.
Crisi idrica e agricoltura
L’Italia ha una delle impronte idriche più alte d’Europa, superiore del 66% alla media mondiale. Di questa, una quantità sproporzionata viene utilizzata per l’agricoltura: fermo restando che l’irrigazione è essenziale, bisognerebbe considerare i vantaggi in termini di consumo del passaggio dall’antica e inefficiente pratica delle inondazioni ai più sostenibili sistemi di micro-irrigazione. L’industria è il secondo settore per utilizzo di acqua e anche in questo caso l’adozione di processi più efficienti dal punto di vista idrico e la trasformazione dell’acqua salata in acqua dolce potrebbero ulteriormente contribuire alla riduzione dei consumi.
Un esempio di risparmio
Lavare i piatti a mano può sembrare economico ma, in realtà, si utilizzano circa 122 litri d’acqua alla volta; la lavastoviglie utilizza molta meno acqua: 12 litri (in media) per carico. Le docce rappresentano uno dei maggiori sprechi; mediamente, si usano oltre 20 litri d’acqua al minuto. Fare docce di tre minuti, anziché di dieci, può far risparmiare 70 litri a persona alla volta.
Anche i servizi igienici utilizzano una grande quantità d’acqua, fino a 18 litri per ogni scarico. In più, sistemare le perdite in casa consente di risparmiare una quantità sorprendente di acqua: oltre 20.000 litri all’anno per un rubinetto che gocciola e quasi 60.000 litri all’anno per un bagno che perde. Anche in cucina è possibile risparmiare acqua in molti modi. Un rubinetto di vecchia concezione utilizza circa 16 litri di acqua al minuto, che aumentano rapidamente quando si lavano le verdure, ad esempio. I rubinetti ad alta efficienza aggiungono aria al flusso d’acqua in modo da ottenere una pressione simile con appena la metà della quantità di acqua.
Crisi idrica al momento stabile
Sebbene l’attuale situazione idrica italiana sia relativamente stabile, la siccità del 2017 e l’estate calda e secca del 2019 stanno facendo sì che molti italiani prestino più attenzione alla loro sicurezza idrica. Poiché si prevede che il cambiamento climatico porterà in Italia condizioni meteorologiche più frequenti ed estreme, esiste il pericolo che la diminuzione della quantità e della qualità dell’acqua obblighi a investire in modi efficaci per portarla dove serve e utilizzarla in modo responsabile.
Quanto è grave la crisi idrica
Dal 2000 a oggi, i disastri causati dalle inondazioni sono cresciuti su scala globale del 134%, mentre il numero e la durata delle ondate di siccità è aumentato dl 29%. Lo rileva un rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, che pone l’accento sulle tante lacune ancora da colmare dal punto di vista delle iniziative messe in atto per affrontare il problema.
Il riscaldamento globale
A causa delle conseguenze del riscaldamento globale, nel 2050 ben 5 miliardi di persone su 10 miliardi complessivi di popolazione, potrebbero soffrire la mancanza di acqua potabile. Si tratta della metà della popolazione che sarà sul pianeta Terra nel 2050 e tutto il resto non conta. Con un surriscaldamento globale pari a 2 °C, ci si attende che la scarsità d’acqua interesserà un ulteriore 8% della popolazione mondiale. Questo, ipotizzando che la popolazione rimanga costante perché, al suo crescere, crescerebbe anche la quota di persone in emergenza idrica.
Le criticità da risolvere
ll 60% degli Stati membri dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale non dispone di servizi all’altezza delle sfide legate all’acqua. L’interazione con gli utilizzatori di dati legati al clima nel settore idrico è insufficiente, così come la raccolta di dati sulle variabili chiave. Solo una piccola percentuale della popolazione a rischio riceve preallarmi e gli investimenti per far fronte alle sfide in questo ambito non stanno crescendo abbastanza. Morale: sono necessari più dati.