Stavolta ci prova la Croazia. Zagabria ha presentato alla Commissione Ue una richiesta di registrazione della menzione tradizionale Prosek. Una goffa traduzione del termine italiano Prosecco, bollicine che riscuotono da anni un successo mondiale con 500 milioni di bottiglie. “Eravamo da tempo avvisati della questione da parte dei competenti uffici del Ministero della questione “Prosek”. Ma speravamo che la Commissione valutasse “in autonomia” come irricevibile la provocazione Croata”. Questa la nota del Consorzio di Tutela del Prosecco DOC.
Il Prosek non è solo questione di nome
Irricevibile non tanto perché palesemente evocativa della nostra Denominazione di Origine ma perché capace di minare alla radice tutto l’impianto delle Indicazioni Geografiche europee. Per questo motivo abbiamo ricevuto il sostegno e l’impegno a portare avanti una battaglia, in merito, da parte delle più importanti Denominazione di Origine a livello internazionale.
Il parere del presidente
”Non ho dubbi – prosegue il Presidente Stefano Zanette – che la questione si risolverà a nostro favore. Ma già il fatto che sia stata portata agli onori della cronaca, rischia di costituire un precedente gravissimo. La richiesta dei croati non solo è irricevibile, ma è una palese provocazione. E’ chiaramente evocativa della nostra Denominazione e potrebbe minare alla radice l’intero impianto delle Indicazione geografiche europee”.
Il direttore Luca Giavi dice la sua sul Prosek
Il problema sollevato dalla possibilità che venga riconosciuto il Prosek come menzione tradizionale rischia di costituire un problema per la denominazione prosecco. Ma rischia soprattutto di minare un principio che l’Unione Europea ha più volte ribadito in sede di Corte di giustizia Europea. Se passasse questo principio si potrebbero verificare dei fenomeni di altre registrazioni di menzioni tradizionali che potrebbero indurre in errore il consumatore circa il corretto uso della denominazione. Faccio un esempio banale legato al nostro territorio ma facilmente comprensibile. Tradizionalmente nel secolo scorso la marzemina bianca veniva chiamata “Sciampagna”.
Se passa questo principio noi potremmo avere dei produttori che dicono che è un termine tradizionale e vogliono ancora usarlo. Ne avrebbero tutto il diritto se passa il concetto del Prosek. E magari sciampagna del Veneto perchè scritto in modo diverso e non proviene dallo Champagne. A quel punto la commissione smentirebbe sé stessa nel momento in cui ha sempre contestato ad altri paesi l’evocazione di termini o uso di denominazione d’origine purchè accompagnate dalla corretta indicazione del paese. Questo per noi comporterebbe un precedente gravissimo che minerebbe tutto l’impianto comunitario della tutela del prosecco”.