A conclusione di uno stress-test pilota su un campione di 29 istituti di credito dell’Unione Europea condotto dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) ed eseguito per mappare le esposizioni degli istituti di credito al rischio climatico, si è definitivamente accertato che sarà solo attraverso un approccio più armonizzato e l’utilizzo di metriche comuni, che gli sforzi delle banche si potranno dimostrare significativi nell’affrontare e mitigare il rischio climatico.
Come scrive la stessa EBA, i risultati dello stress test forniscono un quadro chiaro delle lacune nei dati delle banche ed evidenziano l’urgenza di porre rimedio a queste mancanze, se si vuole realizzare una transizione significativa e agevole verso un’economia a basse emissioni. Nel complesso, si legge nel rapporto, “servirebbe più comunicazione riguardo alle strategie di transizione e alle emissioni di gas serra, per far sì che banche e supervisori possano affrontare il rischio climatico in modo più accurato.
I dati principali raccolti da EBA

La prima stima del Green Asset Ratio (traducibile, più o meno, in: Rapporto di Risorse Verdi), che misura il peso delle esposizioni “green” sul totale, si è attestata al 7,9%. Il 58% delle esposizioni verso imprese non di piccole e medie dimensioni, è allocato presso settori che potrebbero essere sensibili al rischio di transizione verso un’economia a basse emissioni. Il 35% delle esposizioni totali presentate dalle banche è nei confronti di debitori europei con emissioni di gas serra superiori alla mediana di distribuzione. Non va dimenticato che le banche si troveranno a breve di fronte a un rischio di transizione rappresentato dai crediti passati all’incaglio. Cioè tutte quelle esposizioni creditorie diventate inesigibili, perché non sostenibili o localizzate in aree soggette a trasformazione per il cambiamento climatico.
ESG: definizione e significato
L’acronimo ESG sta per Environmental, Social, Governance e si utilizza in ambito economico/finanziario per indicare quelle attività legate all’investimento responsabile (IR) che perseguono gli obiettivi tipici della gestione finanziaria. Tenendo in considerazione aspetti di natura ambientale, sociale e di governo delle attività.

Perché è importante investire ESG
Focalizzare la propria attenzione esclusivamente sui rendimenti finanziari di un determinato settore o azienda è ormai diventato un esercizio riduttivo. E gli investitori, nel campo del risparmio gestito anche in Italia, prestano sempre maggiore attenzione ai fattori natura ambientale, sociale e di governo delle attività (ESG, appunto). Favorita anche dalla spinta dei Millennials, la crescita della domanda è inarrestabile. E la gamma di prodotti offerti sempre più varia anche per quanto riguarda l’asset class obbligazionaria.
Criteri ESG
Integrare nelle analisi i criteri ESG è diventato centrale, non solo per quanto riguarda l’attività degli investitori istituzionali ma anche per i consulenti finanziari. Esistono molti strumenti a disposizione delle aziende e destinati ai loro stakeholder, dove con questa definizione si intendono i soggetti direttamente o indirettamente coinvolti in un progetto o nell’attività di un’azienda. Il principale è rappresentato dal Bilancio sociale, Report CSR – Rendiconto della Corporate Social Responsibility, in Italia, conosciuto anche come Bilancio di sostenibilità. Del quale ho già in precedenza parlato in un altro mio articolo.
Il documento dell’EBA

L’Autorità Bancaria Europea (EBA) nei mesi scorsi ha pubblicato un documento di discussione sulla gestione e la vigilanza dei rischi ambientali, sociali e di governance. Che fornisce una proposta completa su come i fattori ESG e i rischi ESG potrebbero essere inclusi nel quadro normativo e di vigilanza per gli istituti di credito e le imprese di investimento. Il documento individua definizioni comuni dei rischi ESG. Fornisce una panoramica degli attuali metodi di valutazione e dei rischi derivanti dai fattori ambientali, in particolare dal cambiamento climatico. L’EBA vede la necessità di migliorare l’integrazione dei rischi ESG nelle strategie e nei processi aziendali delle istituzioni. E di incorporarli proporzionalmente nei loro accordi interni di governance.
Ciò potrebbe essere fatto valutando la resilienza (capacità di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà) a lungo termine dei modelli di business, fissando obiettivi ESG legati al rischio e considerando lo sviluppo di prodotti sostenibili. L’adeguamento della strategia aziendale di un organismo per incorporare i rischi ESG come fattori di rischio prudenziale, dovrebbe essere considerato come strumento progressivo di gestione del rischio. Per mitigare il potenziale impatto dei rischi ESG.
Non solo ESG ma anche EBA e IA per contrastare i cambiamenti climatici
Ridurre le emissioni da gas serra è possibile anche grazie all’intelligenza artificiale. Secondo uno studio recente, l’utilizzo dell’IA (Intelligenza Artificiale) potrebbe ridurre le emissioni fino al 10% in dieci anni, generando allo stesso tempo fino a 2,6 mila miliardi di dollari di valore tra nuovi ricavi e risparmi di costi per le aziende e risparmiando all’ambiente fino a 5,3 gigatonnellate di anidride carbonica equivalente.
Tra i settori che potrebbero maggiormente beneficiare dell’adozione di questo tipo di tecnologie, aggiunge l’articolo, figurano trasporti, beni industriali e farmaceutici ed energia.
Sapete quali sono i rischi che dovremo tutti gestire a causa gli effetti del cambiamento climatico nei prossimi vent’anni?
A spiegarlo in maniera molto chiara è il National Intelligence Council dell’Office of the Director of National Intelligence. Che ha costruito un’analisi al 2040, valutando forze e dinamiche. Sia strutturali (demografici, ambientali, economici e tecnologici) sia emergenti (della società, degli enti nazionali ed internazionali).

Nei prossimi venti anni, gli effetti fisici derivanti dal Cambiamento Climatico saranno principalmente:
- temperature più elevante
- aumento del livello del mare
- eventi meteorologici estremi
che avranno un impatto ovunque. Aggravandosi a causa del deterioramento ambientale per l’impoverimento delle risorse naturali. Il che comporterà, ovviamente, l’intensificarsi dei rischi per la sicurezza del cibo, delle acque e della salute.
Gli sforzi nazionali ed internazionali che dovranno essere messi in atto per affrontare queste sfide saranno distribuiti in modo non equo; questo comporterà una competizione crescente interna e fra paesi, che creerà disaccordo politico ed instabilità su vari fronti.

Intelligenza artificiale e ambiente sono davvero alleati?
Con l’Intelligenza Artificiale, come abbiamo visto, si potranno ottenere 2,6 trilioni di dollari, tra nuovi ricavi e risparmi di costi. E, per le aziende, una doppia opportunità: aumentare la competitività e abbattere l’impatto ambientale.
Tutti buoni motivi per mettersi subito all’opera e far iniziare (davvero!) il cambiamento.