Una recente indagine congiunta effettuata con il fine di analizzare il mercato del lavoro in Italia da Unioncamere e il Centro Studi delle Camere di Commercio “Gugliemo Tagliacarne” su un campione di 3.000 imprese, fa emergere un dato molto interessante. Il 61% delle imprese che hanno investito in innovazione ecologica e in digitalizzazione (le cosiddette imprese “G&D”) prevede un ritorno ai livelli della produzione pari a quelli ante pandemia da COVID-19 entro il prossimo anno 2022.
Un dato importante per il lavoro
Si tratta di un dato che, unito alla spinta degli investimenti previsti dal Recovery Plan, porterà a un notevole aumento, sul medio-lungo periodo, di posti di lavoro green. Legati a una sempre maggiore abilità digitale.
In particolare, nel quinquennio 2021-2025, le imprese chiederanno sempre più il possesso di attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale. Con competenze digitali, a oltre 2 milioni di occupati e, per la maggioranza di questi, tale competenza sarà pressoché indispensabile.
Le previsioni sul fabbisogno occupazionale di imprese e pubblica amministrazione, tra il 2021 e il 2025, stimano la richiesta in quasi 4 milioni di nuovi posti di lavoro. Compresi 2,6 milioni da turnover.
Transizione digitale e green: 2 imprese su 3 ancora ai blocchi di partenza
Solo il 6% delle imprese è arrivato al traguardo, o è in prossimità di raggiungerlo, nel percorso della duplice transizione ecologica e digitale. Mentre quasi 2 imprese su 3 sono ancora ai blocchi di partenza.
Se sono poche le imprese Green&Digital (G&D) che nel 2020 hanno già investito in eco-innovazione e in digitalizzazione, il 26% dell’imprenditoria manifatturiera ha iniziato questo percorso virtuoso e si trova a metà strada. Avendo investito in sostenibilità ambientale o in industria 4.0.
Tuttavia, la stragrande maggioranza delle imprese non ha ancora effettuato questa svolta nei suoi investimenti. Ancora peggio, non ha intenzione di investire, né in sostenibilità ambientale né in digitalizzazione. Fortunatamente, esiste una (piccola) quota di imprese che, pur non avendo iniziato questo percorso di trasformazione della propria produttività e del proprio assetto, ha messo in programma di investire nel green e/o nel digitale.
In generale, il nostro Paese sta rischiando di perdere il treno. Nonostante il governo Draghi stia spingendo molto su questi temi, le imprese italiane sembrano non essere pronte. Purtroppo, ancora una volta i dati meno confortanti riguardano le imprese del Sud Italia (fonte: Unioncamere).
Green Jobs, la guida per trovare un “lavoro verde”
E, quindi, il “Green Jobs” è realmente una prospettiva per il futuro? Come trovare lavoro nel settore delle professioni “ambientali”, dell’economia circolare e della sostenibilità. Come sapersi destreggiare in questi ambiti, per capirne bene tutti gli aspetti?
Sul mercato, è possibile reperire alcune pubblicazioni – guide – pensate per orientare chiunque ne abbia interesse. Dai percorsi formativi e professionali in un settore in crescita. Agli strumenti per meglio comprendere un settore che, nonostante la pandemia e il difficile momento economico e lavorativo che stiamo vivendo, ha tanto da offrire in prospettiva futura, ma non così lontana da oggi.
Green Economy e Green Jobs (Economia Verde e Lavoro Verde)
Come dimostrato da diversi studi, tra cui il rapporto GreenItaly della Fondazione Symbola e di Unioncamere, un quarto delle imprese italiane (circa 345.000) ha puntato negli ultimi anni sull’economia verde.
I Green Jobs, insomma, rappresentano una speranza per molti giovani che, in questo caso, possono coniugare la propria attività lavorativa e professionale con l’esigenza di conservare il nostro ambiente, facendo diventare il connubio tra questi due elementi una vera a propria passione, riuscendo così a prendersi cura dell’ambiente e anche della nostra salute, senza per questo dover rinunciare a svolgere attività lavorative, in grado di dare grandi soddisfazioni, non solo di carattere economico.
Green per il rilancio del lavoro
Ci sono sempre più aziende che investono sulle tecnologie di impresa innovative e che danno un contributo significativo alla diffusione della cultura della sostenibilità. Inoltre, solo nel nostro paese, i green jobs hanno superato, nel 2018 (ultimo anno di dati certi), la cifra di 3 milioni, pari al 13,4% dell’occupazione totale. Sono dati incoraggianti, che confermano quanto la green economy sia sinonimo di competitività.
Nel mondo del lavoro, quindi, la nuova parola d’ordine è green
Si parla di green economy, di green job, di energie rinnovabili, di tutela del pianeta e, soprattutto, dell’importanza di agire in fretta. È la sfida colta dal libro/guida 100 green Jobs che propone un’opportunità, anzi cento, di lavoro verso un’economia del benessere, dove la competenza più richiesta è quella dedicata al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale. Sempre con fiducia e andando oltre la “pandemia economica dell’attualità.
Importanti suggerimenti per il lavoro
Capire quali sono i percorsi formativi per esercitare al meglio le 100 professioni individuate da più parti e indicare chiaramente la tipologia di competenze richieste: conoscenze nell’ambito della sostenibilità ambientale, dei processi di ottimizzazione energetica, competenze tecniche e digitali, capacità comunicative scritte e orali in lingua italiana e straniera, senza dimenticare le cosiddette soft skills, dove per soft skills, appunto, si intende tutta quella serie di competenze trasversali che nella vita lavorativa sono importanti come o più delle competenze tecniche e professionali acquisite con l’esperienza (hard skill).
Green Jobs in 10 settori
Le implicazioni e le potenzialità della transizione dal modello lavorativo tradizionale a quello caratterizzato dalla circolarità economica, abbraccia molti settori, dall’agricoltura al benessere, dalla chimica verde all’energia rinnovabile, dall’edilizia alla moda, dall’industria in generale al turismo, alla mobilità e altri ancora.
Il rapporto sul lavoro
Le professioni selezionate grazie alla banca dati Excelsior di Unioncamere e al rapporto Greenitaly della Fondazione Symbola sono molte e, di seguito, vediamo qual è la “top ten” di queste nuove e, alcune volte nuovissime, professioni:
- chimico verde;
- cuoco;
- data analyst/scientist;
- esperto del marketing ambientale;
- Specializzato in acquisti verdi;
- esperto in gestione dell’energia (Ege);
- guida turistica e naturalistica;
- installatore di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale;
- meccanico industriale;
- programmatore agricolo della filiera corta.
Conclusioni
Chiudo, citando Lorenzo Barucca, responsabile nazionale di economia civile di Legambiente, che ha recentemente dichiarato: “Possiamo e dobbiamo immaginare che il mercato del lavoro abbia sempre più bisogno di competenze verdi”: come non dargli ragione?