Forse a 24 anni, fresco di laurea e d’arruolamento come ufficiale in Polizia e subito distaccato alla questura di Fiume, Fernando Giusti non avrebbe mai pensato di toccare, lo scorso 11 febbraio, il traguardo dei 105 anni. Probabilmente perché si era all’inizio della seconda guerra mondiale e lui la stava vivendo da soldato. Aveva messo in preventivo, il giovane Fernando, che forse non sarebbe più tornato a casa, nella sua Seggiano alle pendici del monte Amiata, e che il posto di assistente universitario che gli aveva promesso il professor Vannini, titolare della cattedra di Diritto penale a Siena, sarebbe rimasto un sogno.
Fernando e la dura realtà
La realtà era ben diversa e andava vissuta giorno per giorno. Ma in quei giorni ebbe la fortuna di lavorare fianco a fianco, fino a diventarne amico, con Giovanni Palatucci che, alcuni anni dopo, sarebbe morto nel campo di concentramento di Dachau, non prima, però, di aver salvato un numero imprecisato di ebrei e di essere poi eternamente ricordato dallo stato di Israele come Giusto tra le nazioni.
Dal fronte alla polizia

A Fernando Giusti andò meglio. Il prosieguo del conflitto lo portò al fronte meridionale, a Bari, dove conobbe la futura moglie Maria. Nella città pugliese contribuì con i suoi uomini alla liberazione dalle truppe tedesche.
Alla fine del conflitto avrebbe potuto riprendere quello che gli avevano promesso: il posto di assistente universitario. Ma ormai la Polizia gli era entrata nel sangue e diventò, insieme alla moglie, la compagna di una vita.
Il ritorno a NordEst
Una vita in giro per l’Italia da Grosseto a Trapani e Ragusa. Poi dalla Sicilia a Ferrara e Genova. Fino a toccare, da questore, le città di Benevento, Perugia e Trieste. Il ritorno in Triveneto aprì i vecchi ricordi di Fiume, dolci e tristi: la guerra, gli amici e i colleghi morti.
Fernando dopo Trieste a Torino ma con i tristi ricordi
Dopo Trieste, l’ultima tappa a Torino per combattere il terrorismo. Un periodo breve ma intenso che prossimamente sarà raccolto in un libro per raccontare quegli “anni di piombo”. La questura di Torino, sotto la sua direzione, azzerò il gruppo di Prima Linea (arresto di Roberto Sandalo e di Marco Donat Cattin) e la colonna piemontese delle Brigate Rosse.

Fernando. Quando l’esperienza di guerra insegna nei momenti difficili
A Torino fu anche criticato perché affrontò con durezza per la prima volta in Italia il fenomeno degli hooligans ai campionati europei del 1980. I tifosi inglesi dopo aver messo a soqquadro Torino, che ospitava il girone con Italia, Inghilterra e Belgio, furono isolati dalla Polizia quando la squadra dei sudditi della Regina affrontò gli azzurri. In realtà, quella decisione, che sembrava eccessiva, fece scuola e anticipò di decenni quanto attuato in seguito negli stadi e se fosse stata utilizzata alcuni anni dopo all’Heysel avrebbe probabilmente evitato la strage di 39 innocenti.
Fernando. La pensione e la memoria

Fernando Giusti, sempre a Torino, gestì l’ordine pubblico della famosa vertenza sindacale dei quadri della FIAT, conclusasi con la famosa marcia dei 40.000 del 14 ottobre del 1980.
Dopo Torino la pensione con l’onore e il piacere d’insegnare l’antiterrorismo ai giovani e futuri poliziotti.