Non è la prima volta che Vicenza si trasforma in un set cinematografico, ma esserlo durante questo periodo ha una rilevanza tutta differente. Stiamo parlando delle riprese del lungometraggio “Mancino naturale”: la storia di un ragazzo che insegue il mito di Paolo Rossi. Più famoso come Pablito. Capocannoniere e campione del mondo del Mundial ’82. Una storia dedicata al mondo del calcio giovanile, una storia di passione e determinazione. La pellicola è prodotta da Emma Film e Promenades Films con la collaborazione di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, Lazio Innova, Rai Cinema, Regione del Veneto e CNC e il cast conta nomi di grande rilievo: Claudia Gerini, Francesco Colella, Massimo Ranieri, Katia Ricciarelli e Alessio Parinelli.
Pablito e l’amore per Vicenza

Alcune riprese si sono svolte tra il piazzale della stazione, poi in Piazza dei Signori, al Bar Borsa e allo stadio Romeo Menti. Le riprese si sono protratte fino a notte fonda. Il tutto nel rispetto delle precauzioni di legge.
Abbiamo voluto sbirciare dietro le quinte di una storia che di bianco rosso ha molto insieme a Damiano Salmeri, titolare del Bar Borsa di Vicenza e Silvia Giordani, Unit manager per Vicenza, che ha lavorato alle riprese.
Salmeri ancora una volta il Bar Borsa protagonista della città e in un momento particolare?
“È stato bello e piacevole che il Bar Borsa sia stato scelto ancora una volta come uno dei simboli della città. In questo periodo una gratifica che serve anche ad alzare il morale. Il mio e quello dei miei collaboratori. Nel nostro piccolo, siamo sponsor e quindi supporter del Vicenza calcio da due anni dopo la presa al comando di Renzo Rosso. Ora il nostro contributo e supporto lo abbiamo trasformato sotto forma di film”.

Silvia Giordani, Vicenza torna set dopo il “Primo Amore” di Matteo Garrone girato nel 2013 stavolta con Pablito
“Sono contenta ad aver contribuito all’organizzazione delle riprese che si sono svolte a Vicenza. Nonostante il periodo caratterizzato da evidenti problematiche causate da coprifuoco e chiusura degli esercizi di ristoro, siamo riusciti a concludere l’ordine del giorno delle scene da girare e a sfamare tutti. Eravamo tra troupe e comparse almeno 80 persone. Non è stato facile gestire spostamenti e pause. Abbiamo girato in diversi punti della città. Dalla stazione dei treni per l’arrivo della protagonista, Claudia Gerini, con il figlio, loro escono nel piazzale e lì incontrano i nonni paterni interpretati da Katia Ricciarelli e Alessandro Bressanello. In Piazza dei Signori, al Bar Borsa, alle casette rosse zona Villaggio del Sole. Si vedranno poi diverse strade della città grazie a dei passaggi in auto. E per finire abbiamo anche girato dentro lo stadio Menti e allo stadio di Caldogno. È stato emozionante girare al Menti che come sappiamo in questo periodo è chiuso al pubblico. Eravamo noi della troupe con una cinquantina di comparse vestiti da fan del Lane, in postproduzione gli operatori degli effetti speciali faranno in modo di riprodurre il pubblico al completo delle tribune”.
Cosa significa poter contare sull’appoggio di tante piccole realtà per la produzione di un film?

“Per esperienza trovo che lavorare in situazioni più di provincia rispetto alle grandi metropoli come Milano, per certi versi, facilita il lavoro. Anche alcune aziende a cui abbiamo occupato il proprio parcheggio ci hanno accolto con piacere, pensa che avevamo 6 camion di cui uno, la sartoria, lungo 12 metri, un tricamper con all’interno 3 camerini lungo 13 metri. I ristoratori contattati ci sono venuti incontro organizzando corposi delivery e situazioni di fortuna all’esterno dei propri locali. Forse in una grande città non avremmo trovato la stessa disponibilità. Aggiungo che in un momento difficile come questo per ristoratori, commercianti, albergatori, noleggio auto, l’arrivo di una troupe di decine di persone è pur sempre una fonte di guadagno. Devo ringraziare personalmente Sara del Lanerossi e Alan responsabile dello stadio di Caldogno per il loro aiuto e disponibilità a organizzare tutto per il nostro arrivo. E non ultima la Film Commission di Vicenza sempre presente e operativa per aiutarci a risolvere questioni pratiche e burocratiche”.
Un “dietro le quinte” per Pablito davvero unico con tutte le attenzioni del caso?
“È stato molto più difficile organizzare i vari set, innanzitutto per la troupe e per le comparse era obbligatorio fare il tampone ogni settimana. Per quanto riguarda invece le location o i mezzi dove salivano gli attori, dagli spogliatoi, ai camerini alle auto di scena, abbiamo dovuto prevedere un servizio di sanificazione giornaliero. Ovviamente eravamo sempre tutti muniti di mascherine e il Covid Manager ingaggiato controllava i cambi di mascherina e la pulizia frequente della mani con il gel disinfettante”.