Non capita a tutti di andare a casa di Giorgio De Chirico a Roma e guardare i suoi quadri appesi alle pareti del salotto. È accaduto a me tanti anni fa, grazie all’amicizia con Uccia Zamberlan. Nella sua leggendaria “Galleria Santo Stefano” a Venezia, hanno esposto i più grandi artisti del ‘900 compreso Giorgio De Chirico. Il maestro era grande amico di Uccia e quando contestava la Biennale esponeva nella sua Galleria. Si sedeva al bar di Campo Santo Stefano e tutti andavano a salutarlo e fargli domande. Fu nel 1948 che il pittore contestò la mostra sulla metafisica allestita alla Biennale, infastidito per la scelta di molte opere secondo lui false.
De Chirico e le muse

Del mio viaggio romano, il maestro era già scomparso, rammento lo splendido affaccio su Trinità dei Monti e il suo salotto metafisico. È stato lui a ideare “Le muse inquietanti” dipinto realizzato a Ferrara in piena guerra, intorno al 1917. L’inquietudine di una piazza deserta diventerà il manifesto della poetica metafisica in un messaggio che a tutt’oggi è ancora moderno e universale.
La Biennale
Plauso quindi alla Biennale di Venezia che dopo le turbolenze degli anni ’40 gli rende omaggio intitolando la mostra ai Giardini: Le muse inquiete. La Biennale di fronte alla storia. Si tratta di un evento straordinario in occasione dei 125 anni dalla fondazione dell’Ente, realizzato dall’Archivio Storico della Biennale – ASAC, e curato per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici: arte, architettura, cinema, danza, musica, teatro. Imperdibile dato che la Biennale e la storia del Novecento si sono intrecciate a Venezia.
L’angoscia della guerra e la paura di una pandemia attraversano il tempo. Le piazze si fanno deserte e l’arte, tra estetica e memoria, può confortarci. La lotta al virus di questi ultimi mesi ha fatto saltare eventi internazionali di grande spessore, tra questi la Biennale Architettura.
Le muse e De Chirico ai Giardini
In questa assenza si colloca la splendida mostra Le muse inquiete allestita al Padiglione Centrale dei Giardini. Così ha scritto il Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto: Già quando speravamo di poter aprire la Mostra di Architettura a fine agosto avevamo deciso di realizzare, per la prima volta nella storia della Biennale nella ricorrenza dei 125 anni dalla sua fondazione, una Mostra con materiali audiovisivi, fotografici, installazioni e documenti: segnale di ripartenza di un’attività che mette in dialogo le sei arti della Biennale in un laboratorio permanente sotto l’egida dell’Archivio Storico delle Arti Contemporanee.
L’Asac

Il leggendario ASAC raccoglie documenti e collezioni dal 1895 ad oggi, fonte straordinaria di materiale, una sorta di sismografo della storia. Grazie a immagini e video in suo possesso possiamo visitare la mostra attraversando frammenti fondamentali del Novecento: guerre devastanti, conflitti sociali, scontri tra generazioni.
Il palcoscenico
Nel corso degli anni la Biennale diventa palcoscenico per manovre diplomatiche o alleanze politiche, ospita monarchi, dittatori, capi di stato, rivoluzionari. Teatro di proteste e sconvolgimenti tra gli anni Sessanta e Settanta, vive gli scandali, le censure, i nuovi linguaggi artistici. Per la prima volta i sei direttori delle varie discipline hanno lavorato insieme per ripercorrere, attraverso le fonti uniche dell’ASAC e di altri preziosi archivi e fondi, quei momenti in cui La Biennale e la storia si sono date appuntamento a Venezia.
Un percorso per De Chirico
Un percorso suddiviso in varie sezioni: Anni del Fascismo 1928-1945, La guerra fredda-i nuovi ordini mondiali 1948-1964, Il ’68, Le Biennali di Carlo Ripa di Meana 1974-78, Il Postmoderno e la prima Biennale di Architettura, Anni ’90 e inizio globalizzazione. Una macchina del tempo con immagini di grande impatto, dall’allestimento del Padiglione Italia del 1938, al teatro all’aperto di San Trovaso sempre negli anni Trenta, alla solidarietà con il popolo cileno, alle contestazioni dove spicca Pier Paolo Pasolini, ad un giovane Carlo Ripa di Meana con Luca Ronconi, alle provocazioni neo-pop di Jeff Koons.

La Biennale
La Biennale è un laboratorio permanente di ricerca delle Arti contemporanee, motore di indagine sul presente e sul futuro e strumento strategico di sviluppo anche economico ha detto Roberto Cicutto, neopresidente veneziano, che ha uno stretto rapporto con il mondo del cinema. Nel 1978 fonda la società di produzione AURA con la quale vince il Leone d’Oro a Venezia per La Leggenda del Santo Bevitore splendido film di Ermanno Olmi tratto dal racconto di Joseph Roth. Assieme al regista Nanni Moretti fonda la mitica SACHER Distribuzíone.
Il ricordo
Nel 2008, in occasione del Leone d’Oro alla carriera ad Ermanno Olmi, il grande regista era presente in Campo San Polo per la visione della pellicola assieme al pubblico. Disponibile e dolcissimo, ricordo che gli dissi: maestro questa sera è bellissimo, assomiglia a Peter O’Toole, mi sorrise compiaciuto. Che nostalgia del cinema all’aperto!
Le muse inquiete
La Biennale di fronte alla storia
29 agosto – 8 dicembre
Padiglione Centrale, Giardini della Biennale
Realizzata dall’Archivio Storico della Biennale – ASAC
Curata per la prima volta da tutti i direttori dei sei settori artistici
(Arte, Architettura, Cinema, Danza, Musica, Teatro)
con la collaborazione di Istituto Luce-Cinecittà e Rai Teche
e di altri archivi nazionali e internazionali