In una mattina assolata di agosto, tanti anni fa, non importa quanti – ognuno di noi ha una misura personale del tempo che passa – ci lasciava un uomo che l’allora sindaco di Venezia Massimo Cacciari, salutò così: “…. È riuscito a raccontare in maniera esemplare: discreto, elegante, simpaticamente ironico, competente, piano nell’esposizione in virtù di un riconoscibilissimo stile fondato sulla difficilissima semplicità, per anni ha tracciato le linee di un’autentica lezione. Quanti sono oggi in debito con lui, sul piano del mestiere, dell’etica professionale.” Si chiamava Mirko Petternella. Era mio marito.
Chi era Mirko
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Giornalista della Rai, splendida voce e vasta cultura. Esordio all’Accademia d’Arte Drammatica, attore di prosa sui palcoscenici italiani con Baseggio, Benassi, Cavalieri e poi negli anni 60 la radio e la televisione. Cronaca, cultura e sport. Inviato speciale alle Olimpiadi di Monaco, Mosca, Montreal assieme a indimenticabili giornalisti come Sandro Ciotti, Claudio Ferretti, Paolo Rosi, solo per citarne alcuni. Ha scelto il rugby come disciplina, tanto affascinante quanto lontana dalle passerelle degli sport, allora, non professionistici. E questo amore è durato fino a quell’agosto di tanti anni fa.
Mirko vive ancora nei ricordi
Così ha scritto di lui Massimo Giovanelli, rugbista, dirigente sportivo, 37 volte Capitano della Nazionale, tre edizioni della Coppa del Mondo come splendida terza linea. “Un giornalista, un amico, un signore anche nella lotta. Ricordi bellissimi con Mirko, parte di un giornalismo ovale che più di una volta sono stati il sedicesimo uomo in campo”. E poi il collega Carlo Gobbi: “Un vero gentleman nella professione, un caro compagno di trasferte divertenti tra amici in campo e fuori. Tempi indimenticabili. Uno dei colleghi migliori incontrati in carriera, per educazione, simpatia correttezza, stile e bravura”. Splendido anche il racconto di Gian Domenico Mazzocato: “Io ricordo i tremori con cui accostai il “mostro sacro” alle mie prime armi. Come mi mise a mio agio e mi fece percepire di essere nella sfera dei suoi colleghi. Poi fummo amici. Ed è una delle cose bellissime della mia vita.” Pietro Ruo, nel volume “Storia di tante storie” scrive “Le sue armi erano competenza e un pizzico di ironia, arricchite da grande umanità”.
Quando vive l’emozione
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Ed ogni volta mi commuovo leggendo il ritratto che Gian Nicola Pittalis ha tracciato “Quando i sentimenti si fanno parola” e per finire in bellezza “La voce di Mirko per sempre tra noi” del grande Edoardo Pittalis: “Si vive nella memoria dello sport per un gol, una volata, una meta … si resta soltanto se qualcuno è stato tanto bravo da raccontarlo”. Non è facile trovare questa concordia di stima e affetto, ma per Mirko era così.Per il rugby, divertendosi, ha dato molto, in particolare al rugby femminile. Ne aveva intuito anzi tempo le potenzialità, quando pochi credevano a questa disciplina. Amava il rugby e le donne e allora metterli insieme per lui è stato facile.Uno dei Tornei più longevi è dedicato a lui, grazie ai “fantastici Quaglio”: Gisella, Enrica e il grande Isidoro, artefici a Rovigo di un appuntamento entrato nella storia di questa disciplina. Anche l’attore e regista Marco Paolini nel 2007, scoprì la forza innovativa del Rugby Femminile, girando immagini del Torneo al Maci Battaglini.
Il rugby femminile. Cosa è cambiato
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Dall’inizio della pandemia il mondo è cambiato e alla luce dell’attuale situazione nel mondo del rugby femminile, mi affido alle parole dell’amica Maria Cristina Tonna, coordinatrice del settore femminile federale: “Le squadre femminili sono state molto attive durante la quarantena, sia individualmente che insieme; addirittura le squadre della Serie A hanno partecipato ad un Campionato Virtuale, svoltosi a suon di video e prove di abilità, che le ha tenute impegnate per ben 7 settimane. La prossima stagione sarà di transizione, sempre per via del virus, con i campionati tradizionali che subiranno un rallentamento, sia a livello seniores che juniores. L’obiettivo rimane quello di tenere ben salda la comunità, cercare di mettere in campo le nostre competenze ed esperienze per non perdere praticanti, anzi cogliere l’opportunità di questo tempo rallentato per un reclutamento nuovo, utilizzando forme di rugby alternative (flag, touch, ecc.). Durante la quarantena ho potuto osservare quanto i gruppi femminili siano stati portatori di innovazione, di idee, quanto abbiano fatto rete tra loro. Sono certa che riuscire a mantenersi attive in questa direzione possa fare una nuova differenza, sempre con l’accoglienza e l’inclusività come valori portanti.”
Il mio ricordo
Accoglienza e inclusività: aggettivi che a Mirko sarebbero piaciuti molto. Con i suoi libri: UNDICESIMO NON GIORNALARE, OH QUANTE BELLE FIGLIE, TI CHIAMERO’SERENA, ci ha regalato una chiave di lettura innovativa, una grazia letteraria che è l’autentica cifra della poesia.