Nel mondo per ogni persona denutrita ci sono due persone obese o sovrappeso, ma ciò che colpisce è che nel mondo un terzo del cibo prodotto finisce nella spazzatura: si tratta di 1,3 miliardi di tonnellate che potrebbero nutrire ben 4 volte le 868 milioni di persone che sul nostro pianeta soffrono la fame! L’Agenda Onu 2030 dedica due obiettivi alla lotta contro la fame e la malnutrizione e in favore della sicurezza alimentare, ma anche l’Unione Europea punta a dimezzare lo spreco di cibo entro il 2030.
Sostenibilità alimentare e tracciabilità del rifiuto organico sono stati i temi al centro del terzo incontro della quarta edizione del ciclo di webinar, promosso da Veritas con il Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Venezia, in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti. Nell’incontro sono state presentate in particolare le sperimentazioni innovative in corso a Ca’ Foscari per il recupero del rifiuto organico e degli scarti agricoli.
Mauracher (Ca’ foscari): “ogni persona butta in pattumiera 524 grammi di cibo a settimana, il 55% dello spreco è domestico”
“A livello europeo lo spreco maggiore viene dalle famiglie a cui è attribuito il 55% del cibo che finisce in pattumiera – ha sottolineato Christine Mauracher, professoressa ordinaria di economia agroalimentare università Ca’ Foscari e direttrice dell’Agrifood Management and Innovation Lab. – Il 18% dello spreco avviene nell’ambito dell’industria alimentare, l’11% nella fase di produzione primaria, il 9% nella ristorazione e il 7% nella distribuzione. Secondo l’Osservatorio Waste Watcher in Italia nel 2023 ogni persona ha sprecato 524 grammi di cibo in una settimana, soprattutto frutta fresca, insalate e altra verdura, pane fresco”.
Contro lo spreco di cibo, maggiore attenzione alla spesa e utilizzo di app mirate
Ma quali sono le cause di un tale spreco? “Nel consumo domestico si dovrebbe fare più attenzione alla lettura delle etichette, pianificare meglio gli acquisti e conservare con maggior cura gli alimenti – ha aggiunto la professoressa Mauracher. – Nella ristorazione andrebbero introdotti miglioramenti come ridurre le porzioni e aumentare la possibilità da parte del cliente di portare a casa il cibo avanzato. Un grande aiuto può venire anche dal digitale con app mirate come ‘To good to go’, ‘UBO contro lo spreco alimentare’ o ‘Myfoody’. L’educazione alimentare è comunque un pilastro della sostenibilità ed è necessario diffondere campagne mirate nelle scuole e tra i cittadini, per ridurre, fino ad eliminare, ogni spreco e migliorare anche la salute con l’utilizzo di prodotti locali e prodotti a basso impatto ambientale”.
(Per info secondo volume dell’Agenda dell’acqua e del riciclo Veritas 2023 scaricabile al link https://www.gruppoveritas.it/sites/default/files/allegati/agenda_del_riciclo_2023_-_riciclo_riuso_e_valorizzazione_gli_scenari_della_sostenibilita.pdf).
Da Villa (Veritas): “Cibo e rifiuto organico tracciato da Veritas, dal conferimento fino al recupero”
Veritas, la multiutility che serve il territorio della città metropolitana di Venezia, è stata la prima in Italia ad ottenere la certificazione, rilasciata da un ente terzo, per la tracciabilità delle filiere dei rifiuti gestiti. “Come avviene per le filiere di rifiuto secco, carta, plastica, vetro, metalli ecc., anche il rifiuto organico è stato tracciato, dal momento in cui viene conferito con i diversi sistemi scelti in ogni comune, fino al recupero finale come compost, biometano o sotto forma di energia – ha spiegato Giuliana Da Villa, responsabile Qualità ambiente e sicurezza Veritas.
E’ importante ricordare ai cittadini che un corretto conferimento del rifiuto organico prevede l’obbligo di usare sacchetti biodegradabili in vendita in ogni supermercato oppure possono essere riutilizzati gli stessi shopper biodegradabili della spesa. Usare un sacchetto in plastica, non biodegradabile, per conferire l’umido, immette in questa filiera un materiale sbagliato che va poi individuato e tolto appositamente”. Ma quali sono i rifiuti che vanno correttamente conferiti nel rifiuto organico? Si tratta di materiali compostabili: scarti di cucina, avanzi di cibo, alimenti avariati o scaduti, gusci d’uovo, lische di pesce filtri di té o caffé, fiori recisi, piante domestiche, ma anche tovaglioli o fazzoletti di carta e cartoni della pizza sporchi, nonché fiammiferi e ceneri spente.
Nel 2022 raccolte e trattate da Veritas 83.000 tonnellate di cibo, recuperate come compost, biometano o energia
“Nel 2022 sono state raccolte ben 83,265 tonnellate di rifiuto organico biodegradabile: di queste, il 4,65% è diventato ammendante compostato misto – riprende la dottoressa Da Villa. – La produzione di energia da ogni tonnellata di rifiuto organico trattato è pari a 107,92 KWhp elettrici e 94,82 KWhp termici. Sempre nel 2022, dal processo di filtrazione (upgrading) del biogas sono stati prodotti 5,303,735 Nmc di biometano, che è stato utilizzato per alimentare i mezzi destinati alla raccolta del rifiuto o che è stato immesso in rete”. Grazie alla gestione e al trattamento del rifiuto organico effettuati da Veritas, è stata evitata l’emissione in atmosfera di 14,983 tonnellate di anidride carbonica equivalente”.
SESA, che tratta il rifiuto organico di Veritas, ha creato anche una serra (riscaldata con il biometano prodotto), in cui si utilizzano l’acqua del processo di spremitura del rifiuto (adeguatamente trattata) e il compost ottenuto come fertilizzante. Questa serra realizza anche una finalità sociale dando impiego a persone disagiate. Infine grazie al calore prodotto dal processo di biocompostaggio, anche le case delle zone vicine agli impianti possono beneficiare del teleriscaldamento”.
(Per saperne di più https://www.gruppoveritas.it/il-gruppo-veritas/obiettivi/tracciabilita, https://www.gruppoveritas.it/il-gruppo-veritas/obiettivi/bilanci-di-sostenibilita)
Assessore Mar (Comune di Venezia): “fondamentale il ruolo di Ca’ Foscari per innovazione e sostenibilità”
La sfida della sostenibilità per aumentare l’efficacia del recupero dei rifiuti e degli scarti alimentari chiama in causa direttamente il ruolo dell’università per ricerca e sperimentazioni sempre più avanzate. “La storia ci insegna quanto l’agricoltura sia stata essenziale nello sviluppo dell’umanità – ha ricordato Paola Mar, assessore del Comune di Venezia con delega all’università. – Oggi occorre rimettere al centro il valore della ricerca per implementare un sistema di sviluppo che riduca complessivamente l’impatto ambientale, diminuendo ogni spreco e favorendo ogni recupero possibile anche nel settore agroalimentare, che è uno dei pilastri del nostro paese. Nel nostro territorio il ruolo di Ca’ Foscari è fondamentale per rilanciare Venezia come capitale della sostenibilità”.
Signoretto (Ca’ Foscari): “più fondi alla ricerca per realizzare la transizione ecologica”
A livello europeo però purtroppo l’Italia resta un fanalino di cosa con il 2% del PIL investito nella ricerca. “Rischiamo di perdere il treno dell’innovazione tecnologica. Mancano interventi strutturali a sostegno della ricerca che sarebbero in grado di trasformare il nostro modello di sviluppo con ricadute dirette a livello produttivo e industriale. Ha affermato Michela Signoretto, professoressa ordinaria di chimica industriale e delegata alla ricerca scientifica Università Ca’ Foscari. La chiave di volta è la transizione ecologica, che ci chiama a strategie di ricerca completamente innovative da esportare su scala industriale. Dobbiamo fare il possibile per rilanciare la ricerca scientifica nel nostro paese. Richiamando nelle nostre università tutti i talenti che, dopo essersi formati qui, sono scappati all’estero per mancanza di adeguate opportunità di studio e di lavoro”.
Ve-Nice, start up di Ca’ Foscari: dagli scarti del cibo come i carciofi, prodotti per la cosmesi dei capelli
Michela Signoretto è anche fondatrice di Ve-Nice. Startup e spin-off dell’università Ca’ Foscari (di cui fanno parte anche le professoresse Elena Ghedini e Federica Menegazzo). Il cui obiettivo è la ricerca di processi e prodotti sempre più sostenibili.
“Gli scarti dei carciofi sono ricchi di antiossidanti, dai polifenoli all’inulina – ha proseguito la professoressa Signoretto. Nell’ambito del progetto HAIR (realizzato da Ca’ Foscari e finanziato dal Fondo sociale europeo), tramite tecniche non impattanti sull’ambiente come ultrasuoni e microonde, siamo riusciti ad estrarre queste preziose sostanze. Che abbiamo impiegato in prodotti per la cosmesi dei capelli. Successivamente abbiamo deciso di riutilizzare anche il rimanente scarto, da cui abbiamo ricavato dei “carboni attivi”. Cioè delle specie di “spugne”, in grado di assorbire gli inquinanti. Questo genere di “carboni attivi” può essere utilizzato ancora per prodotti finalizzati alla cosmesi dei capelli (black mask). Ma anche, per esempio, per la depurazione delle acque”.
Cavinato (Ca’ Foscari): “dal cibo buttato, sperimentazioni per ricavare biocombustibili, bioplastiche, pigmenti ed additivi
“Il rifiuto organico nelle sue derivazioni (municipale, industriale e agricolo) è l’oggetto di tutte le nostre linee di ricerca. Che si distinguono per il tipo di processo applicato e, di conseguenza, per il tipo di prodotto finale che si può ottenere – ha raccontato Cristina Cavinato, professoressa di impianti chimici a Ca’ Foscari e coordinatrice del Research Institute of Green and Blue Growth. –
Le linee di ricerca attive sono rivolte all’ottimizzazione dei processi biotecnologici con diverse finalità. Convertire il substrato organico in idrogeno e metano; produrre bioplastiche da colture miste o ancora produrre biomasse, come microalghe e batteri rossi. Utilizzando liquido da fermentazione/digestione, dalle quali ottenere biocombustibili o prodotti ad alto valore aggiunto (pigmenti, additivi, bioplastiche, ecc). Alcune di queste tecnologie sono brevettate e prevedono un trasferimento a scala superiore. Con l’obiettivo di conoscere e risolvere le problematiche legate al passaggio del processo su scala industriale. E favorire un abbattimento dei costi di produzione per impieghi in settori relativi a energia rinnovabile, bioplastiche, agroalimentare.”
L’impegno del dipartimento di scienze ambientali di Ca’ Foscari per la disseminazione dei risultati della ricerca
“Il Dipartimento di Scienze Ambientali sviluppa tecnologie e metodi di valutazione e monitoraggio ambientale, che sfociano spesso in importanti risultati e brevetti. La strategia del Dipartimento mira a rinforzare un legame con il territorio. Che si traduce in collaborazioni con aziende ed associazioni, rapporti con il mondo della scuola, e attività di formazione – ha concluso la professoressa Cavinato. Che, fin dalla prima edizione, è promotrice, insieme a Veritas, dell’iniziativa in occasione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti.
Il nostro Dipartimento organizza inoltre incontri per diffondere i risultati dei progetti Europei e Regionali, a cui partecipa Ca’Foscari, e delineare sinergie, obiettivi e opportunità. La disseminazione dei risultati è fondamentale nella ricerca e prevede diverse attività su piattaforme social. Oltre a organizzazione di eventi in grado di coinvolgere la collettività anche in modo attivo (living labs) e allo sviluppo di tecnologie e modelli di sostenibilità. Di cui oggi più che mai abbiamo bisogno”.