Da quasi dieci anni, dietro ad ogni comunicazione del mondo della Mestre calcistica c’è Andrea Checconi Sbaraglini, capo ufficio stampa e soprattutto grande tifoso orange. Nonostante sia tra gli uomini della società meno esposti, il suo lavoro è fondamentale nel creare un equilibrio ed un clima ideale per i ragazzi della prima squadra.
Da giornalista e tifoso, ci può raccontare il lavoro del capo ufficio stampa?
“Lo considero bello, di responsabilità e impegnativo. Il Mestre è la squadra della mia città e che tifo fin da bambino, quindi avverto una maggiore responsabilità rispetto ad ogni altro tipo di impegno. Conosco gran parte dei tifosi e tanti di loro mi chiamano per nome, questo lavoro per me infatti va oltre il lato professionale, io sono cresciuto al Baracca. Devo comunque stare molto attento a ciò che faccio, una virgola sbagliata può rovinare il rapporto tra la tifoseria e il Presidente. Seppur in maniera non diretta, partecipo a mantenere lo spogliatoio unito, una mia interpretazione errata potrebbe creare polemiche e destabilizzare l’ambiente. Fare da equilibrista rientra sicuramente nelle caratteristiche di chi svolge questo lavoro”.
Ormai sono tanti anni che fa parte della famiglia del Mestre
“Sono il capo ufficio stampa dalla stagione 2014-15, prima della riunificazione Mestrina-Mestre. Giorgio Betrò, mio caro amico che stava rifondando la squadra, mi offrì questo ruolo, dato che già lavoravo nel settore, e non ho potuto che accettare. Con l’arrivo di Serena, non conoscendo ancora il Presidente, non ero sicuro della mia conferma, ma dopo un veloce colloquio mi è subito stata data fiducia. Quella stretta di mano dura da quasi sette anni”.
Come giornalista, quali sono stati i momenti più belli vissuti in questo periodo?
“Uno dei primi, seguendo un criterio cronologico, è il derby con il Venezia nella stagione 2015-16. Giocavamo davanti ad oltre tremila spettatori e riuscimmo a pareggiare 2-2 contro la squadra che a maggio vinse il campionato, in quell’occasione facevo anche da speaker. Pochi giorni dopo, purtroppo, ci lasciò Tito Bergamo, tra i tifosi orange più amati e mio caro amico. Ovviamente è indimenticabile la promozione in Serie C dopo oltre trent’anni di assenza, conquistata in trasferta a Vigasio e con seicento tifosi mestrini al seguito. Di quella stagione è iconico il 3-4 a Trieste. Una partita perfetta che diede alla squadra la consapevolezza di poter lottare per la vittoria del campionato nonostante mancasse più di un girone da giocare”.
Da tifoso invece?
“Io seguo il Mestre da quando i bambini potevano entrare al Baracca accompagnati da una figura paterna estemporanea e trovata fuori dallo stadio. Mi ricordo il passaggio dalla Mestrina al Mestre, della prima mi torna sempre in mente Roberto Furlan, giocatore fantastico che è venuto a mancare troppo presto. Nella mia gioventù ho vissuto un’annata di Serie C con Giorgio Rumignani in panchina e giocatori come Pippo Groppi, Davide Tappi, Edi Bivi che hanno giocato anche in categorie superiori. Più recentemente, dopo l’assorbimento con il Venezia di Zamparini, tornai a vivere grandi emozioni solo dopo il 2000, quando arrivammo terzi in un girone di ferro di C2 vinto dal Padova e perdemmo la finale playoff contro la Triestina per la promozione”.