Di Elena Donazzan (Fratelli d’Italia), assessore veneto all’istruzione, formazione, lavoro e pari opportunità.
Dobbiamo avere la forza della riflessione personale e collettiva di fronte all’omicidio di Giulia. Dobbiamo avere la compostezza della serietà di fronte a tale violenza. Anche la forza del silenzio. In una società così gridata, sguaiata, violenta, io credo molto che l’educazione, il rispetto, il composto dolore e l’abbraccio silenzioso debbano e possano scuotere le coscienze, più del rumore assordante che sto sentendo in questi ultimi giorni.
La forza del silenzio della coscienza
Mi dà l’impressione che non si voglia fare i conti con la propria coscienza. Io penso che ciascuno possa contribuire, con la propria vita e le proprie azioni, con il senso di responsabilità se c’è, a rendere migliore questo mondo, a far crescere figli o nipoti, più forti e più rispettosi. Forza e rispetto per sè e per l’altro da sè sono invece mancati qui, nella tragedia che ha colpito Giulia. Giulia é nostra figlia, sorella,nipote, Filippo figlio, fratello, nipote. Questa è una tragedia molto nostra e siccome noi veneti, siamo anche molto legati alla nostra gente, questa tragedia è molto veneta.
La dignità
Una mia carissima amica giornalista mi ha scritto oggi: ‘Difendiamo spazi di dignità, questo possiamo farlo, Elena.’ Spazi di dignità nel rispetto del dolore della famiglia di Giulia, del disorientamento incredulo della famiglia dell’assassino Filippo; nel dibattito pubblico trovo invece una occupazione di spazi con le accuse più incredibili, nella ipocrisia di dire che in questa situazione dobbiamo tutti stringerci senza distinguo si fa esattamente il contrario, con farneticazioni sul patriarcato e sulle improbabili responsabilità politiche della ‘destra’ al governo. Ma quale? L’unico patriarcato che riconosco é quello che ha ucciso tra le altre Hina, ricordate vero la ragazza pachistana uccisa? O le donne costrette a contrarre matrimonio, a non studiare, a portare il velo contro la propria volontà che oramai vivono anche nelle nostre città. E sulle responsabilità politiche, credo soprattutto sia una responsabilità educativa, pre politica, di ciascuno e quindi di una intera comunità. Nessuno assolto.
La forza del silenzio e non dell’indifferenza
Ieri sabato 25 é stata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e a Job e Orienta, la fiera nazionale dell’orientamento, dell’istruzione e della formazione, abbiamo fatto un incontro dedicato alle famiglie. Famiglie fragili, rotte, sole, disorientate e disorientanti per i propri figli, divenuti amici o sconosciuti. ‘Per educare ci vuole un paese’: è stato il monito dell’incontro nella scorsa edizione di Job e Orienta all’indomani della docente colpita in classe con una pistola ad aria, nella complicità dell’intera classe, nella indifferenza dei genitori dei giorni seguenti. Si parte da tanti diversi episodi e contesti che per me hanno un unico comune denominatore: mancanza di educazione. Mancanza di rispetto delle regole, delle istituzioni a partire dalla autorevolezza dei genitori e degli adulti di riferimento, del decoro personale e urbano, di se stesso come dei monumenti della propria città. E sfocia tutto questo, in modo degenerato, nella violenza.
Allora facciamo silenzio e proviamo per una volta a non fare rumore, a non fuggire, a fermarci per decidere che non va bene, che così ci andiamo a schiantare. Fermiamoci e invertiamo la rotta.