Le mostre, quelle belle, sono fatte per deragliare dai percorsi consueti, per stupire. Sono viaggi psichedelici alla ricerca di un senso altro; sono arabeschi, in cui tempo e spazio si sovvertono. Allo stesso modo, e pare quasi un controsenso, necessitano di rigore documentario, di correttezza esecutiva. Tutto questo si pensa, attraversando le sale de La bellezza del Novecento, fino al 28 gennaio 2024 negli spazi di Villa Bassi Rathgeb ad Abano Terme. Storie del secolo breve, ad alta tensione emotiva, con quarantaquattro opere (alcune poco conosciute) provenienti da collezioni private, a comporre un mosaico che i curatori – Nicola Galvan, Alessia Castellani e Chiara Marangoni (per CoopCulture) – hanno tentato di strutturare secondo logiche costruttive, ere temporali, movimenti e gruppi.
Ad Abano rivive il ‘900


Tuttavia, gli anni compresi tra il 1927 e il 1964 hanno visto sorgere, e talvolta confliggere un tal numero d’intenzioni artistiche, da suggerire l’immagine paradossale di un tempo che abbia dilatato i propri confini, per tenere tutto con sé. È la Storia a sorprenderci di continuo, creando effetti insperati: l’epoca precedente la Seconda Guerra Mondiale, contesa tra “ritorno all’ordine” ed istanze libertarie; il Regime e la Liberazione; l’apertura all’informale. Contenziosi creativi e pacificazioni improvvise.
Il dialogo tra le sezioni crea cortocircuiti travolgenti, come le nuche delle damigelle di Campigli nella Passeggiata del 1932, un olio su tela: simbologie iconiche che non trascurano echi impressionisti. Oppure l’esplosione (Soutine docet) della Natura morta con frutta e dolci di Carlo Levi, sempre olio su tela, del 1933: vorticosa, potente, materica, che quelle mele sembra di spaccarle ad ogni occhiata. Poi, c’è l’assoluto terroso della Piazza del Popolo di Mario Mafai, 1941, un olietto su tela poco noto, dall’animo etrusco.
Villa Bassi location ideale


La mostra a Villa Bassi costituisce l’ultimo capitolo, in ordine di tempo, di un calendario nutrito e di livello che lo splendido spazio di Abano sta conducendo da alcuni anni: esposizioni importanti, come quelle fotografiche dedicate a Robert Capa e a Elliott Erwitt, o la parentesi sironiana del 2022, una delle più belle mostre dedicata al Maestro delle Periferie. La bellezza del Novecento compie, dal canto suo, un inventario puntuale dei principali movimenti artistici del secolo scorso, ma consente anche percorsi alternativi, scoperte affascinanti, autentici colpi di scena evidenziati dall’allestimento intelligente di Francesco Trevisan Gheller.
Ad esempio, un Tancredi, Senza titolo, tecnica mista su tavola del 1954, che dialoga con le pareti affrescate del piano nobile; lo spazio è vergato da un alfabeto misterioso, ma la composizione respira di una perfetta, calibrata armonia. In un’altra sala, un affresco su tela di Bruno Saetti, del 1962, Natura morta con rose, convive con un grande Sironi del 1937, Figure e case, tecnica mista su carta da spolvero applicata su tela, quasi un bozzetto per le grandi opere monumentali, se non fosse per un che di domestico che vi affiora, per la distorsione delle prospettive. Quasi un presagio di altri valori, la percezione di un dubbio.
Ad Abano da Vedova ad Accardi

Storia di noi: dal Vedova dell’ipogeo, dai neri marcati, già proiettato verso i grandi Tondi, al commovente ritratto che Tono Zancanaro fa del grande professore e poeta Egidio Meneghetti. Torna alla mente la Partigiana torturata al Palazzo Giusti di Padova dalla Banda Carità nell’inverno tra il 1944 e il 1945, a cui Meneghetti dedicò una celebre raccolta con le illustrazioni, appunto, di Zancanaro.

Scorrono il tempo e le vite, dai Braccianti sul Cormor di Giuseppe Zigaina, una tecnica mista su carta intelata del 1951, al coevo Gatto della guerra, una terracotta smaltata di Agenore Fabbri, arrossata, consunta, purtroppo un manifesto potente dell’oggi.

Ancora, la saletta dedicata ad Achille Perilli, un’altra prospettiva sul Novecento: la sua più tarda Venere Tecnologica, una tecnica mista su tela del 1964, evidenzia l’intenzione di mutare rotta. Tra nostalgia e rivolta, l’artista cerca di assolutizzare la realtà, prima, poi di renderla dimostrabile, quasi un teorema di forme e spazi.
Eppure la radice dell’intero percorso sta nella Passeggiata di Campigli, nella dolcezza di quelle figure femminili rese simboliche, ma ancora calde, in transito tra volume e forme. Forse la parola chiave di questa mostra, tanto impegnativa quanto interessante, è proprio transito. Già il ritratto che Pio Semeghini dedica ad un giovane Virgilio Guidi, totalmente figurativo, ma sbozzato in una miriade di profili grafici, va in questa direzione, così come l’olio su tela del 1935 Songavazzo di Arturo Tosi, con i suoi profili collinari materici, a fasce contrapposte.



Da qui all’opera di Carla Accardi esposta in mostra, Quattro piccole forme n.2 (frammento II), una tempera alla caseina su tela, c’è una discesa all’inferno; guerra, distruzione delle ideologie e trasformazione profonde. Transito e turbine, ed è già il presente.
La bellezza del Novecento
14.10.2023 /28.01.2024
Villa Bassi Rathgeb
via Appia Monterosso, 52
Lunedì, Giovedì, Venerdì, Sabato: 14:30-19:00
Mercoledì: 9:00-13:00
Domenica: 10:00-13:00 / 14:30-19:00
Call Center per info e prenotazioni: 041 8627167 (dal lunedì a venerdì 9:00-13:00)
Biglietteria: 049 8245284 (in orario di apertura Museo)
villabassi@coopculture.it
Fantastica rassegna anche se poco pubblicizzata. Complimenti. Fmm