Guerra ovunque nel mondo, persino in casa Meloni, che è tornata single. Giambruno, che ha esagerato nel montarsi la testa, deve trovarsi un’altra sistemazione perché espulso da casa. Da first gentleman, come impropriamente lo chiamavano, a Signor Nessuno. La separazione, che maturava da tempo, è la stessa premier a comunicarla. Ammette che le loro strade si erano divise da tempo e signorilmente lo ringrazia per gli splendidi anni trascorsi assieme e soprattutto per averle regalato la gioia più importante della vita, la figlia Ginevra.

Un messaggio insolito da Palazzo Chigi. Non era mai accaduto prima d’ora, dove gli inquilini di destra e di sinistra – a parte Berlusconi, si accompagnavano a partner migliori. Nella coraggiosa notizia Meloni allude a chi, approfittando delle continue gaffes del compagno, ha voluto colpirla in casa. Invece, è proprio dai più vicini e fidati, da Cesare in poi, e certamente anche prima, che si annida il tradimento. Il signor Nessuno ora tornerà tale. O forse no?
Le gaffe e il ritorno al signor Nessuno
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, dopo tante inappropriate esternazioni, è stata la mancanza di rispetto subita da Meloni nell’ultima puntata dello show su Rete 4, quando l’arroganza de signor Nessuno Giambruno arrivò al punto, in un fuorionda da corteggiare un’ospite e rivolgerle frasi sessiste. Decisione dura, amara, coraggiosa, ma ammirevole e dignitosa. Una donna che merita rispetto perché sa conquistarselo. La Premier si era già rivolta a Tajani e Confalonieri per chiedere del perché Mediaset aveva scelto di esporre Giambruno in simili situazioni.
Ciò significa che in futuro l’indegno compagno continuerà a lavorare in TV solo perché padre di Ginevra, ma con ruoli minori e in ombra. Si rivaluta il ruolo di Lollobrigida, che, almeno, è un marito fedele e dignitoso. Mentre Arianna Meloni sfila senza il marito sul red carpet della Festa del Cinema di Roma. Purtroppo anche la sorella è destinata a recarsi sempre da sola alle cerimonie ufficiali, come ha fatto finora. Chapeau, onorevole Premier!

Dal signor Nessuno al timore di un’espansione della guerra

O la borsa o la vita! Bisogna rispondere subito? Adesso si teme un’espansione della guerra perché secondo i paesi arabi e anche della Cina, Israele sta esagerando nell’autodifesa e dovrebbe ascoltare gli appelli della comunità internazionale e fermare la punizione alla Striscia di Gaza,quasi totalmente distrutta nel proposito di sgominare Hamas. L’Iran minaccia Israele intimando di avere rispetto per i palestinesi il cui diritto ad avere uno stato indipendente è sconosciuto da troppo tempo. Il ministro degli esteri di Teheran rassicura gli USA di non auspicare un’escalation del conflitto “ma dovremo intervenire – aggiunge – se l’assedio di Israele a Gaza continua”. Sono ormai più di tremila i palestinesi uccisi dai bombardamenti, oltre agli anziani, ammalati e medici moribondi perché prigionieri di ospedali semidistrutti e senza farmaci necessari alle cure.

Per ora sono usciti dalla Striscia in 700/800mila che vagano nel deserto egiziano in cerca di acqua, vitto e sistemazione. È uno spettacolo pietoso di uomini donne e bambini, ancora vivi, ma ridotti molto male. Un esodo raccapricciante di uomini, donne e bambini scampati ai bombardamenti che, a piedi o su mezzi trainati da animali deboli, anche loro denutriti, non sanno dove andare, né quale sarà la loro sorte. Al Sisi teme che svuotandosi Gaza sia Israele a occuparne il territorio e a impossessarsene per ampliare il proprio. L’Egitto ospita già nove milioni di immigrati, in gran parte profughi delle guerre in Libia, Sudan e Yemen. C’è, invece, il progetto umanitario secondo cui saranno l’ONU e la Lega Araba ad amministrare il paese quando sarà liberato dalle macerie, se Israele lo concederà.
Anche il signor Nessuno scompare davanti alla paura di una lunga guerra

La tensione che si è creata in Medioriente fa temere una lunga guerra. Si sono, infatti, aperti anche il fronte del Libano e quello della Siria che scambiano missili e droni con Israele.Colpita in Libano una base dell’ONU con mille militari italiani, per fortuna senza vittime. Se dovesse entrare in guerra l’Iran – dove il capo dei servizi segreti ha subito un grave attentato, non si sa da chi, ma ovviamente si sospetta Israele – sarebbero coinvolti gli Stati Uniti e, quindi, tutta la società occidentale. Ecco perché – spiega Zaky in una lunga intervista di Aldo Cazzullo sul Corriere – i giovani intellettuali americani sembrano antisemiti. Pensano, invece, alle conseguenze dell’aggressione di Israele ai palestinesi che non c’entrano con Hamas, di cui, anzi, sono vittime.

Per lo storico Tom Segev, 78 anni, figlio di uno dei fondatori dello stato di Israele, Netanyahu è politicamente finito, per quanto catastrofico e inetto è stato il suo governo. Ha persino sottostimato la pericolosità di Hamas, nonostante tutti gli avvertimenti dei servizi segreti americani ed Egiziani. “Occupare Gaza sarebbe un grosso errore”, ha affermato il Presidente USA recandosi in Israele, ma si dice fiducioso che Netanyahu rispetti il diritto bellico e l’incolumità della popolazione civile. Proprio nel giorno del suo arrivo è stato bombardato un ospedale di Gaza e almeno 500 pazienti e sanitari sono morti. Hamas e Israele si accusano a vicenda. Ma la Giordania, dove Biden doveva incontrare il re Abdullah II, il presidente egiziano Al Sisi e Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, ha annullato il vertice.
La premier lascia il signor Nessuno e intanto il mondo si divide tra Israele e Palestina

Seppure anche esperti indipendenti mettano in dubbio la responsabilità di Israele nel disastro, molte capitali arabe si sono infiammate con manifestazioni di protesta in favore della Palestina.Chiunque sia il responsabile, la strage ricorda che tra i belligeranti c’è la popolazione innocente. La Croce Rossa palestinese definisce il popolo di Gaza macerie, come le loro case, i negozi, le strade, le scuole, gli ospedali distrutti dai bombardamenti degli ultimi giorni. “Nessuno può immaginare che cosa stia succedendo in quei pochi chilometri quadrati di mondo. Né i video, né le testimonianze possono descrivere l’orrore e il disastro umanitario”, dicono i medici sopravvissuti. “Il trasferimento forzato delle persone in condizioni catastrofiche e in un territorio continuamente bombardato e distrutto è un crimine di guerra”.

Ma a Will County, nello stato dell’Illinois, il proprietario di un appartamento affittato a una famiglia di palestinesi americani, ha bussato alla casa. Quando l’inquilina, dallo spioncino l’ha riconosciuto e ha aperto la porta, al grido “voi musulmani dovete morire”, l’uomo ha ferito la donna a coltellate e ucciso il figlio di 6 anni. Invece a Bruxelles un arabo che, prima di fuggire in moto, si è proclamato membro dell’ISIS, ha ucciso a coltellate due cittadini svedesi, in gita per la partita di calcio Belgio-Svezia, poi interrotta. In una sparatoria la polizia lo ha poi ucciso. Non è stata un’azione dell’ISIS, ma l’iniziativa criminale di un lupo solitario. Probabilmente un esibizionista, dato il modo vistoso con cui era vestito, proprio per attirare l’attenzione, anziché mimetizzarsi come fanno i terroristi.
Criticare Netanyahu non è antisemitismo

C’è qualcosa che non quadra nel comportamento dei giovani intellettuali USA nei riguardi di un terrorismo che non vuole solo la fine di Israele, ma di tutto l’occidente. Ormai è uno scontro di civiltà.Ma nelle università americane la maggior parte degli studenti – la futura classe dirigente del paese leader della civiltà del dollaro – sono in favore di Hamas. Sono tutti antisemiti, filo nazisti e autolesionisti? O c’è qualcosa di sbagliato nella politica di sostegno a Israele che i giovani contestano e che noi interpretiamo male? La questione è determinante per il destino degli USA, di Israele e della democrazia nel mondo.
Perché questi giovani intellettuali che credono nella libertà e nel rispetto dei diritti umani giustificano il terrorismo e Hamas, che rappresenta Cina, Russia, India, Iran e il mondo arabo, oltre a tutti i paesi che vivono male e danno la colpa alla politica USA e che contestano la supremazia americana? Leggendo le loro motivazioni si capisce che sono idealisti, che amano il proprio paese e la sua leadership, ma ritengono sbagliato il comportamento degli israeliani nei confronti dei palestinesi.
Ma devono intervenire gli USA?

Vorrebbero che un paese illuminato come gli Stati Uniti, pur sostenendo Israele, glielo rimproverasse. L’establishment sottovaluta il fenomeno perché la politica è gestita dalla finanza, non dalla cultura né dall’interpretazione dei diritti umani. Molti ebrei illuminati, però, riconoscono e biasimano loro stessi Israele per il comportamento nei confronti della Palestina. Non giustificano che Netanyahu stipuli accordi con i Sauditi e non con i vicini di casa. Come mai – si chiedono i giovani americani – la Palestina è una colonia israeliana e non uno stato indipendente? Lo dicono anche molti intellettuali ebrei e persino il quotidiano di Tel Aviv Haaretz. Lo dice anche la nostra Premier: ”Bisogna tornare alla decisione di due popoli due stati”.
Brava Presidente! Faccia intervenire l’Europa, che in questo marasma sembra in castigo, per sostenere questa tesi, che è la vera soluzione del problema. La Fiera del Libro di Francoforte cancella la cerimonia di premiazione della scrittrice palestinese Adania Shibli perché c’è la guerra in Israele. Erano sorte polemiche in Germania all’epoca della designazione. L’Associazione degli scrittori arabi e molti editori indipendenti hanno ritirato la partecipazione dalla Fiera. E i giovani americani ed europei sono sostenitori della scrittrice.
Dalla separazione tra la Premier e il signor Nessuno ai bambini sgozzati

Netanyahu si serve delle foto raccapriccianti dei bambini sgozzati, ma non ne ha mai mostrato delle condizioni in cui vivono e crescono i bimbi palestinesi, che vivono in pochi metri quadrati e in miseria, che vedono le proprie terre espropriate perché i coloni si espandano. Queste sono le accuse di chi giustifica, non per crudeltà, il terrorismo di Hamas, il solo a potere cambiare il ritmo della politica da 80 anni. Si chiedono che fine hanno fatto gli accordi di Oslo, che prevedevano l’autogoverno dei palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. Come mai si è lasciata deperire l’amicizia tra Rabin, Shimon Peres e Arafat che nel 1994 furono insigniti del premio Nobel per la pace? È più umano l’atteggiamento di Netanyahu nei confronti dei profughi da Gaza, che non sanno dove andare?

Avendo lui sulla coscienza la strage apocalittica compiuta da Hamas, che per due anni ha preparato indisturbato l’assalto, all’insaputa del Mossad e dei servizi segreti militari. Adesso deve fare il cattivo per recuperare consensi. Gli studenti di Harvard, Berkley, Colunbus, Stanford, George Waashington, Duke, Yale, Chicago e altri prestigiosi atenei americani, che non sono antisemiti, plaudono Hamas, che, seppure con una strage, che ognuno in cuor proprio piange, hanno messo, però, in evidenza un problema umano, non meno crudele che la società occidentale ha consentito per tanti anni. Basterà cambiare politica e rispettare i diritti dei più deboli perché anche gli americani junior diventino sostenitori di un establishment più giusto e umano. Perché anche loro vogliono che Israele esista. C’è, invece, chi definisce più spregevole dei terroristi chi in occidente giustifica le imprese sanguinarie di Hamas.
E’ arrivata in tv la signora ambasciatrice

Circola da qualche tempo per i talk show un nuovo personaggio, che chiamano ambasciatrice. Dice un po’ di sciocchezze, come del resto tutti gli altri, ma con garbo. E piace alla gente, stanca di sguaiataggini e volgarità.Per contestare ciò che dice – imitando Salvini, che non sapendo dibattere il giudizio di illegittimità del decreto sui migranti accusa il giudice di atteggiamenti personali – il sindacato dei diplomatici interviene per dire che la distinta signora non ha raggiunto il grado di ambasciatore. Era capo missione in Belgio e in Svezia, cioè ambasciatrice, ma senza averne riconosciuto il grado e lo stipendio.
Andata in pensione giovanissima, a 63 anni – mentre gli altri non si riesce a cacciarli nemmeno a 70 anni – col grado di ministro plenipotenziario, non può farsi chiamare così neppure in TV. Essendo un sindacato, dovrebbero biasimare l’Amministrazione che nomina un ambasciatore senza riconoscerne il grado, se la prendono con la persona danneggiata per leccare i piedi ai soliti potenti.
Dal signor Nessuno che fa le avances a chi non ha paura di dire quello che pensa
Costoro, però, possono chiamare ambasciatrice le mogli degli ambasciatori, ma non chi lo è stata davvero, seppure la burocrazia la classificasse ancora al grado inferiore. Questa è l’Italia di oggi e chi la rappresenta. Comunque la simpaticissima e distinta signora, per il piacere della polemica e dell’originalità, dice delle cose piuttosto impopolari in un momento in cui siamo tutti giustamente in favore di Israele soprattutto per via dei bambini sgozzati e delle migliaia di morti in una giornata di festa. Quello che dice lo copia da Haaretz, l’autorevole quotidiano di Tel Aviv, che accusa Netanyahu di tutto ciò che è accaduto ed è preoccupato per la sorte dei palestinesi di Gaza, che con Hamas non c’entrano niente. Altro che il signor Nessuno!

Lo dice anche Zaki, pur essendo difensore dei diritti umani e non musulmano, ma cristiano copto. Lo dicono, come abbiamo visto, gli studenti di Harvard, che rappresentano l’intellighenzia futura degli USA. Lo ripetono persino intellettuali come Gad Lerner e tanti altri ebrei che amano la loro patria, ma non chi la gestisce. Ma da un po’ di tempo, pur sbandierando il diritto e la libertà di ognuno di esprimere la propria opinione, se non è omologata non è popolare e viene ritenuta persino criminale. Infatti, è stata annullata la partecipazione di Zaki al debutto della trasmissione TV di Fazio sulla Nove e sostituito dalla senatrice a vita Liliana Segre. Ambasciatrice Basile, le conviene omologarsi. Se no, non la inviterà più nessuno.
Quel titolo col punto interrogativo
Sabato scorso l’inserto del Corriere sul terrorismo di Hamas in Israele titolava tutti gli articoli, ma proprio tutti, 16 pagine, col punto interrogativo. E credo che la maggior parte dei lettori non abbia saputo rispondere. Quindi, mi è tornato in mente un episodio che risale a 60 anni fa durante una riunione di redazione del Tempo di Roma, che allora, assieme al Messaggero, erano grandi giornali che facevano opinione. Nantas Salvataggio, che poi divenne un grande scrittore, non sapendo se la notizia di cui si stava occupando fosse vera la titolò come il Corriere, chiedendolo al lettore.

Renato Angiolillo, proprietario e direttore del giornale, andò su tutte le furie e gli fece una ramanzina davanti ai colleghi. “Secondo te, quindi, i lettori spendono 30 lire – allora il quotidiano costava un centesimo e mezzo di euro di oggi – per rispondere alle tue domande?” Durante tutta la carriera – e suppongo anche i colleghi che erano presenti a quel singolare episodio – non ho più usato l’interrogativo in un titolo.
Quei grandi direttori! Altro che il giornalista signor Nessuno

Quei direttori erano grandi maestri e le osservazioni non si dimenticavano più. Si imparava a scrivere e anche a comportarsi bene. Il mio maestro Mino Doletti, critico televisivo del Tempo, mi raccontò un episodio. Che può definire superfluo il progresso informatico. Era l’epoca in cui non c’erano i tabulati che ora indicano con esattezza quante copie vende ogni edicola e qual è la tendenza, se in aumento o in diminuzione, c’era una squadra di uomini che andava in giro periodicamente per Roma per sapere quante copie venivano vendute e quante ne rimanevano.
Il capo di queste squadre partecipava alle riunioni di redazione, ma ogni volta che cercava di intervenire Angelillo lo zittiva con un gesto. Altro che i fuorionda del signor Nessuno. Un esempio? Un giorno, Doletti osò chiedere al direttore perché non gli interessassero le osservazioni di un personaggio così importante per la diffusione del giornale. Angiolillo gli rispose: “Finché De Gasperi – allora Presidente del Consiglio – la mattina prima di recarsi a Palazzo Chigi – anche la sede del Tempo è a Piazza Colonna – passa a prendere il caffè con me, non m’importa nulla della diffusione.
Ci vuole tempo per scontare l’inverno polacco

La vittoria di Tusk alle elezioni politiche e la conseguente sconfitta della destra, al potere dal 2025 in Polonia, restituisce un po’ di ottimismo all’Europa, che adesso ha un nemico in meno.È una svolta significativama non ancora un cambiamento definitivo perché il governo illiberale di Morawiecki, ha cambiato tanto la Polonia che ci vorrà del tempo per ristabilire la piena democrazia. Insieme alle elezioni si tenevano referendum sull’accettazione dei migranti, sul mantenimento di un nuovo muro al confine con la Bielorussia, sull’innalzamento dell’età pensionabile e sulla vendita di beni statali, che, però, non hanno raggiunto il quorum del 50% necessario per essere validi.
Il risultato è stato ancora più significativo se si considera che le elezioni non sono state del tutto libere ed eque. Anche l’Osce e altri osservatori internazionali sostengono che il partito al potere ha goduto di un chiaro vantaggio grazie all’influenza sull’uso delle risorse statali e dei media pubblici. Il partito nazionalista ha imposto significative limitazioni ai diritti dei cittadini, minato la divisione tra i poteri dello stato, alla base del funzionamento della democrazia.
Dal signor Nessuno italiano alla riforma della Giustizia polacca

La riforma più controversa è quella della Giustizia che ha subordinato la magistratura al governo. Il ministro della Giustizia, infatti, è anche procuratore generale. Il Presidente della Corte Costituzionale è persona di fiducia di Morawiecki. I magistrati che hanno criticato l’influenza del governo sulla Giustizia sono stati osteggiati o sospesi. La Corte di giustizia di Lussemburgo ha stabilito che sono stati violati i principi democratici fondamentali dell’Unione europea, che, infatti, hanno provocato una serie di procedimenti da parte di Bruxelles.
Sono stati persino sospesi i finanziamenti alla Polonia e imposto multe per il mancato rispetto delle sentenze della Corte europea. La Polska Press, il gruppo editoriale più importante del paese, è stato acquisito dalla compagnia petrolifera statale, che così controlla 20 giornali locali, 120 settimanali e 500 portali online. Ai pochi media indipendenti rimasti, il governo ha tolto la pubblicità con cui si finanziano. Non parliamo, poi, della legge iper restrittiva sull’aborto, consentito solo nei casi di incesto e stupro o se la gravidanza mette rischio la salute della donna. Il capo dello stato ha il potere di porre il veto su qualsiasi legge del parlamento.
Un giudice, un decreto e il conflitto tra poteri dello Stato

In Italia, invece, si rispetta ancora la Costituzione, ma non si interrompe il rancore nei confronti di Iolanda Apostolico, la cui vita e quella dei familiari vengono guardate al microscopio per avere considerato illegittimo il decreto legge sui migranti. Mentre si discute della rottura tra la Premier e il signor Nessuno, ogni giorno nelle dichiarazioni di qualche politico della maggioranza e sulle prime pagine dei giornali della cricca c’è un riferimento al comportamento anomalo della signora per convincere i lettori che i giudizi della magistratura sono prevenuti nei confronti delle azioni del governo. Invece, in questo caso, il giudizio, è basato, per la verità, sulla legittimità del decreto e sul rispetto della Costituzione. In una democrazia liberale il governo non contesta le prerogative della magistratura.
L’accanimento tende a dissuadere altri giudici dall’imitarla e approvarne, per quieto vivere, tutti i provvedimenti. Però, la magistratura non sembra essere intimidita dalla sorte toccata alla Apostolico. Anche altri dichiarano illegittimo il decreto che probabilmente è davvero anticostituzionale, ma lo stabilirà la Cassazione. Oltre agli elettori, a guardarci c’è l’Europa, ma anche il resto del mondo che nota questa anomala aggressione alla magistratura non molto civile né democratica. Forse qualcuno più illuminato dovrebbe far capire a chi dà gli ordini che ad ogni azione, specie se esagerata, segue immancabilmente una reazione. Il risultato del conflitto tra poteri dello stato non è certo costruttivo per il paese, né per il governo che lo consente e che finora non ha prodotto risultati ammirevoli.
Non bastava il signor Nessuno con le sue gaffes, ora c’è chi chiama Fabrizio Corona ogni giorno in tv

Entrando e uscendo di prigione, Fabrizio Corona è diventato un divo della TV. Ma non è finita qui, davanti a lui si apre un orizzonte politico, come a molti di coloro che falliscono nella vita.Dopo Mara Venier e Belve, è Nunzia De Girolamo che lo invita per rimediare alla continua perdita di telespettatori. È vero che col Trash aumenta l’audience, ma lui è anche peggio e soprattutto non è di esempio. Forse bisognava aiutarlo da giovane, ormai è cinquantenne ed è troppo tardi. Comunque, non c’è da stupirsi della sua escalation televisiva con tanti i pregiudicati in Parlamento.
Per di più è diventato garante della legge. È diventato un cacciatore di taglie. Altro che il signor Nessuno! È lui che denuncia i giocatori dediti alle scommesse clandestine e ne fa i nomi alla procura. Rivela che c’è chi punta un milione per volta. Insomma, peggio di lui. Che si debba fermare il calcio di serie A? Può darsi, però, che non sia solo un vizio, ma anche un modo per pagare la protezione delle mafie. Ce lo dirà lui in una delle prossime puntate. Di esempio ai giovani, lo vedremo prima o poi nei talk show e subito dopo, magari, candidato alla Camera o, meglio, al Senato.
Non bastavano i fuori onda del signor Nessuno, adesso vogliono prendersi anche il calcio

Ci chiedevamo come mai Lega e Fratelli d’Italia non avevano ancora messo gli occhi sul Calcio dove si nuota nel denaro come un tempo Zio Paperone, quando Salvini ha chiesto le dimissioni di Gravina, per poterla commissariare. L’occasione sono le scommesse clandestine, la sconfitta ignominiosa imposta all’Italia a Wembley dall’Inghilterra o gli stipendi sconcertanti dei calciatori? Forse nessuno di questi problemi, ma solo la rete di potere. Volevano addirittura la direzione del museo egizio di Torino, dove è necessaria grande cultura e capacità manageriali che né Salvini né Meloni posseggono. Figuriamoci il Calcio, dove al Bar dello Sport chiunque ne sa più degli altri. Assisteremo a un braccio di ferro o il presidente della Lega se ne andrà compiacente e impaurito?
Nel 2021 Meloni sbraitò contro l’arroganza del governo Draghi che aveva blindato la manovra finanziaria, espropriando il parlamento dal diritto di discutere la legge più importante dello stato. Oggi è lei a privare l’opposizione di emendare la manovra. E intanto lascia il signor Nessuno. Chissà se Mattarella ci farà sapere che cosa ne pensa?