«O vivo o morto, tornerò», lo aveva dichiarato prima di partire per il conclave a Roma, dove sarebbe salito al soglio Pontificio, l’allora cardinale Giuseppe Sarto. Era il 1903. Le spoglie mortali di Papa Pio X nel 1959 erano tornate a Venezia, dove fu Patriarca dal 1984, ma non nella sua Riese Pio X, paesino della Marca che gli diede i natali. Oggi quella promessa è stata mantenuta. L’occasione è arrivata per il 120° anniversario della sua elezione a Papa. La “Peregrinatio Corporis” di San Pio X s’è svolta tra Treviso e Riese, dal 6 al 15 ottobre. L’urna del corpo del santo è stata, quindi, accolta anche nelle diocesi di Padova e Venezia, dal 16 al 22 ottobre.
Il pellegrinaggio per Pio X

Si è trattato di un evento storico, come lo fu la peregrinatio a Venezia che radunò centinaia di migliaia di fedeli, e come lo fu quella del corpo di papa Giovanni XXIII nel suo paese natale, Sotto il Monte, che radunò nel borgo del Bergamasco nel 2018 oltre mezzo milione di pellegrini. Infatti per nessun altro pontefice, eccetto i due citati, è mai stata realizzata una peregrinatio corporis al paese d’origine.
Ed è stato proprio Giovanni XXIII, nel 1959, che ha indicato la via per capire la grandezza di Papa Sarto, “don Bepi” come viene chiamato ancor oggi da molti veneti. Scriveva infatti: «A chi, definendolo “un povero parroco delle campagne venete” lo immaginò quasi confuso e sperduto nella immensità dei compiti pontificali, egli diede la misura altissima della sua chiaroveggenza di Maestro e pastore universale, soprattutto per alcuni atti, tra i più segnalati del suo governo: la creazione dell’Istituto biblico, la preparazione del Codice di Diritto Canonico, la riorganizzazione delle Congregazioni Romane.
L’invito alla Comunione frequente degli adulti degli adulti ed alla Comunione ai fanciulli in tenera età, per la custodia dell’innocenza e dei buoni costumi; il ripudio di avvedutezze meramente politiche come mezzo di difesa del ceto ecclesiastico, e degli inalienabili diritti della verità rivelata e della libertà delle anime». Questi, in sintesi, i grandi lasciti di un papa grande riformatore, che non sono affatto in dissonanza con la figura del prete buono con cui, invece, si fece conoscere e amare dalle sue genti venete con cui condivise la miseria e il sacrificio di quella società contadina.
Chi era Pio X

Giuseppe Melchiorre Sarto nacque secondogenito di 10 tra fratelli e sorelle, il 2 giugno 1835, a Riese, in Provincia di Treviso, terra che allora faceva ancora parte dell’impero austroungarico. Conobbe la cura di Dio in famiglia, con il papà Giovanni Battista e la mamma Margherita. E poi attraverso don Piero Paolo Pellizzari, il cappellano di Riese, che lo battezzò. Fu ordinato sacerdote il 18 settembre 1858. «Cappellano a Tombolo istituì una scuola serale per gli analfabeti», rammenta il parroco di Riese Pio X, don Giorgio Piva: «Seguiva la scuola di musica e non temeva di andare in piazza a parlare ai commercianti, invitandoli col suo raro umorismo a non bestemmiare. Aveva un carattere deciso, ma cordiale».
Poi parroco a Salzano, “don Bepi” seppe subito farsi benvolere per la sua vicinanza ai più sofferenti. Durante l’epidemia di colera del 1873 aiutò materialmente e spiritualmente i malati. Sostenne pure l’attività della locale filanda, per favorire il lavoro femminile. La vicinanza agli ultimi e l’attenzione alle questioni sociali fu riconfermata più volte negli anni. Da pontefice è nota, ad esempio, la sua presa di posizione a fianco degli indigeni in Amazzonia.

Concluse la sua esistenza con una incessante preghiera per la pace mentre scoppiava il primo conflitto mondiale. Di lui, infatti, ha detto il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, concludendo la “peregrinatio” a Treviso. “Pio X fu un pacifista ante litteram, pacifista non per scelta politico-ideologica, ma per coerenza di cristiano. Dando così avvio a quella posizione della Santa Sede di equidistanza da tutti i belligeranti che diverrà dopo di lui la costante caratteristica dei pontificati del ‘900 fino ad oggi”.
Da Riese a Venezia

Dopo essere stato nominato vescovo di Mantova nel 1884, monsignor Sarto nove anni dopo venne eletto patriarca a Venezia. Il 4 agosto 1903 fu eletto Papa. Nel 1907 pubblicò l’enciclica Pascendi Dominici gregis, che contiene la tanto celebre, quanto controversa “condanna del modernismo”. Morì il 20 agosto 1914. Fu canonizzato da Pio XII nel 1954.
Negli anni successivi dilagò la sua immagine di pontefice come faro del cattolicesimo. Il suo paese natale assunse il suo nome e molte parrocchie in Italia e all’estero furono a lui dedicate. Poi quasi d’improvviso, come rapidamente era stato glorificato, fu messo in ombra. “La ruota della fortuna gli voltò le spalle con il Concilio Vaticano II”, scrive lo storico Giampaolo Romanato. “La Chiesa volle rimettersi in linea con la modernità e il Papa di Riese non serviva più e nemmeno le sue grandi riforme. Rapidamente il silenzio divenne imbarazzo e della sua memoria si impadronirono i tradizionalisti”. Nei decenni successivi è stata possibile una revisione storica non più viziata da pregiudizi ideologici (tradizionalisti contro conciliari), che ne ha evidenziato i tratti più distintivi e la grandezza riformatrice.
Il pontefice Pio X

Monsignor Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza, originario di Carbonera, nella Marca trevigiana, che dista meno di 40 km da Riese Pio X e profondo conoscitore della sua figura, così s’è espresso su Pio X. «E’ un pontefice cui, finalmente, si riconosce di aver realizzato uno dei maggiori processi di riforma della chiesa dai tempi del Concilio di Trento, in più campi. Dal diritto canonico, alla catechesi, alla formazione biblica. Per non dire del suo impegno a favore dell’emancipazione femminile, delle sue denunce contro le ingiustizie sociali. Parlasse oggi, Pio X avrebbe parole e gesti simili a quelli di Papa Francesco». Insomma una figura gigante sebbene contraddittoria. In una temperie storica difficile, che in questi anni era “stata sequestrata e strumentalizzata da un certo mondo conservatore”, per usare ancora un’espressione del vescovo Brugnotto.
Un’occasione per riflettere

L’evento del “pellegrinaggio del corpo” è stato così occasione per riflettere sulla modernità e la complessità di un pontefice, per certi versi non del tutto compreso. Ricorda il vescovo di Treviso, Michele Tomasi. «La sua opera riformatrice a molti livelli testimonia di una Chiesa che, per essere fedele al suo mandato di sempre di annunciare il Vangelo a tutte le genti deve continuamente rinnovare i modi e le espressioni della sua testimonianza. Affinché possa essere all’altezza dei tempi e delle loro sfide.
Anche lo stesso catechismo che porta il suo nome, a cui s’è contrapposto a ragione, poi, l’ultimo rinnovamento della catechesi, era, ai suoi tempi, innovativo. Voleva rendere semplice e accessibile a tutte le genti, soprattutto ai ceti più umili, i fondamentali contenuti della fede. Internet, a ben vedere, quando inserisce nei siti i quesiti più frequenti, fornendo delle brevi risposte standard, usa una modalità non troppo dissimile a quella».
Un bagno di folla per il ritorno di Pio X

La peregrinatio in terra veneta è stato quasi un “bagno di folla” postuma, con la sua gente, nei suoi luoghi prediletti. In primis, tra questi, Cendrole, ameno borgo riesino che ospita il santuario della Beata Vergine, nella quale Sarto amava meditare in solitudine. Qui, davanti all’effigie della Madonna, corroborò la sua fede. Altro luogo privilegiato dalla devozione popolare è la ristrutturata casa natale di Pio X. Nel museo al suo interno, riallestito per l’occasione, sono conservati oggetti personali appartenuti a Sarto.
La “casetta”, come venne popolarmente chiamata, immortala, col suo arredamento e le sue suppellettili originali, la vita negli anni in cui Giuseppe era ancora un ragazzo. Altro luogo sulle orme di papa Sarto è la chiesa parrocchiale di San Matteo. Sorge nel cuore del capoluogo: proprio in questa chiesa Pio X ricevette i primi sacramenti, come testimonia l’iscrizione sul fonte battesimale. Vi celebrò la prima messa all’indomani dell’ordinazione a sacerdote. Tutti luoghi in cui, oggi più di ieri, aleggia lo spirito di “don Bepi”.