In oltre trecento pagine viene elegantemente (senza esclusione di colpi) narrata la storia del Torino calcio campione d’Italia del 1976 e non solo. Ovvero nel libro “Cose di calcio, cose da Toro” (edizioni Incontropiede), si parte dalla fine degli anni Cinquanta per arrivare appunto al clou dettato dal Torino dell’allenatore Gigi Radice.
Cose granata

Il libro è una sorta di autobiografia scritta a quattro mani da un padre (Beppe) e un figlio (Marcello) di cognome Bonetto. Entrambi procuratori calcistici (il padre in epoca quando le trattative calcistiche si facevano a tavolino guardandosi negli occhi), il figlio successore ma pur sempre con lo spirito granata nel cuore. Autore un po’ diverso dal padre, forse più aneddotico e meno sanguigno. Ovviamente essendo morto nel 2017 il volume è stato assemblato dal figlio che ha raccolto con minuziosa precisione gli scritti lasciati dal padre Beppe.
Cose di calcio narrate da un giovane Beppe

Il volume si apre con un ricordo legato al 9 marzo 1958 quando il giovane Beppe svolgeva il servizio militare nel CAR di Avellino e riuscì in qualche modo ad ottenere un permesso per andare a vedere la partita Napoli-Lazio, grazie all’interessamento del fratello Piero che all’epoca faceva l’arbitro e fu designato per quell’incontro. Da queste primissime pagine prende avvio la storia del procuratore Beppe Bonetto. Laureatosi nel 1957 con una tesi sull’amministrazione economica delle società di calcio ben recensita da Antonio Ghirelli all’epoca direttore di Tuttosport. Dopo una parentesi durata circa quattro anni come dipendente della Fiat, venne assunto dal Torino Calcio nel 1964 dal presidente Orfeo Pianelli. Vi rimase fino al 1982, dopo andò al Napoli e anche al Perugia. Nel 1984 diventò procuratore sportivo fondando l’IFA assieme al nipote Federico e al figlio Marcello.
Cose di calcio di un Torino su cui continuava a pesare il fardello del “grande” Torino

I diciotto anni trascorsi nel Torino non possono che prescindere proprio dagli acquisti effettuati dalla società granata che in qualche modo soffriva del pesante “fardello” dovuto al fantasma del Grande Torino mai dimenticato. E vengono scanditi questi arrivi tenendo presente che visto le “casse” piuttosto esigue della società si puntava più sul vivaio.

Il fiore all’occhiello nel 1964 fu Gigi Meroni, indimenticato funambolo in campo e anche nella vita privata. Meroni incontrò Bonetto durante una sera a casa di Alberto Lievore all’epoca manager del Genoa società dove giocava Meroni. Successivamente dopo una partita di Coppa Italia tra il Torino e il Genoa, già conquistato dal carattere fu oltremodo conquistato dalla sua classe calcistica e riuscì a portarlo a Torino pare per 270 milioni. Una cifra record.
Di calcio Beppe Bonetto ne capiva




Ma l’elenco degli acquisti ad opera di Beppe Bonetto (tutti doverosamente intrisi di aneddoti) è lunghissimo. Passando per Aldo Agroppi (toscanaccio e anti juventino per antonomasia) nel 1967, Claudio Sala nel 1969 (detto il poeta), Luciano Castellini nel 1970 (il giaguaro), Francesco Graziani nel 1973, centravanti fortemente voluto da Orfeo Pianelli. Che negli anni andò a formare la famosa coppia con Paolino Pulci detta “I gemelli del goal”.

Però se vogliamo la curiosità più eclatante arriva dal probabile, anzi quasi certo acquisto del giovane Giancarlo Antognoni. Nel 1970, l’allora sedicenne centrocampista viene scoperto dagli osservatori del Torino mentre giocava una partita con la maglia della Juventina una società satellite del Perugia. Il presidente Pianelli lo bloccò subito e lo girò in prestito alla società di Asti la Ma.Co.Bi. in serie D che era di proprietà di Bruno Cavallo, vice presidente del Torino. Il destino volle che il grande Nils Liedholm allora allenatore della Fiorentina, lo vide e convinse il presidente Ugolini ad acquistarlo e così niente Torino.
Un gran bel libro

E’ ricco di spunti, ricordi, personaggi legati ai granata, dove ovviamente il centro rimane lo scudetto del 1976 vinto dopo un lungo duello con la Juventus. Anche la galleria fotografica pone in risalto quell’indimenticato successo del Torino. Ovviamente ci sono anche pagine dove non si parla solo delle imprese calcistiche ma anche delle “beghe” amministrative alle quali sono stati legati per anni entrambi i Bonetto. E proprio nell’ultimo capitolo il figlio Marcello narra dell’episodio del 2010 legato alla figura di Alberto Gilardino e della revoca del suo contratto. Un libro da leggere sotto l’ombrellone per gli appassionati della storia del calcio e ovviamente in particolare quelli di cuore granata.
“Cose di calcio, cose da Toro” di Beppe e Marcello Bonetto (Edizioni Incontropiede)” Euro 22.50 pagg.320

















































































