Nel 2023 l’Osservatorio regionale antimafia del Friuli Venezia Giulia intende concentrare la sua attenzione sul fenomeno del caporalato, con l’obiettivo di “suggerire al legislatore regionale una proposta di legge che ne favorisca il deciso contrasto e la prevenzione”. Lo sottolinea il presidente Enrico Sbriglia nella relazione annuale dell’Osservatorio illustrata all’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, presieduto da Mauro Bordin .
Una regia per controllare i fenomeni di caporalato
“L’idea che si vorrebbe lanciare – si legge nella relazione del presidente dell’organismo di garanzia che è composto anche dalla vicepresidente Barbara Clama e da Ruggero Buciol, Monica Catalfamo, Lorenzo Pillinini e Paolo Tomasin – è di prevedere una regia regionale in materia di monitoraggio dei controlli”, contemplando anche la possibilità di utilizzo del sistema da parte dei corpi di polizia locale, dei sindacalisti dei settori interessati, delle categorie economiche imprenditoriali e delle Camere di Commercio. Nella relazione viene invocato anche un “sistema più efficace di vigilanza e di controlli, soprattutto sui cantieri edili”.
Il caporalato e la piattaforma dedicata
Il fenomeno del caporalato si inquadra nella difficoltà riscontrata in materia di arruolamento delle maestranze, “già fortemente carenti sul territorio regionale”. E la lotta a questo sistema illegale, si legge ancora nella relazione, passa anche attraverso un maggior sviluppo e impiego della piattaforma informatica regionale portalecantieri.regione.fvg.it . Che consente a cittadini, pubbliche amministrazioni e professionisti di inviare a tutti gli enti competenti – Azienda sanitaria, Ispettorato del lavoro, Prefettura e Cassa edile – una notifica di avvio cantiere. Archiviandola in formato digitale o stampandola.
L’importanza della relazione sui fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata
La relazione annuale consente come sempre di fare il punto sui fenomeni di infiltrazione della criminalità organizzata in Friuli Venezia Giulia. Non c’è in questo momento un allarme specifico. Le relazioni del presidente della Corte d’appello di Trieste e del Procuratore generale della stessa Corte “non descrivono l’ipotesi del rischio di una presenza strutturata e organizzata delle criminalità di stampo mafioso sul territorio regionale”. “Un tanto però – aggiunge Sbriglia – non deve e non può costituire motivo di allentamento di un’attenzione costante da parte di tutte le istituzioni. Perché soltanto con una organizzata e intelligente azione di prevenzione e di formazione di prassi operative, soprattutto amministrative, può edificarsi un argine sufficientemente solido a questi rischi”.
La richiesta di maggiori controlli
Nella relazione viene invocato anche un “sistema più efficace di vigilanza e di controlli, soprattutto sui cantieri edili”. Tra gli aspetti più rilevanti vi è lo studio e progettazione funzionale alla destinazione e alla riqualificazione dei beni confiscati alle mafie nel territorio regionale