Si calcola che tra Mestre e Venezia i cittadini che soffrono per la mancanza della quiete notturna siano circa 5 mila. A Mestre: via Felisati, via Piave, via Verdi, Piazza Ferretto e dintorni. A Venezia, movida stabile in Campo S.Margherita, San Barnaba, fondamenta Cannaregio, Ormesini, Lista di Spagna, Rialto, Riva degli Schiavoni. L’associazione Do.Ve. ovvero Dorsoduro-Venezia conta almeno 600 iscritti. Coordinata da Giovanni Leone, un architetto che da anni chiede alla pubblica amministrazione un intervento più incisivo per tutelare un bene fondamentale, ovvero il sacro silenzio notturno e il sonno per chi al mattino deve andare al lavoro.
La movida anche a Venezia
Oggi osterie e bar, visti i regolamenti, possono tenere aperto fino alle due del mattino. E sono centinaia. Solo in Campo Santa Margherita, il Sancta Santorum degli schiamazzi a suon di spritz, i locali sono 25.
Ora una sentenza rivoluzionaria è destinata a modificare movida e bibite dei nottambuli
È partita dal comune di Brescia, dove delle famiglie che non riuscivano a dormire, hanno portato l’amministrazione pubblica sul banco degli imputati. Se i decibel e i rumori notturni superarono la soglia della legalità (bastano 60 decibel…di notte) il Comune dovrà risponderne penalmente. È il verdetto definitivo di una battaglia legale che dura da dieci anni, ed ora, con l’obbligo dell’ente locale di risarcire gli insonni, il conto arriverà direttamente al sindaco.
Il verdetto della Corte di Cassazione non lascia spazio a dubbi. Se la movida supererà le soglie di tollerabilità, paga il sindaco
La cosa è stata accolta con sorpresa a Milano, Firenze, Siena, città d’arte. A Venezia, dove bacari e osterie, imperano con centinaia di esercizi pubblici, tra calli e campielli, quasi quasi sotto traccia, la notizia è passata senza fare sensazione. Perché? Forse per colpa o merito dei 30 mila studenti e dei numerosi turisti che portano reddito?
La sentenza di Brescia
La sentenza di Brescia – annota l’avvocato civilista Marcello Gussoni Stivanello, che conosce bene la materia abitando in pieno centro storico – ravvisa la responsabilità dei Comuni, in qualità di custodi della pubblica via, a tutelare i privati nei diritti costituzionalmente garantiti, quali il diritto alla salute, il diritto di proprietà, che nella fattispecie sono lesi dalle immissioni sonore intollerabili, provenienti dai locali che insistono nell’area pubblica”.
Le conseguenze sulla movida
Conseguenze future? Basterà che un gruppo di cittadini si costituisca in una “class action” per obbligare i sindaci a rivalersi sui locali rumorosi. Sono tante le telefonate di protesta effettuate dai cittadini insonni ai numeri di emergenza dei vigili urbani. Difficile di notte coprire il territorio e così molti interventi risultano inevasi. “Una notte – dice un cittadino di Cannaregio che preferisce l’anonimato – verso le ore tre, preso dalla disperazione, ho chiamato il 112 dei carabinieri. Sono arrivati immediatamente. Mi hanno suonato il campanello, e obbligato a scendere alla porta d’ingresso nonostante il freddo, perché la denuncia andava firmata! In calle, i ragazzi alterati dall’alcol mi guardavano come fossi un delinquente!”.
I furbetti
Ci sono poi gli esercenti furbetti. Alle due del mattino chiudono i battenti, non prima di aver fornito di spritz e ombre i clienti con bicchieroni di plastica pieni di alcol, che la nettezza urbana rimuoverà di primo mattino.
Una cosa è certa. Tra b&b, locazioni turistiche e locali rumorosi, il residente veneziano sarà sempre di più una specie in estinzione. Un panda in una foresta di bambù stecchiti. È il caso di due anziani di San Pantalon, a Dorsoduro. Per continuare una vita dignitosa e senza schiamazzi, sono andati a vivere nella periferia di Mestre. “Di giorno passano camion e autobus, ma almeno di notte stiamo tranquilli”.
Ciao Venezia, ciao Venezia, ciao ciao ciao!
Il ritornello del cantante folk anni Settanta, Umberto Da Preda, suona oggi quanto mai sinistro.
Bravo Maurizio Crovato!!!