È nato il National Biodiversity Future Center – NBFC – del PNRR (chissà perché chiamarlo in inglese: mah!). Un Centro che aggrega la ricerca scientifica nazionale di eccellenza e le moderne tecnologie per monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità al fine di contrastare l’impatto antropico e gli effetti dei cambiamenti climatici.
La nascita del Centro

Si tratta della prima struttura di ricerca italiana con 2000 scienziati e 49 istituzioni impegnate a studiare e preservare gli ecosistemi e la biodiversità del nostro Paese, ma non solo: il Centro si focalizza sul Mediterraneo, un concentrato di biodiversità al centro del quale si trova l’Italia, e affronta sfide globali relative alla protezione e al ripristino degli ecosistemi marini, costieri e terrestri. Con la firma dell’atto costitutivo, ha preso corpo questo ambizioso progetto coordinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, che attrae una rete di 48 partner attorno al tema della biodiversità; lo sviluppo del progetto prevede un finanziamento di oltre 320 milioni di euro per il triennio 2023 – 2025 e coinvolge circa 1300 ricercatori e qualche centinaio di neoassunti, che male non fa!
Un Centro per la ricerca

Il progetto metterà in campo la più imponente iniziativa di ricerca e innovazione sulla biodiversità che abbia mai visto la luce prima in Italia, si fonda su virtuose sinergie tra Università, Organismi di Ricerca, Fondazioni e Imprese scelti in base alla loro comprovata leadership scientifica, tecnologica, etica e di mercato, ed è nato in risposta all’Avviso pubblico per la presentazione di Proposte di intervento per il Potenziamento di strutture di ricerca, finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’ormai famoso e noto a tutti PNRR.
Il Centro sarà strutturato secondo l’impostazione Hub&Spoke, ovvero con un punto centrale a Palermo e otto nodi distribuiti sul territorio nazionale, come massima garanzia di quel riequilibro territoriale che è tra le priorità del PNRR.
L’HUB

L’HUB centrale, con sede nell’Università degli Studi di Palermo, è stato concepito per mettere a sistema forti capacità di gestione e sarà chiamato a migliorare la rete internazionale di cooperazione e le iniziative congiunte nell’area dello sviluppo, della protezione e del ripristino della biodiversità. Gli Spoke (i nodi distribuiti sul territorio) si avvalgono della partecipazione dei partner affiliati e, insieme, rappresentano l’intero HUB.
La presidente del CNR inauguara il Centro

«L’atto formale di costituzione del Centro è un passo decisivo, conquistato grazie al grande lavoro di tutti i partner coinvolti e delle alte professionalità messe in campo», ha commentato la presidente del CNR Maria Chiara Carrozza. «Il Centro potrà rappresentare, negli anni a venire, un punto di riferimento per la comunità globale, chiamata a reagire ed agire di fronte alle imponenti sfide imposte dal cambiamento climatico. Quello cui puntiamo è un obiettivo ambizioso e altamente significativo per il comparto della ricerca, con ricadute positive sul ruolo del nostro Paese sulla scena internazionale e sulle azioni di rilancio dell’economia nazionale».
La biodiversità svolge un ruolo cruciale nel funzionamento di tutti gli ecosistemi del Pianeta e impatta fortemente anche nella conseguente fornitura di beni e servizi, intervenendo e migliorando in modo diretto il benessere della collettività e del singolo individuo.
Un Centro per contrastare lo stato attuale

L’incremento progressivo della popolazione – che, a livello mondiale, negli ultimi 50 anni è pressoché raddoppiata – unito alla naturale e legittima corsa per raggiungere livelli sempre maggiori di qualità della vita, hanno determinato una pressione costante e crescente sulla biodiversità, che si è tradotta in sovra-sfruttamento degli ecosistemi, alterazione climatica globale ed estinzione delle specie.
Per contrastare lo stato “di fatto” attuale, sempre più simile a un’emergenza, e per riportare l’azione dell’uomo ad un livello di sostenibilità, è necessario intervenire con strumenti appropriati, basati su solide conoscenze scientifiche e tecnologiche; non solo, perché questi interventi dovranno essere in grado di raggiungere e rispettare le disposizioni europee che, per il 2030, prevedono la riduzione della perdita di biodiversità del 30% e il recupero di almeno il 15% degli equilibri dei vari ecosistemi, per mezzo di azioni di conservazione e, quando necessario, di ripristino degli habitat.
La presa di coscienza della UE

Di conseguenza, visti i tempi stretti imposti dall’UE ma, soprattutto, dalla “presa di coscienza” dello stato delle cose, s’impone la necessità di agire velocemente sui diversi livelli di organizzazione biologica: i processi, le funzioni e le interazioni essenziali tra gli organismi e il loro ambiente devono essere prontamente ripristinati!
In questa nuova concezione della biodiversità, noi tutti dobbiamo essere una componente integrante e non predominante degli ecosistemi. Il PNRR offre una grande opportunità per rendere concreta questa visione in un Paese come l’Italia, che è parte dell’Hot Spot di biodiversità del Mediterraneo, data la ricchezza in specie che si trovano esclusivamente nel nostro territorio e la grande variabilità ecologica e di habitat.
Perchè è nato il Centro

Nonostante questa ricchezza, il nostro Paese ha subito consistenti perdite e fenomeni di erosione della biodiversità nei confronti di numerose categorie animali e vegetali non meglio definite e di habitat (circa il 30% di questi ultimi, senza dimenticare il 45% delle specie animali e quasi il 55% delle specie vegetali a rischio di estinzione), soprattutto a causa dell’azione dell’uomo e delle conseguenze di questa azione.
NBFC è nato con la finalità di aggregare la ricerca scientifica nazionale di eccellenza e le moderne tecnologie per supportare interventi operativi che hanno vari obiettivi, tra i quali:
– monitorare, preservare e ripristinare la biodiversità negli ecosistemi marini, terrestri e urbani della Penisola;
– valorizzare la biodiversità e renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile.
– fornire strumenti innovativi ed efficaci ai decisori politici per contrastare l’erosione della biodiversità e realizzare azioni volte alla conservazione e al ripristino della biodiversità in tutto il Mediterraneo;
-formare una nuova classe di ricercatori con competenze multidisciplinari capaci di affrontare temi complessi come quello dell’ambiente e della biodiversità;
– posizionare l’Italia come paese di riferimento per lo studio e la conservazione della Biodiversità anche attraverso la formazione di nuovi professionisti nelle cosiddette attività “green”;
– creare nella società civile una consapevolezza e partecipazione nei confronti della tutela e valorizzazione della biodiversità.
A valle di tutto ciò, uno degli aspetti più interessanti e che tutti i dati scientifici raccolti dal NBFC saranno infatti resi disponibili alla comunità scientifica in libera consultazione.