Lo scorso 2 dicembre ha chiuso i battenti una delle trasmissioni più popolari della RAI: “Quelli che il calcio”. A dire il vero, il programma era in agonia già da diversi anni e a nulla sono valsi i cambi di conduttore e l’alternarsi di comici per cercare nuova linfa. “Quelli che il calcio” si alimentava soprattutto del riuscitissimo mix tra il commento dei risultati in diretta delle partite di serie A e le esilaranti gag di comici e imitatori. Una volta venuto meno la diretta simultanea delle partite del nostro massimo campionato, “Quelli che il calcio” non ha avuto più senso.
“Quelli che il calcio” ucciso dal campionato stesso
Il cosiddetto campionato “spezzatino”, con le partite spalmate prima dal sabato alla domenica e poi dal venerdì al lunedì con quelle della domenica divise in tre tappe (12:30, 15:00, 18:00 e 20:45) è stata la malattia che ha causato la fine inesorabile del programma, nato da un’idea geniale di Marino Bartoletti nel 1993. Cosa fece all’epoca il popolarissimo giornalista? Unì la sacralità di un programma radiofonico come “Tutto il calcio minuto per minuto”, dedicato però quasi esclusivamente al pubblico di sesso maschile, al tipico intrattenimento domenicale delle famiglie, utenza per lo più femminile, che solitamente guardavano programmi come “Domenica in” su Rai1.
Un programma storico
Il programma era quindi una sorta di “Tutto il calcio minuto per minuto” televisivo shakerato con comici, esperti di calcio, personaggi surreali e tifosi comuni. Il tutto condotto da un giovane Fabio Fazio in stato di grazia e diretto magistralmente da Paolo Beldì, uno dei registi più rivoluzionari della storia della televisione.
“Quelli che il calcio” idea geniale
Su questa riuscitissima e solida struttura di programma basata sulla conduzione di Fazio e dello stesso Bartoletti, il tocco magico dell’utilizzo delle telecamere e degli stacchi televisivi di Beldì e la scelta azzeccata dei protagonisti, il programma decollò per occupare, da sperimentale che era al suo inizio, quasi tre decenni di storia della televisione. Ma come detto prima, fu fondamentale anche la presenza di attori professionisti ed altri improvvisati che colorarono il programma, rendendolo unico nel suo genere.
Trampolino di lancio
In “Quelli che il calcio” toccarono vette altissime di comicità Teo Teocoli, Anna Marchesini e un giovane Maurizio Crozza, che nel programma trovò la sua consacrazione. Nelle edizioni successive fu la volta di bravissimi imitatori come Ubaldo Pantani e un’irresistibile Virginia Raffaele.
Quelli che il calcio alla fine era il nostro bar dello sport
“Quelli che..” ebbe anche l’idea geniale di portare in televisione l’ambientazione tipica da bar dello sport, cosa che aveva già fatto “Il processo del lunedì” ma che in “Quelli che il calcio” trovò una sua declinazione più simpatica ed elegante. Gli ospiti del programma di Bartoletti non solo dovevano dichiarare la loro fede sportiva ma potevano esternarla, seguendo con passione la loro squadra. Personaggi che in altri contesti erano dei serissimi professionisti
I personaggi
“Quelli che il calcio” potevano dare libero sfogo al loro tifo, come il pediatra genovese Renato Panconi che tolto il camice appariva in tv come uno sfegatato ultras della Sampdoria. Il programma, poi, nel suo continuo e riuscito gioco di cambiare ruolo a giornalisti che in altri contesti parlavano di tutto fuorché di calcio, trasformò in personaggi Everardo Dalla Noce e Onofrio Pirrotta, conosciuti nelle precedenti vite professionali come esperti di economia e finanza e politica, o Paolo Brosio, che dalle dirette davanti al Tribunale di Milano durante “mani pulite”, diventò, insieme alla madre, un protagonista del programma in chiave però comica.
Tra Fazio, Bartoletti, Ventura
Dopo otto anni iniziali di successi con la conduzione di Fabio Fazio, il programma passò, per un altro decennio, nelle mani di Simona Ventura. In molti temevano un calo di ascolti, la showgirl invece impugnò con grinta le redini del programma e lo condusse con ascolti sempre più crescenti. Per farlo si avvalse della collaborazione di un riuscito connubio tra esperti di calcio, che commentavano le partite, come Caputi, Pizzul, Zazzaroni e il compianto Galeazzi, e una ricca squadra di comici che si alternarono nel decennio, su tutti Gene Gnocchi e Tullio Solenghi.
Dopo la Ventura arrivò il breve regno di Victoria Cabello. Che, seppur brava, non poté far nulla contro la rivoluzione che aveva ormai colpito il calcio. Ossia il famigerato campionato spezzatino.
Negli anni della Cabello, che condusse il programma per solo due anni, si segnala il lancio di una futura stella dello spettacolo: Virginia Raffaele. Famosa con le imitazioni di Ornella Vanoni e di Belen Rodriguez.
Non bastano i conduttori: Quelli che il calcio muore per le partite che non può seguire
Per rilanciare “Quelli che il calcio” e nel tentativo di attirare un pubblico più giovane, sforzo inutile perché i giovani si erano già allontanati dalla tv fagocitati da internet, nel 2013 fu chiamato a guidare il programma Nicola Savino. Popolare voce di Radio Deejay. “Quelli che il calcio” entrò così nel lungo tunnel che porterà al declino. Il pur bravo Savino, per quattro anni, e la successiva conduzione affidata ai comici Luca e Paolo, affiancati da Mia Ceran, che rimarranno fino all’ultima puntata, non riusciranno a cambiare il destino del programma. Ucciso, come tanti altri, dal nuovo modo di seguire le partite.
Alla fine aveva ragione Jannacci
“Quelli che il calcio”, probabilmente, non tornerà più. Rimarrà però, nei suoi primi 15 anni di vita, come esempio di tv di stato fatta a regola d’arte. Dove le idee contano più di produzione faraoniche. Da ricordare, infine, la sigla iniziale del programma che diede nome allo stesso: la canzone di Enzo Jannacci “Quelli che….”, capolavoro surreale di un periodo che non c’è più ma che non bisogna dimenticare.