
C’era da aspettarselo, oppure era diventato necessario: una storia dei virus nella scia della storia umana e terrestre, cioè della Terra come grande ecosistema in viaggio perenne nel cosmo è appena stata raccontata da due eminenti virologi. Il libro si intitola Virosfera (editore La nave di Teseo) che echeggia biosfera e troposfera e gli autori, lasciate almeno per un po’ le tribune televisive – i ronzanti talkshow diurni e notturni – hanno dato fondo al loro bagaglio scientifico: con giovanile entusiasmo per “la più affascinante disciplina biomedica” ci rendono partecipi dell’universo chiamato virologia.
I due scienziati sono Massimo Clementi, marchigiano, e Giorgio Palù, veneto: due “lustrissimi” che hanno aperto una finestra confidenziale da cui noi, il pubblico dei lettori, possiamo alzare lo sguardo sul mondo invisibile ma frenetico dei virus (sono migliaia) e, per noi, patria del coronavirus Covid 19. In realtà, il libro si dimostra necessario perché contrasta le banalizzazioni e le bufale antiscientifiche che mitizzano il mondo microbico dell’infinitesimo vivente diventato oggi – anzi ieri, quindici mesi fa – importante e ahimé fatale per tanti, troppi umani sacrificati sotto il rullo compressore della pandemia.
Il Cavaliere e il futuro

Le famose curve dei diagrammi resi pubblici su tutti i mass-media quotidiani per informarci sull’andamento della Grande Infezione mondiale, si stanno, dunque, appiattendo come sotto la trazione di una forza: il linguaggio grafico, nella sua geometria, ci conforta, e il mio simbolico Cavalier Vax, proposto in una domenica passata, ha buoni motivi per aspettarsi un futuro aperto, liberato e sano, più sicuro. E questo pur essendo plausibile che il “mostriccio” potrebbe rialzare la testa (ipotizzando che i virus abbiano una testa) e farci ricadere nel brutto periodo in cui “tutti, ma proprio tutti, in ogni regione d’Italia, navigavamo nello spavento” (Corsera).
Una ricaduta non è escludibile in automatico: piuttosto, sappiamo bene quanto contino le ferree abitudini dell’Homo sapiens, spesso indegno di tale nobilitante qualifica. L’attesa fiduciosa ha avuto però il suo premio: i vaccini realizzati al galoppo e portati ovunque dal nostro Cavaliere. Sotto il mantello metaforico del personaggio si trova una moltitudine: i ricercatori, i gruppi farmaceutici, i governanti, l’esercito della Medicina con i dottori e le coorti degli infermieri, i volontari: tecnologia e abnegazione, strutture e persone, scienza e cuore.
Sguardi dal ponte

Mattinata a Venezia,
sul ponte dell’Accademia,
un’aria di cristallo,
profumo di sale, risacca di folla.
E’ la gente del mondo,
che passa sulla mia ombra
– turisti in transumanza
come flusso d’acqua granda.
Ognuno sa di sé,
ma loro cosa sanno
di questa figura ferma
come sentinella? Mi trapassano
con occhi ipnotizzati,
passano e vanno senza di me,
moltitudine io stesso
nel profondo del cuore.
Domanda: e io cosa so di loro?
(Anonimo 2021)