Arrivi al top e ti fai male, in una gara sostanzialmente inutile, se consideriamo gli standard del grande sport. E’ il destino di Federica Brignone, vincitrice della seconda Coppa del mondo della carriera (la prima volta eravamo durante il Covid e i festeggiamenti furono con la sordina), più due coppette di specialità: in discesa libera, dove sino a questa stagione non aveva mai ottenuto successi, in coppa del mondo; e in slalom gigante, di cui è anche campionessa del mondo.
La valdostana ha trionfato negli Stati Uniti, a Sun Valley, da non confondere con Squaw valley, che ospitò le olimpiadi invernali del 1960. Resta l’unica sciatrice azzurra ad aver vinto la Coppa del mondo generale, era in una forma tale che si poteva pensare andasse oltre le olimpiadi di Milano-Cortina, in programma dal 6 al 22 febbraio del 2026. Ora invece servirà un recupero da record perchè possa anche soltanto parteciparvi.
Fa specie che non abbia rinunciato ai campionati italiani, a differenza per esempio di Sofia Goggia. Pensiamo a Gianmarco Tamberi, il campione olimpico di Tokyo di salto in alto, quanto centellina le sue partecipazioni, quest’anno evita l’intera stagione indoor e in generale è sempre stato sensibile agli ingaggi dei grandi meeting, arrivando al punto di cambiare più volte società di appartenza.
L’incidente di Federica Brignone

Federica ha partecipato ed è caduta in maniera rovinosa, a inizio aprile.
L’analisi più azzeccata dell’incidente è di Paolo De Chiesa, la voce tecnica di Raisport che ha spiegato l’insicurezza della pista sull’Alpe Lusia, in provincia di Trento: “Nello slalom gigante Federica subisce una resistenza fortissima dal palo, perché il telo non aveva il velcro. Il velcro normalmente divide il telo in due e, sottoposto a una certa forza di impatto, si divide, così il palo colpito si svincola velocemente dall’ancoraggio dell’altro palo e si libera”.
Ma quel palo non aveva il velcro…
“Perciò ha impiegato una frazione di secondo in più a svincolarsi: purtroppo un attimo decisivo, in cui Fede è stata frenata di colpo perdendo il controllo e innescando un vortice di torsioni aggravato fra l’altro dalla leva prodotta dai due sci, perché gli attacchi non si sono aperti”.
De Chiesa sottolinea che “in coppa del mondo il velcro è obbligatorio, sarebbe il caso che ci fosse sempre”.
Motivi di budget

Ma esistono motivi di budget per il quale in varie competizioni non viene utilizzato.
“Se in categorie minori o nei campionati italiani non si può mettere il velcro, si usi un palo solo o si mettano le bandierine come avveniva negli slalom negli anni 60, senza velo. L’effetto ottico sarà diverso, ma è meglio non centrare una porta perché non la si è vista in tempo piuttosto che finire all’ospedale con le gambe fracassate”.
Per Federica Brignone il sogno Olimpiade

Possibilità olimpiche? Se guarirà bene, potrà tornare lei nel giro di due anni. Ma bisogna tenere conto del fatto che Federica è a fine carriera, potrà riprendere a gareggiare a dicembre, ma che allenamento occorre per partecipare alle Olimpiadi?
Brignone compirà 35 anni a luglio, si è procurata la frattura scomposta del piatto tibiale e della testa del perone, in quella seconda manche, affrontata ad altissima velocità, come sempre. È stata trasferita presto alla clinica La Madonnina di Milano, la stessa dove si era operata, alla tibia, Sofia Goggia. Ma c’è da considerare anche la rottura del legamento crociato anteriore, che verrà valutata nelle prossime settimane, è questo il fuori programma che mette in dubbio anche solo la partecipazione di Federica alle olimpiadi.
Ora la figlia di Maria Rosa Quario ha ritrovato il sorriso. “Anzi, non l’ho mai perso per l’affetto della gente – racconta -. Ero in uno dei momenti più belli della mia vita, ma se fai la sciatrice succede. Pensavo fosse una cosa veloce ma in realtà operandomi subito ho capito che mi hanno evitato complicazioni, anche per la mia vita”.
Già, proprio così, Federica ha rischiato che il ginocchio non ritornasse come prima e di avere qualche problema nella deambulazione quotidiana, sul medio periodo.
“Non abbiamo idea di quanto tempo ci vorrà, procederemo a step e poi si vedrà. Di sicuro sono una che non molla”.
Federica Brignone deve andare oltre l’operazione

Trent’anni fa, anch’io ho subito la frattura del piatto tibiale. Ero in scooter, al rientro dal lavoro. Pioveva, il mezzo è scivolato e ho picchiato la gamba sinistra sull’asfalto della rampa dei garage del condominio. L’operazione, la rieducazione, a casa. Fu lì che mi appassionai al ciclismo, alle scalate di Marco Pantani, unico. Avevo un contratto a termine con un’azienda di corrieri che arrivava a cronometrare il tempo che impiegavo a preparare una fattura. Non mi hanno rinnovato l’accordo, nè mi è arrivato un risarcimento dall’assicurazione perchè la caduta era già fuori dalla strada pubblica. Mi hanno impiantato una placca metallica per saldare la frattura, successivamente rimossa.
Dal 2000 ho iniziato a lavorare in ambito medico, a stretto contatto con un eccellente chirurgo delle articolazioni. Ma ha sempre preferito non rioperarmi, per evitare qualche possibile rischio, ovvero che l’intervento non fosse risolutivo. Così la gamba sinistra è rimasta più piccola, sul piano muscolare, il ginocchio non si chiude completamente. E quando cammino tanto la resistenza è inferiore e avverto la fatica. Ma parliamo di tecniche chirurgiche del 1995, Federica può invece tornare e provare a emulare la longevità di Christof Innerhofer. Che punta alla 5^ olimpiade, quando avrà compiuto 41 anni. E in fondo l’aveva preconizzato, addirittura nel primo decennio di questo millennio, in un’intervista a Libero, di Vanni Zagnoli, molto diversa, nelle risposte. “Penso anno per anno”. Sono tanti gli esempi di longevità, a partire da Lindsay Vonn, tornata in gara a novembre 2024, dopo 5 anni e mezzo di stop. Si era fermata a 35