Vale la pena di fare un viaggio ad Adria, nel Polesine, tra cultura, storia, tradizioni ed enogastronomia. Situata nel Delta del Po, fra Rovigo e il mare, tra paesaggi unici e prodotti tipici e tradizionali, Adria è una cittadina che diventa un luogo ideale per un viaggio all’insegna della tranquillità e dell’enogastronomia. Nel centro storico di Adria si trova il ristorante Molteni. Oltre un secolo di vita e tre generazioni che hanno dato sempre il massimo nella cucina. A condurlo ora è Stefania Molteni, che da poco ha preso lo scettro lasciato da papà Alberto, 88 anni, e da mamma Franca , 83, tuttavia ancora attivi e presenti nel locale.
Stefania Molteni, ci racconta la storia di Molteni ?

Dobbiamo ritornare indietro di 103 anni, quando nel 1921 tre fratelli, partiti da Erba in Brianza, si insediarono ad Adria e aprirono l’attività. In questa parte della provincia di Rovigo, e nel Delta del Po in generale, c’era la tendenza di abbandonare queste terre per trovare lavoro nell’Italia nord ovest, quella più industriale, oppure andare a cercar fortuna all’estero. I fratelli Molteni decisero invece il contrario e, partendo dall’ovest, si fermarono ad Adria. A tirare le corde era nonno Cesare che si diede da fare per avviare l’attività, qui una volta c’era lo squero, dalla parte esterna del ristorante dove durante le belle giornate ora c’è il giardino del ristorante e si può mangiare all’aperto con il fiume che passa. Questo posto una volta si chiamava Alle Barche Rotte.
Stefania Molteni, le peculiarità di questo locale?

Era diventato un punto di riferimento per Adria. Questo era un bar con trattoria, e qui passavano i mediatori per trattare e chiudere gli affari, qui si combinava il prezzo del grano e di quanto si lavorava in agricoltura.
Dopo il nonno Cesare, venne la volta di papà Alberto che si sposò con mamma Franca la quale ebbe l’ intuizione di realizzare un albergo. Loro hanno investito molto in questo posto trasformando il bar trattoria in un ristorante e poi albergo, che abbiamo chiuso 4 anni fa in periodo covid.
Ci parli del ristorante e di lei

Il ristorante è attivo, papà era il cuoco mentre la mamma seguiva la sala. Io sono cresciuta in questo mondo. Ho fatto la ragioneria ma la mia passione è sempre stata la cucina. Mio fratello Enrico, scomparso qualche anno fa, era il creativo del ristorante, un grande cuoco che sapeva valorizzare i prodotti. Si era sposato con Roberta, mia cognata con cui vado moltissimo d’accordo, lei fa l’avvocato. Io sono sposata con Lorenzo di Corato, che svolge un’altra attività. Ho un figlio Cristian, lui fa l’ingegnere, di passione fa il calciatore, esattamente il portiere.
Stefania Molteni, e la sua brigata di cucina e di sala?
Voglio citarle tutti i collaboratori che lavorano al Molteni, costituiscono uno staff meraviglioso, talmente consolidato, alcuni sono qui presenti da oltre 20 anni, si è creato un bellissimo rapporto di stima e collaborazione.
In sala, oltre la sottoscritta, sono presenti Fabio, Annalisa, Maria la tuttofare e Cristina. In cucina sono presenti Elisa, Paola, Michele.
Avete avuto molti riconoscimenti…
Siamo segnalati in molte guide: da Michelin al Gambero Rosso per arrivare ad altri ambiti riconoscimenti. Il più recente avvenuto lunedi 11 marzo 2024 dalla rivista “Con i piedi per terra” con il premio Cucina Identità del Territorio. La nostra è una cucina del territorio, il pesce è la nostra parte predominante. Puntiamo alla stagionalità e alla rielaborazione della tradizione gastronomica secondo fantasia e creatività. E puntiamo sull’accoglienza. I nostri amici e clienti, appena entrano in ristorante, non vanno mai in sala senza passare per salutarmi in cucina. Inoltre i nostri fornitori sono anche amici. Puntiamo a una grande famiglia.
Stefania Molteni, la perdita di suo fratello Enrico ha lasciato un vuoto?

Enrico rimane sempre presente tra noi. Lui era lo chef, il creativo della cucina. Molte delle sue ricette le abbiamo nel menu e i clienti le chiedono. La ricetta che le propongo, quella della piovra, era nata da Enrico. Le faccio vedere la foto di Enrico assieme me, scattata da Dario Garofalo: la tengo sempre esposta all’entrata del ristorante.
I suoi hobby, Stefania?
Lei sa quanto tempo occupa gestire un ristorante. Ma quando posso mi ricavo qualche ora per leggere. Mi piace fare pilates, essere a contatto con la natura, all’aria aperta, vado in montagna con la mia cognata Roberta.
Per i lettori di www.enordest.it Stefania propone piovra arrostita con patate viola, pesto di capperi e olive e insalatina di finocchio. La ricetta era stata inventata dal fratello Enrico e tutt’ora viene richiesta quando si va al ristorante Molteni.
La ricetta

Piovra arrostita con patate viola, pesto di capperi e olive e insalatina di finocchio
Ingredienti (per 4 persone): 1 piovra media, ½ kg di patate viola, pesto di capperi e olive (nere o taggiasche), 1 finocchio, 10g di capperi dissalati, olio evo, olio di semi, pane grattugiato, mezzo limone.
Preparazione.
Cuociamo la piovra in acqua bollente fino a che non si ammorbidisce, per circa circa 50 minuti- un’ora.
In un pentolino pieno d’acqua cuociamo le patate viola. Una volta cotte vanno sbucciate e tagliate a metà.
Mentre la piovra cuoce, prepariamo il pesto di capperi e olive che possono essere quelle nere o taggiasche, frullando 1 cucchiaio di olive con qualche cappero dissalato.
Prepariamo inoltre del pesto di basilico frullandolo con olio d’oliva.
Tagliamo due gambe di piovra e passiamole in olio di semi e pane grattugiato.
Adagiamo quindi sulla griglia ben calda e lasciamo dorare.
Nel frattempo tagliamo il finocchio molto finemente, se possibile con affettatrice o mandolina. Una volta tagliato aggiungiamo qualche goccia di limone per non farlo annerire.
Una volta che abbiamo tutti gli ingredienti pronti, impiattiamo il piatto mettendo alla base il pesto di basilico, una quenelle di pesto di olive e capperi. Al di sopra di questa, adagiamo le due metà della patata viola e aggiustiamo di sale. Posiamo poi la piovra.
In cima un ciuffetto di finocchietto a guarnire.
Il vino in abbinamento

Un buon abbinamento per questo piatto ideato è un Riesling Mosel Trocken, della Cantina Dr. Fischer. Un vino fresco, con la giusta mineralità e un buon boccato, adatto al piatto della piovra. Un Riesling piacevole che con i suoi 12 gradi ben si confà a questo piatto.