I centenari sono occasioni di studio e di approfondimento non soltanto perché spesso godono di finanziamenti cospicui che sostengono le ricerche. Una notevole distanza temporale, infatti, permette analisi più lucide e ponderate. Quest’anno si sono celebrati diversi centenari importanti: la nascita di Pasolini e di Kerouac, la scomparsa di Proust e di Verga; ricorrenze che hanno dato vita a convegni, mostre, pubblicazioni. Per quanto riguarda gli eventi storici, nel 2022 ricorreva il centenario di un avvenimento che ha determinato una pagina molto buia del nostro Paese: la marcia su Roma (28 ottobre 1922). Edoardo Pittalis, giornalista, scrittore sempre attento e profondo conoscitore della nostra storia, per l’occasione ha voluto offrire ai suoi lettori un saggio che ne ripercorresse il contesto e le devastanti conseguenze.
1922. La marcia su Roma
Pubblicato dalla casa editrice Storie di Pordenone, 1922. La marcia su Roma, condensa in 155 pagine la nascita del partito fascista che di quell’evento ha fatto mitologia. Forse non tutti sanno che la famosa “marcia su Roma” non ci fu: è stata creata ad arte. Le foto che la documentano, infatti, non furono scattate il 28 ottobre, data ufficiale da cui si cominciarono a contare gli anni dell’Era fascista in un nuovo calendario (come accadde per la Rivoluzione francese). Le fotografie risalgono a tre giorni dopo. Non si trattò di una rivoluzione. Non ci fu nessun assalto armato alla capitale del Regno d’Italia.
Cosa c’era dietro la marcia
Il saggio di Pittalis ricostruisce in dettaglio i due anni che precedettero la capitolazione al fascismo, con l’incarico a Mussolini di formare un nuovo governo, il 30 ottobre 1922. Due anni di violenze, omicidi impuniti, pestaggi, umiliazioni verso gli oppositori, incendi di sedi dei sindacati e circoli operai. Un biennio di guerriglia fascista su tutto il territorio nazionale, guerriglia appoggiata spudoratamente dall’apparato statale (p. 127).
Prefetti, magistrati, ufficiali dei carabinieri lasciarono campo libero agli squadristi, spesso garantirono l’impunità a crimini efferati e furono sostenuti da una borghesia che di fatto approvava la violenza fascista dopo aver tremato davanti all’offensiva operaia e contadina degli anni precedenti (pp. 83-84). Nel libro ampio spazio viene dato al primo dopoguerra caratterizzato da scioperi e proteste, dall’affermazione dei partiti popolari e dalla crisi dello Stato Liberale. Dalle pagine emergono profili di molti protagonisti della vita politica e sociale del quadriennio 1919-1922 e le vicende di cui furono protagonisti: i sotterfugi, le meschinerie dei “grandi” e le grandezze dei “piccoli”.
La “marcia” di Mussolini
Pittalis racconta con precisione l’ascesa al potere di Mussolini attraverso lo strumento dello squadrismo (olio di ricino e manganello) con l’obiettivo di diffondere il terrore. Illustra le scelte scellerate di Giolitti prima (apertura delle sue liste elettorali ai fascisti nel 1921, convinto di poterli controllare e usare a suo vantaggio, p. 73) e del re poi (rifiuto di firmare, nella notte tra il 27 e il 28 ottobre, lo stato d’assedio con i fascisti fermi a Orvieto, Orte, Civitavecchia, pp. 118-119). Quel 28 ottobre non vide sfilare nelle strade di Roma nemmeno un fascista, dunque. Mussolini stesso rimase a Milano in attesa che tutte le sue pretese venissero accolte, e per iscritto. Soltanto il 30 ottobre arrivò a Roma viaggiando comodamente in vagone letto.
Il passaggio di consegne
Non si trattò dunque di un colpo di stato, quanto piuttosto di una specie di passaggio di consegne dall’aspetto istituzionalmente corretto. Il re conferì a Mussolini l’incarico di formare un governo a larga coalizione che ottenne senza problemi la fiducia. Nessuno però pensò di controllare se lo Statuto Albertino permetteva di affidare questo incarico al leader di un partito che aveva soltanto 35 deputati. E nessuno si preoccupò del fatto che tutto ciò avveniva dopo due anni di pressante minaccia armata da parte dei fascisti in tutto il Paese e lo svuotamento progressivo in molte importanti città dell’autorità legittima.
Una marcia “addomesticata” dal regime
Il 31 ottobre, quindi, trentamila fascisti in camicia nera (e non trecentomila come volle la narrazione del regime) sfilarono nella Capitale con il permesso di Vittorio Emanuele III e non a seguito di una conquista armata. Questo libro non ci riporta soltanto fedelmente un momento cruciale della nostra storia, ma ci invita anche a riflettere sul nostro passato recente offrendoci spunti utili a leggere il presente. Perché l’adagio “la Storia è maestra di vita” vale solo se si impara a comprenderla, la Storia.
Una curiosità
Una curiosità: ogni capitolo si apre con la riproduzione di un francobollo tratto da una serie emessa per il decennale della marcia su Roma, nel 1932. Perché a quei tempi la propaganda veniva attuata anche attraverso questo piccolo veicolo che era uno strumento indispensabile per chiunque volesse comunicare, quindi diffusissimo. L’immagine di copertina invece riporta la riproduzione di un quadro di Giacomo Balla, dipinto sempre in occasione del decennale che venne esposto alla mostra della Rivoluzione Fascista al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
L’autore
Edoardo Pittalis, giornalista, editorialista de “Il Gazzettino”, scrittore. Con la Biblioteca dell’Immagine ha pubblicato opere storiche più volte ristampate. I due volumi Dalle Tre Venezie al Nordest, Il sangue di tutti, La Guerra di Giovanni, L’acqua il sangue e la terra, il signore dei carrelli, Rosso Piave, 1948. L’anno che ha cambiato la storia degli Italiani. Dai suoi libri sono stati tratti spettacoli portati in scena assieme a Gualtiero Bertelli e la Compagnia delle Acque.
Edoardo Pittalis, “1922. La marcia su Roma”, (155 pagine, 14 euro), Pordenone, Storie. La piccola casa editrice di Giovanni Santarossa, 2022.