AAA piantine forestali cercasi, e quelle giuste. Dopo il lancio della nuova strategia forestale europea da parte della Commissione, quale pilastro dei grandi obiettivi della sostenibilità 2030 e del Green Deal 2050. Fondamentale soprattutto nella lotta al cambiamento climatico. Un leitmotiv che imperversa a tutti i livelli con cifre ad effetto snocciolate con estrema facilità. Dai più modesti milioni di nuovi alberi fino ai due miliardi per la sola Italia. Tanto da far pensare ad operazioni di greenwashing più che ad intenzioni concrete. Quanto meno perché non sembra si siano fatti bene i conti con la realtà. Ossia parliamo di biodiversità.
Biodiversità e la nuova sfida

A mancare questa volta non sono le risorse economiche, già previste all’interno della nuova strategia forestale nazionale e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma soprattutto la materia prima. Ossia le piantine forestali indispensabili per un’azione di rimboschimento. A sintetizzare bene la questione ci ha pensato la Fondazione Alberitalia, promotrice insieme ad Anarf, l’Associazione Nazionale Attività Regionali Forestali, e Sisef, la Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale, di RI-VIVA-FOR: Manifesto per il rilancio delle attività vivaistiche forestali in Italia.
Sul quale possiamo leggere: “Per affrontare in modo proattivo le sfide poste dai nuovi programmi di rimboschimento e imboschimento è urgente rilanciare il settore vivaistico forestale italiano e promuovere una nuova Governance che sappia favorire la collaborazione tra le diverse istituzioni regionali e l’integrazione tra il settore pubblico e privato. La conoscenza approfondita della filiera vivaistica, la definizione ecologica e genetica dei materiali di base, la qualità delle piantine forestali, l’attuazione di programmi colturali di pregio, la cura e la gestione degli impianti, sono parte integrante del programma di rilancio del settore”.
Un problema conosciuto

Anche il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali conosce bene il problema e si è attivato nel promuovere tre incontri interregionali sul tema. Il primo si è tenuto a Longarone, all’interno del IV Festival delle Foreste, organizzato dalla Fiera in collaborazione con Veneto Agricoltura. Il contesto in cui si sta muovendo il rilancio degli interventi di rimboschimento è di fatto coerente con quanto deciso in occasione della COP 26 di Glasgow e con quanto previsto dalle Strategie europee sul clima e sulla conservazione della biodiversità che prevedono la messa a dimora di miliardi di nuovi alberi in Europa nei prossimi 10 anni. In Italia in particolare il PNRR prevede la realizzazione di grandi opere di forestazione urbana e peri-urbana.
Biodiversità: di cosa c’è bisogno

Ma a sostegno di questa nuova sensibilità, manca un sistema vivaistico capace di produrre in tempi rapidi i milioni di alberi necessari. E non si tratta solo di trovare gli alberi, ma di trovare gli alberi giusti in termini di specie e provenienza genetica. A ribadirlo la stessa direttrice generale per la valorizzazione dei Territori e delle Foreste del MIPAAF. Alessandra Stefani: “Sono intervenuta anche quest’anno ben volentieri ad uno dei convegni che Longarone Fiere ha organizzato per parlare di foreste e parlare di temi e strutture e organizzazioni del settore forestale insieme a un pubblico molto variegato che ci interessa tantissimo informare di quello che stiamo facendo, ascoltando le esigenze per rispondere ancora meglio come Ministero”.
E in particolare nel suo intervento al convegno sulla vivaistica: “Noi siamo impegnati come Unione europea e come Italia in un vasto programma di rimboschimento a scopo multiplo, a tutela della biodiversità come prevenzione dei dissesti, ma anche come miglioramento del quadro complessivo nel cambiamento climatico. I vivai forestali sono la parte più importante e preliminare di tutto questo lavoro. Senza piantine forestali adeguate, impiantate nel posto giusto, nel modo giusto e seguite nel tempo per gli anni che serve, tutto questo lavoro sarebbe uno gran spreco di denaro. Invece abbiamo bisogno davvero di ripristinare la biodiversità nel nostro Paese dalle parti dove è andata via e abbiamo bisogno di migliorare attraverso le piante il cambiamento climatico”. Il Ministero con la Stefani non si limita solamente a una questione tecnica: “Ovviamente non bastano le piante, occorre lavorare anche a un cambiamento di mentalità nei confronti di queste tematiche. E iniziative come queste di Longarone Fiere sono un punto miliare per cambiare le prospettive del futuro”.
Fondazione Alberitalia

A lamentare un ritardo nell’affrontare la questione vivaistica ci ha pensato la Fondazione Alberitalia per voce del suo direttore, Paolo Mori. La consapevolezza di una crisi climatica da affrontare c’è quanto meno da 25 anni, secondo Mori. Ossia dall’11 dicembre 1997, data del famoso protocollo di Kyoto. Piantare alberi non è la soluzione al problema, ma è sicuramente una parte della soluzione al problema. “Sono passati alcuni decenni dal protocollo di Kyoto e in questi 25 anni circa non ci siamo organizzati, perché nessuno ha deciso e ha promosso la piantagione di alberi. E quindi i vivai si sono gradualmente indeboliti. Adesso improvvisamente si parla di programmi di milioni di alberi, addirittura l’Europa ha un programma da tre miliardi di alberi entro il 2030 e noi ne produciamo pochi milioni. Quindi dobbiamo far crescere la produzione di alberi e la qualità di quello che facciamo. Siamo qui per organizzarci assieme alle Regioni e anche al Ministero delle politiche agricole alimentari forestali per dare una risposta a questa domanda”.
Renzo Motta

Anche per il presidente di SISEF, Renzo Motta, è fondamentale l’incontro a Longarone: “Siamo qua per discutere come organizzare un settore e fornire il materiale a disposizione di tutti quelli che ne avranno necessità nei prossimi decenni. Su una base scientifica e partendo da una serie di normative e di regole che ci ha dato la comunità europea e che noi naturalmente dovremmo seguire. Siamo all’inizio, ma c’è una forte sinergia tra Ministero, Regioni e Enti di ricerca”. Quindi ci sono tutti i presupposti per fare un buon lavoro , secondo Motta, e impostare un percorso che dovrà durare per i prossimi decenni.
Biodiversità e Giustino Mezzalira di Anarf

Ottimista anche il presidente di Anarf, Giustino Mezzalira, nel sottolineare che a questo incontro sono intervenute tutte le Regioni dell’Italia settentrionale. Mentre a livello nazionale “’Un gruppo di lavoro ha messo insieme varie competenze: Fondazione Alberitalia, Sisef, Anarf. Abbiamo pubblicato questo manifesto che illustra quelle che sono sostanzialmente le azioni cardine. Le azioni strategiche che noi dovremmo fare se vogliamo rilanciare la vivaistica forestale in Italia. Speriamo nel giro di due o tre anni di tornare qui e poter dire: la vivaistica forestale in Italia è ripartita. Siamo all’altezza delle sfide che adesso ci vengono poste”.
La voce di Belluno

Amplia il ragionamento invece il presidente dei dottori agronomi e forestali di Belluno, Graziano Martini Barzolai: “la vivaistica è uno strumento diretto della selvicoltura sostenibile. Ed è su questo che dobbiamo puntare nel futuro, perché altrimenti i cambiamenti climatici in atto porteranno i loro effetti con conseguenze molto pesanti. Una delle conseguenze attuali è proprio il bostrico, che in alcune parti della provincia sta distruggendo letteralmente i boschi. In altre parti dove i boschi erano assestati, e comunque utilizzati fino a poco tempo fa con la selvicoltura naturalistica, le conseguenze per ora sono molto lievi”.