“Venezia, quartiere cinese della città di Mestre”. Un acuto osservatore ed analista dei fenomeni urbani contemporanei si esprimeva così per definire la realtà attuale del territorio veneziano. Frase paradossale ma molto efficace che ben rappresenta l’essere ormai, Venezia insulare, solo e soprattutto un “quartiere”, una componente di una realtà urbana molto più vasta e complessa: la terraferma.
Terraferma e organizzazione degli spazi

Le dinamiche di sviluppo e di riorganizzazione degli spazi costruiti in rapporto a quelli esterni più aperti, procedono secondo modelli più o meno analoghi in diverse aree abitate nel mondo. L’ originario centro urbano tende a vuotarsi dei suoi abitanti permanenti, i residenti, e cambia i modi d’ uso del suolo e del relativo sistema di relazioni umane. Nel caso della città di Venezia, la situazione diviene più’ articolata a causa della sua diversità di base, che la rende unica e speciale appunto nel mondo. Il suo essere un insediamento urbano in un contesto acqueo, nello specifico, lagunare.
Terraferma e Laguna

Fino a quando la città è rimasta “isolata” nella laguna, circondata da bassifondi e specchi acquei, la città viveva una vita autonoma chiusa al suo interno, ma aperta negli scambi al mondo esterno. Da quando la città cerca di integrarsi nel territorio retrostante, incontra mille difficoltà che tendono a ridurre il suo essere specifico, la sua diversità. Strade translagunari, parcheggi, nuove espansioni mediante interramenti delle acque lagunari, scavo di nuovi canali portuali, sovvertimento delle sue relazioni interne ed esterne nei sistemi di trasporto. Dal punto di vista delle attività economiche, si è affermata sempre più, la tanto disprezzata monocultura turistica. O meglio la “città museo” che sembrava essere una mostruosità urbanistica.
Venezia mordi e fuggi

La “specializzazione degli spazi urbani” è una costante nella modifica dei loro assetti, a seguito delle trasformazioni delle relative attività economiche che ivi si producono e riproducono. Qualcuno lo chiamava “Uso capitalistico del territorio” ma sembra non ce ne siano altri disponibili. A Venezia, molti ma molti spazi commerciali al piano stradale, vengono trasformati in luoghi per il consumo di cibi, ovvero, pizzerie, osterie, bar, ristoranti od anche di dolciumi e bevande varie, più o meno dolci e gasate.
Un paragone tra terraferma e Laguna

Il personale che appare a gestire queste attività è di etnia prevalentemente orientale. Analogo fenomeno nelle aree urbane dell’ entroterra dove si sviluppano concentrazioni di popolazione di analoga provenienza geografica e socioculturale. Negli anni ’70, la città di Londra, così come Bruxelles mi appariva popolata di diversi popolamenti, molto diversificati. Interi quartieri erano ad uso specifico di singole etnie ed il nome di persona più registrato all’anagrafe era Mohamed.
Ma chissà perché a Venezia, città unica al mondo, tutto cambia ed appare maggiormente evidente

La superficie della città è piccola, piccolissima in rapporto alle Metropoli europee e anche se considerata in connessione a Padova e Treviso non raggiunge neanche lontanamente tali dimensioni. La specificità artistica, architettonica, urbana ed ambientale di Venezia, potrebbe, ove si volesse, essere tutelata, conservata, gestita, amministrata sviluppando alcune attività che si sono dimostrate compatibili con il suo essere fondamentalmente una città d’ arte.
Perché non la terraferma?

Mi appare evidente che la Biennale di Venezia, possa essere un motore economico sostanziale per un uso consono alle sue caratteristiche di città di origini medioevali. Morfologia urbana e tessuto edilizio sono utili allo scopo, tenendo ben presente che l’ innovazione tecnica e tecnologica possono e devono essere utilizzate al meglio delle loro potenzialità.
La Biennale potrebbe e dovrebbe ampliare il campo temporale delle sue attività a tutti i 365 giorni dell’ anno in una continuità modulata che favorisca una costante presenza non invasiva degli spazi urbani. Lo sviluppo delle attività della Biennale potrebbe trovare ulteriori ambiti e luoghi anche al di là delle acque lagunari, in quell’ ambiente urbano che potrebbe in una continuità storica mantenere alcune caratteristiche ambientali che la renderebbero integrata in un complesso di reti e canali fluviali e lagunari.
Le arti come elemento che connette tutte le diverse componenti del territorio veneziano

Il centro urbano di Marghera era stato disegnato sul modello delle città esterne a Londra, città satelliti, tale modello resta ancora ben evidente e ne connota un specificità particolare. Aspetti diversi e qualificanti di una territorio che si urbanizza e specializza sempre più cercando di mantenere in una continuità storica gli elementi fondanti di un antico sviluppo.
Anche la terraferma può fare la sua parte

La storia di Venezia, che già si proietta e materializza artisticamente in tutto il territorio veneto, appare e può ancor più’ apparire come il “Territorio di Venezia”. Territorio di Venezia che non ha più la “mente pensante” in Palazzo Ducale o a Ca’ Farsetti, ma che andrebbe governato in una visione integrata delle diverse potenzialità e possibilità.
Ci vuole un Governo centrale capace di distinguere le diversità

Il Governo Centrale, quello Regionale e quello Locale hanno il compito di integrare le diverse componenti portando le specificità della città acquea all’ interno entroterra che non sarà più’ un entroterra, la “terraferma” di antica memoria quasi contrapposta alla città acquea, ma integrata ed interagente in quelle che sono state e sono i suoi caratteri artistici fondanti! La specializzazione delle attività urbane andrebbe governata non rendendole completamente esclusive ed isolate, ma interagenti e qualificanti.
La PaTreVe

Venezia, area urbana insulare, rappresenta oggi solo un nucleo di una grande area urbanizzata, definita ancora negli anni ’70 area metropolitana PaTreVe. Il suo nucleo storico originario, ma che appare oggi ai margini di un territorio organizzato in altri sistemi di relazione e trasporto. L’ espansione delle caratteristiche della città d’arte, possono essere un processo di sviluppo qualificato nel quale la Biennale d’ Arte assuma un ruolo propulsivo nel nome di una Venezia che si espande in un suo territorio relativo. Venezia insulare è già oggi di fatto, un quartiere di una città’ di dimensioni ben superiori.
Ma nel nome di Venezia, l’antica terraferma, può divenire una Venezia reale

La popolazione veneziana risiede ormai da anni nella sua maggioranza in località limitrofe al centro insulare, al di là delle acque lagunari, ma che nelle acque della laguna riconoscono un elemento identitario preciso. Il centro storico insulare è ormai un emblema di un territorio molto più vasto che può in esso riconoscersi ed identificarsi.
