Il cambiamento climatico risulta continuare a essere la preoccupazione principale in tema di questioni ambientali. I dati ISTAT rivelano cosa influisce nelle considerazioni degli italiani e come sono cambiate le loro percezioni nel tempo su questo tema. Nello specifico, l’indagine ha preso in considerazione le risposte di un campione rilevante della popolazione di oltre 14 anni d’età, che ha affermato di esprimere preoccupazione in quest’ordine:
52,2% per il cambiamento climatico;
51,5% per i problemi legati all’inquinamento dell’aria;
44,1% per lo smaltimento dei rifiuti;
40,1% per l’inquinamento delle acque;
34,9% per l’effetto serra e il buco dell’ozono,
oltre all’inquinamento acustico il quale, invece, risulta preoccupare prevalentemente gli abitanti delle regioni a maggiore vocazione turistica (Trentino-Alto Adige, Veneto, Marche) e quelle più industrializzate, prima fra tutte la Lombardia.
Ora il cambiamento climatico fa paura
Dallo studio, emerge anche che l’attenzione verso i temi ambientali è aumentata da un paio d’anni, forse anche tre, da quando sono diventati più frequenti e, soprattutto, massivamente divulgati i movimenti di protesta più o meno spontanei, che hanno attraversato tutta l’UE e non solo.
La prima crisi energetica globale dovuta al cambiamento climatico
Uno dei principali affetti provocati dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stato quello di far tramontare le speranze di un calo dei prezzi dell’elettricità nel breve periodo, dopo i forti aumenti registrati nella seconda metà del 2021. Nei primi sei mesi del 2022, i prezzi medi del gas naturale in Europa sono risultati di quattro volte superiori rispetto allo stesso periodo del 2021, mentre i costi del carbone sono più che triplicati.
Come la guerra influisce sul cambiamento climatico
Risultato: un aumento dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità pari a due volte e mezzo la media del primo semestre nel periodo 2016-2021. La crescita della domanda di elettricità a livello mondiale rallenterà bruscamente rispetto alla forte ripresa dell’anno precedente, a causa dell’indebolimento dell’economia e all’impennata dei prezzi dell’energia in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Il rapporto AIE
Secondo l’ultimo rapporto dell’AIE (l’Agenzia Internazionale per l’Energia), nel 2022 la domanda globale di elettricità dovrebbe crescere mediamente del 2,4%, dopo aver fatto registrare un aumento del 6% l’anno scorso, tornando ai livelli medi dei cinque anni precedenti la pandemia di Covid-19 e, nello specifico, dovrebbe seguire questa tendenza:
Africa: +3,9%
Asia-Pacifico: +3,4%
Medio Oriente: +2,2%
Americhe: +1,9%
Europa: +0,6%
L’effetto della crisi europea del gas: domino?
Il gasdotto NordStream, che dalla Russia porta il gas in Europa, ha ripreso la sua funzione. Ciononostante, il timore continua a essere quello che le forniture da Mosca si ridurranno gradualmente da oggi a fine anno; qualora così non fosse, è sano buon senso quello che suggerisce di prepararsi a questa eventualità: prevenire è meglio che curare!
Cambiamento climatico e crisi energetica per Europa e USA
E, tanto per non farsi mancare nulla, Goldman Sachs calcola che la crisi europea si trasmetterà agli Stati Uniti tramite il canale della bilancia commerciale. Un motivo in più anche per mettere in sicurezza, all’insegna della legalità, gli incentivi per il settore immobiliare.
Secondo il citato Report Aie: “…Per un approccio più coordinato e a livello europeo per prepararsi al prossimo inverno, i leader europei dovrebbero intraprendere le seguenti cinque azioni concrete.
1. Incentivare gli utenti industriali di gas dell’Ue a ridurre la domanda a fronte di una compensazione.
2. Ridurre al minimo l’uso del gas nel settore energetico, aumentando temporaneamente la produzione di carbone e petrolio, accelerando al contempo la diffusione di fonti a basso contenuto di carbonio, compresa l’energia nucleare.
3. Migliorare il coordinamento tra gli operatori del gas e dell’elettricità in Europa, per ridurre l’impatto della riduzione del consumo di gas sui sistemi elettrici.
4. Ridurre la domanda di energia elettrica delle famiglie, promuovendo campagne che incoraggino cambiamenti di comportamento dei consumatori, nella prospettiva di ciò che potrebbe accadere.
5. Armonizzare i piani di emergenza in tutta l’Ue a livello nazionale ed europeo.
Se il carbone sostituisce il gas, cosa accadrà a livello di cambiamento climatico?
Tra l’altro, dato che al peggio non c’è mai fine, a causa dei prezzi elevati del gas e dei vincoli di fornitura, il carbone sta sostituendo il gas naturale per la produzione di energia elettrica, in particolare nei Paesi europei, aumentando così l’inquinamento relativo. Per evitare, di conseguenza, questo effetto deleterio della crisi energetica in atto, l’Europa deve ridurre la domanda di gas fin da ora, senza attendere la stagione fredda.
Sebbene l’Unione Europea abbia compiuto alcuni progressi diversificandosi rispetto al fornitore quasi esclusivo, la Russia, qualsiasi spedizione da quel Paese rimane incerta e c’è sempre il rischio reale di un’interruzione completa.
Se l’elettricità scarseggia si influisce sul cambiamento climatico
Le forniture di elettricità sono scarse poiché l’aria calda riduce l’energia eolica, l’aumento della temperatura dell’acqua ostacola la produzione delle centrali nucleari e il calo del livello dei fiumi interrompe l’approvvigionamento di carbone alle centrali elettriche o idroelettriche. La dipendenza dell’Italia dalla Russia arriva attraverso le importazioni che passano per l’Austria.
Occhio al Nord Italia
Il rallentamento di questi flussi si farà sentire soprattutto nel nord Italia e una variabile fondamentale, non solo per l’Italia ma anche per la capacità dell’Italia stessa di aiutare i Paesi vicini, è la capacità di trasmettere gas dal sud al nord del Paese.
Gas e produzione elettrica
Un’altra particolarità è l’elevata quota di gas nella produzione di energia elettrica in Italia (43%). Ridurre il consumo di energia o attingere a fonti di elettricità alternative ridurrebbe quindi sostanzialmente il consumo di gas che, detto così, sembrerebbe una notizia assolutamente positiva; ma siamo certi che lo sia? In realtà, soprattutto per quanto riguarda le aziende, ridurre il consumo di energia equivale a ridurre la produzione e, a caduta, questo provoca la riduzione dei posti di lavoro.
Come il cambiamento climatico può influire sulle aziende
Quindi, le aziende che non si potranno più permetterei i loro attuali consumi di energia, per non essere costrette a chiudere dovranno usare delle alternative e, come scritto poche righe più sopra, l’alternativa più semplice e veloce sarà di produrre energia elettrica usando centrali a carbone. Dall’altro lato vi sono numerosi svantaggi delle energie non rinnovabili. Una volta che le fonti di energia non rinnovabili sono esaurite, i loro giacimenti non possono essere sostituiti o rivitalizzati nel breve periodo. E non dimentichiamo mai, inoltre, che l’estrazione dell’energia non rinnovabile e dei suoi sottoprodotti provoca danni irreparabili all’ambiente.