Si conosce appena il tuo volto, Alice. Si sa che eri pulita, ordinata, avevi un carattere forte e ti piaceva il caffè. Sembra poco, ma è moltissimo: in realtà, la vicenda di Alice Andriollo, classe 1908, donna semplice che, per tutta la vita, si è dedicata alla famiglia in quel di Olle, frazione di Borgo Valsugana, è divenuta il paradigma dei saperi femminili nelle zone di montagna. Un mondo affascinante e poco conosciuto, dove la sapienza antica, il potere taumaturgico delle erbe, dei riti scaramantici, delle credenze popolari si mescolava alle fatiche del quotidiano, ai simboli della gestione casalinga.
Alice Andriollo risorge
Il merito di riportare alla luce queste tematiche spetta alla determinazione di Rosanna Cavallini che – dopo la morte di Alice, avvenuta nel 2002 – presenta all’Amministrazione Comunale di Borgo il suo progetto per un museo dedicato ai saperi femminili. Artista, curatrice d’arte (in particolare appassionata di cultura popolare), Cavallini concretizza la sua idea ad Olle nel 2007. Le assegnano, per l’allestimento, la vecchia casa nella piazza centrale del paese appartenuta agli Andriollo, tra i possidenti agricoli più ricchi della zona.
Rosanna incontra Alice Andriollo
È così che Rosanna incontra Alice, o meglio il fruscìo della sua veste: scopre che la donna è stata l’ultima abitante della casa. Una vita intera, chiusa in tre stanze al mezzanino, a prendersi cura dapprima del padre Beniamino, rimasto vedovo durante la Prima Guerra Mondiale, e poi dei fratelli. Gli uomini della famiglia, per molto tempo, avevano occupato il piano superiore. Per precisa volontà dei parenti, si vietò ad Alice di contrarre matrimonio. Nessuno venne ad inferar la sposa, come si dice da quelle parti, a metterle l’anello al dito.
L’intuizione di Rosanna Cavallini
Rosanna Cavallini ha un’intuizione felice: nel restauro, d’intesa con l’architetto incaricato dei lavori, decide di lasciare intatti gli spazi del mezzanino, per attribuire loro un valore etnografico, e ci costruisce intorno il Museo delle donne di montagna. Il cucinino con il prezioso focolare; la camera da letto con la stufa in ceramica della fine del diciannovesimo secolo e il cassabanco in legno massiccio; la cucina grande, luogo di aggregazione per tutta la famiglia. Le suppellettili ben conservate, piatti e secchi in rame; il tagliere della polenta; gli abiti di Alice e i suoi lavori di cucito e ricamo.
Tracce di Alice Andriollo nel tempo
Tracce di Alice e, con lei, di tutte le donne silenziose che hanno usato gli stessi utensili e raccolto l’issopo, erba santa a benedire persone e animali, o la belladonna. Si può pensare che anche lei, nelle notti tra il Natale e l’Epifania, bruciasse un rametto di belladonna con l’incenso per tener lontani gli spiriti maligni. Si risente perfino la fisarmonica, quando si faceva festa dopo la spannocchiatura, tra ottobre e novembre, proprio nella cucina grande dove s’intessevano scherzi e corteggiamenti.
Il museo
Rosanna organizza il Museo Casa Andriollo in sei sale, a partire dal seminterrato, dove mette in luce gli aspetti legati alla medicina popolare, alla protezione, alla magia. Lascia che, al mezzanino, le stanze di Alice parlino da sole: le sedie impagliate intorno al tavolo, i piatti nel lavabo di pietra, l’armadio delle vesti. Dedica spazio, al primo piano, alle tappe della vita femminile, dalla nascita alla morte; si occupa dei saperi artigianali, telai, tomboli, arcolai, imparaticci, fino a giungere alle macchine per cucire; racconta del rapporto materico con la spiritualità, testimoniato da manufatti incredibili, dai quadretti votivi ai reliquiari, e con la scrittura.
Il “teatro” di Alice Andriollo
Così Olle (la Óle in dialetto valsuganotto), tra i torrenti Moggio e Fumola, diventa teatro di una leggenda fantastica e, allo stesso tempo, di una povera verità da riscattare: quella di una donna ormai anziana, unica abitante della casa in piazza, che i vicini raccontano sopravvivere in inverno con cappotto, guanti e cappello, perché nessuno dei parenti la riforniva di legna per accendere la stufa. Alice dalle foto sbiadite, Alice dalla vita nascosta.
Come è nata l’antologia
Storia rivelata, che affascina e stupisce con la forza della realtà storica, «nella consueta disarmonia del quotidiano», come ha commentato Rosanna Cavallini. Con in più un bel post scriptum, che merita anch’esso di essere narrato. Neppure un anno fa, nell’agosto del 2020, è passata per Olle la poetessa viandante Lucia Guidorizzi: ha visitato il Museo e ha deciso, come in un felice sortilegio, di celebrare a modo suo la forza di quei silenzi. Così è nata l’antologia poetica Nelle stanze di Alice, Supernova 2021, in cui Lucia ha raccolto le voci di tante donne che scrivono versi.
Scrittrici, amiche raccontano Alice Andriollo
Tante amiche, una cinquantina, un’unica dedica: scrittrici del territorio, oppure più lontane, che hanno scelto ciascuna il proprio punto di osservazione, il proprio focus su questa vicenda esile e forte. Così i pensieri risuonano, al di là del tempo e dello spazio: «Ho sentito Alice come una presenza viva – ha ricordato Lucia nella bella prefazione al volume –e mi sono connessa empaticamente con lei …». Succede quando la poesia è realmente poiein, “fare”: atto che costruisce ponti e relazioni, storia di noi.
Grazie a Francesca Brandes che con la sua squisita sensibilità ha saputo raccontare il silenzio di quelle stanze e la presenza forte e tenace di Alice e di tutte le donne che come lei hanno vissuto in solitudine tra le montagne coltivando le loro conoscenze segrete.