“Scusi per lei cosa è stato Diego Maradona?”. Risposta: “Un demone che ci ha portato in paradiso”. Siamo nella centralissima e frequentatissima Via Toledo a Napoli che da piazza Trieste e Trento conduce alla fermata della metro e a piazza Carità. Le telecamere del Tg Uno intervistano i napoletani in attesa del 60° compleanno del più forte giocatore al mondo. Non si può dire Maradona senza pensare a qualcosa di diabolico e divino. Breve parentesi. Il campionissimo nato sessant’anni fa nel quartiere di Villa Fiorito sta lottando con la vita a causa di un edema ed è ricoverato all’ospedale di Buenos Aires: l’intervento è andato a buon fine, forza Diego riuscirai a vincere anche questa battaglia, ne siamo sicuri!
Maradona. Genio e sregolatezza
Non è facile parlare di Maradona. E poi, di quale Diego vogliamo parlare? Del genio assoluto in campo o dell’uomo dagli eccessi e senza regole? Del “sindacalista” all’interno dello spogliatoio del Calcio Napoli o del contestatore che in più occasioni attaccava i vertici della Fifa, il Pontefice e che nel corso della trasmissione “Che tempo che fa” fece il gesto dell’ombrello ad Equitalia? C’è tanta roba come si suol dire. Ebbene cerchiamo di andare per gradi.
Le idee chiare
Aveva già le idee chiare quel ragazzino pieno di riccioli in testa quando ancora minorenne nel corso di un’intervista (immagini in bianco e nero) ad una televisione argentina disse “il mio sogno è vincere la Coppa del Mondo di calcio con la maglia del mio Paese”. E ci riuscirà. Gianni Di Marzio napoletano ed ex allenatore della squadra partenopea consigliò l’allora presidente Corrado Ferlaino di acquistare quel ragazzo dal talento assoluto. Siamo nel 1978, le frontiere per far tornare gli stranieri in Italia verranno riaperte nel 1980. L’ingegner Ferlaino non se la sentì di investire 300 milioni dell’epoca senza sapere se ci sarebbe stata o no un’apertura ai calciatori oltre confine. E non se ne fece niente. Per il momento.
Maradona e la miseria
Come Mike Tyson al quale “il Ghetto è rimasto dentro” (così scrisse Vittorio Zucconi) a Maradona la periferia è rimasta dentro. Cresciuto nella miseria di Villa Fiorito per lui il pallone rappresentò un salvagente ed un riscatto. Dopo l’avvio nell’amato Boca Juniors, il grande salto a Barcellona per una spesa record di 12 miliardi delle vecchie lire: correva l’anno 1982 ed il presidente blaugrana Nunez non badava a spese visto che nove anni prima aveva portato in Catalogna un altro mostro del calcio, l’olandese Johan Cruijf per due miliardi (altra cifra record).
Niente amore con la Spagna


Ma a Barcellona l’amore mai è sbocciato: Goicoechea nell’autunno del 1983 durante un incontro della Liga gli spezzò brutalmente una gamba. Lo spogliatoio non lo amava. Nel maggio del 1984 durante la finale di Coppa del Rey a Madrid, davanti a Re Juan Carlos, a fine gara Maradona provocato da un calciatore basco perse la testa, ne nacque una rissa furibonda. Il fuoriclasse argentino dalle colonne della Rosea dirà: “Napoli portami via”. E così fu. Corrado Ferlaino nel giugno di quell’anno al costo di 14 miliardi portò all’ombra del Vesuvio El Pibe de Oro. Una città impazzita alla notizia si riversò nel centro e sulle strade del lungomare. Alla presentazione allo stadio San Paolo arrivarono in 70mila e solo per vederlo palleggiare.
Maradona e Napoli


Napoli ha amato Diego, lo ha consacrato. Lo ha perdonato dei ritardi o dei mancati allenamenti. Tra lui e Napoli l’osmosi è stata perfetta. Durante una partecipazione alla popolare trasmissione televisiva Rai “Fantastico” condotta da Beppe Grillo (all’epoca comico e non moralizzatore) il comico genovese disse: “ormai Diego ha messo all’angolo pure San Gennaro. Stavo girando per un vicolo e ho trovato con la faccia scura in volto proprio il Santo patrono che stava palleggiando contro un muro. Mi ha guardato e mi ha detto, mi sto allenando e vedrete che quell’argentino verrà ridimensionato”.
Maradona il genio del calcio
Trasformerà una squadra modesta fino al 1986 in una grande del nostro calcio e tra le più forti del mondo. Vinse due scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Nel 1986, come promesso, poco più di un decennio prima, sarà il protagonista assoluto del secondo trionfo mondiale dell’Argentina. Qualsiasi esperto o critico di allora e di oggi sostiene che senza di lui quella squadra difficilmente sarebbe arrivata ai quarti di finale. Mexico ’86 è anche la “vetrina” per lo slalom tra gli inglesi e per quello che viene definito il “Gol del secolo” e la “Mano de Dios”, alzata come una rivincita dopo la guerra delle Falkland/Malvine: questi fatti lo hanno reso immortale. Un giorno all’ex CT dell’argentina Cesar Menotti chiesero, chi secondo lui sono stati i tre giocatori più forti di sempre. El Flaco rispose: “Maradona, Diego Maradona e Diego Armando Maradona”.
Maradona è Maradona
Dopo il primo scudetto la dedica che fa resta scolpita: “Questo è per l’Italia ricca, per l’Italia che pensa che Napoli sia il Nord Africa”. Si narra che Albertino Bigon, tecnico del secondo scudetto napoletano, 1989-90, arrabbiato dei continui ritardi agli allenamenti e mancate presenze chiamò a rapporto Ciro Ferrara e Antonio Careca dicendo: “Ragazzi sono stanco ora intervengo perché questa situazione deve finire”. La risposta dei due big fu secca: “Mister, se vuole quella è la porta e se ne può andare anche subito”. Si narra che nella stagione del primo scudetto Dieguito regalò i soldi per il biglietto aereo a Lampugnani che da un bel po’ non tornava a vedere i genitori e aveva poco tempo a disposizione…oltre che non molti denari. Un Diego anche in versione sindacalista e che si batteva affinché i premi partita fossero elargiti a tutti gli aggregati alla prima squadra.
Addio Italia
Nel 1991 lascerà la città partenopea anticipatamente trovato positivo all’antidoping. Nel 1994 parteciperà ai mondiali Usa, tra i più brutti della storia. Gli americani fecero di tutto per averlo perché anche 34enne El Pibe garantiva molti sponsor. Ancora positivo all’antidoping sarà espulso dalla Fifa tra mille polemiche e dubbi: vendetta di Blatter? L’interrogativo resta vivo più che mai. Nel 2000 il primo infarto a Punta dell’Este in Uruguay, a 40 anni aveva il cuore di un ottantenne. In una delle tante vite andò a farsi curare a Cuba alla corte di Fidel Castro (operazione di marketing?), quindi il ritiro dorato di Dubai dove era pagato solo per fare da testimonial durante gli eventi sportivi e in uno dei suoi eccessi sparò proiettili ad aria compressa ai giornalisti.


Maradona il ribelle
Mai ha sopportato il potente presidente della Fifa Joseph Blatter che lo definì “uno che non ama il calcio” e nemmeno il suo vice Michel Platini. In più occasioni li attaccò per “essere poco trasparenti”. Quando il dirigente sportivo svizzero e l’asso francese vennero accusati di corruzione e cacciati dalla federazione per avere intascato ingenti somme per concedere al Qatar i Mondiali 2022, Diego indossò una maglietta con le loro facce e la scritta “I due ladri”. Questo è il Diego contestatore, quello contro il Sistema. Buon “cumple” Diego.