Willy Monteiro Duarte, giovane tanto esile quanto coraggioso, è morto violentemente nella periferia italiana. Al momento – nell’attesa del giusto quanto doveroso processo – tutto punta su un pestaggio di una violenza indescrivibile da parte di altri ragazzi, poco più grandi, decisamente più prestanti e allenati.
Maria Paola Gaglione, tanto giovane quanto forte nella propria volontà di vivere le proprie scelte, è morta violentemente nella periferia italiana. Al momento – nell’attesa del giusto quanto doveroso processo – tutto punta su un insensato inseguimento terminato con uno speronamento da parte del fratello.
Willy e Maria Paola

Questo articolo non vuole essere una disamina sui possibili motivi di queste due tragiche morti. Willy era originario di Capo Verde, Maria Paola aveva una relazione con una persona trans. Razzismo e Omotransfobia possono avere avuto un peso nei fatti accaduti? Probabilmente si. Volendo, ma proprio volendo, si potrebbe discutere della questione della cultura fascista rilanciata anche da Chiara Ferragni o del valore educativo degli sport di combattimento. Tutte cose anche giuste, ma non si può sempre parlare di tutto magari per paura che tralasciare uno o più aspetti possa ferire la sensibilità di qualcuno. Per cui guarderemo queste due storie da un punto di vista differente.
Mai piegarsi
Willy e Maria Paola hanno avuto, almeno per un momento della loro vita, una cosa in comune: non si sono piegati. Ed è di questa scelta, perché di scelta si tratta, che vorrei brevemente parlare. Willy, così sembra, voleva fermare un pestaggio per futili motivi da parte di bulli pregiudicati, muscolosi e addestrati al combattimento nei confronti di un suo amico. Maria Paola rivendicava il suo amore e la sua relazione nonostante l’opposizione – che i diretti interessati dicono fosse legata alla persona in sé, non al fatto che fosse trans – della propria famiglia.
La forza di Willy e Maria Paola
Willy e Maria Paola sono stati forti, hanno deciso di non girare la testa, hanno voluto essere attivi nel plasmare il mondo in cui vivono e si sono scontrati contro una violenza che sembra non avere limite. Voglio parlare di questa caratteristica, di questo punto che ha unito le vite e le morti di due persone diverse e lontane, perché è un argomento che riguarda tutti noi. Ci riguarda anche se non siamo vittime di discriminazione, se non siamo “diversi” dalla maggioranza. Ci riguarda specialmente se abbiamo la possibilità di mimetizzarci e non far notare la nostra presenza, anche di fronte a soprusi e angherie, anche quando le richieste di piegarci a volontà esterne sono violente, insensate, ingiuste.
Ribellione al sistema
La fine di Willy e quella di Maria Paola possono avere l’effetto di rinforzare l’idea che per vivere bene e a lungo bisogna essere quieti, non intralciare i prepotenti, piegarsi alle imposizioni di chi vuole decidere il destino degli altri. C’è un unico problema, non secondario: ogni volta che si cede alla tentazione di credere questo, Willy e Maria Paola muoiono di nuovo, e continueranno a morire ogni volta che qualcuno si piegherà ricordando le loro storie e a cosa sono andati incontro. Far diventare la loro morte una ragione perché altri vivano contro ciò in cui loro hanno creduto è inaccettabile.
Willy e Maria Paola vivono ancora

Willy e Maria Paola, invece, possono ancora vivere. Nella misura in cui diventeranno un esempio di come essere forti e coerenti, un modello da imitare, un’ispirazione. Allora il loro ricordo vincerà sulla violenza e sul sopruso. Perché questo avvenga c’è bisogno che se ne parli, che si continui a ricordare le loro scelte, che si dica forte e chiaro che sono loro che hanno vissuto bene, non chi li ha uccisi. Bisogna ricordare che nel mondo ci sono tanti Willy e Maria Paola. Magari postano poche foto su Instagram e non guidano un SUV, ma ci sono, e sono disposti a fare la loro parte per migliorare la società e il mondo.
I veri valori
Questo articolo non è che un mattoncino, una frase all’interno di una grande conversazione che dobbiamo tenere accesa affinché la violenza e l’intolleranza siano sempre più relegate negli angoli remoti della società, perché non il sopruso non venga mitizzato e idolatrato, perché i valori siano il bene comune più tenuto in considerazione. Lo dobbiamo a Willy, lo dobbiamo a Maria Paola, lo dobbiamo a noi stessi e alle generazioni future.